di Evro Carosi
Lui la sognava la notte e l’amava di giorno, ma non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla. Qualche volta la salutava, ricambiato, ma niente di più. Lei era Marina, una sua compagna di classe al liceo e lui, Aldo, ne era innamoratissimo. Frequentavano una scuola di provincia, in una di quelle cittadine dove non succede mai nulla. Al mattino le lezioni, dopo pranzo lo studio e niente soldi per fuggire lontano. Il povero studente, impreparato a sopportare tanto turbamento, sarebbe fuggito volentieri da quell’amore mai dichiarato che ogni giorno metteva a dura prova la sua voglia di essere un ragazzo per bene.
Non bastarono gli anni passati nella stessa classe a liberare Aldo da quella prigione, la paura di dover incassare un sicuro rifiuto impediva al ragazzo anche solo di avvicinarsi a Marina; la speranza era diventata per lui una ragione di vita e non voleva perderla.
Con passo sicuro e anche troppo ancheggiante per il giovane cuore di Aldo, Marina percorreva i corridoi della scuola con il fare di chi dalla vita non può chiedere di più. La più bella del liceo stava con Gianpiero, un bel ragazzo di tre anni più grande di lei e questo, davanti alle compagne, le conferiva la stessa dignità di un grande ufficiale dell’esercito.
Così, tra palpitazioni e mal di testa, arrivò anche l’ultimo anno del liceo.
In primavera, gli alunni sarebbero andati in gita a Roma accompagnati da due professori. Aldo, che temeva dopo la maturità di non rivedere più Marina, aveva deciso di sfruttare l’occasione per uscire allo scoperto. Mancava poco alla fine della scuola, in fondo, se lei l’avesse rifiutato, per il timido studente si sarebbe trattato di dover vivere nella vergogna solo per qualche giorno.
Aldo era un bel ragazzo ma nel fisico, così come nelle abitudini, era rimasto un po’ bambino. Questo non piaceva alle ragazze della sua età che, chissà perché, amano vantarsi di avere “uomini veri” accanto al loro e disdegnano la compagnia dei ragazzini.
Davanti allo specchio Aldo aveva provato la parte per ore e, abbigliandosi come poteva, aveva simulato diversi approcci utilizzando tutte le tecniche di corteggiamento apprese al cinema. Povero in canna, aveva anche fatto il giro tra i parenti e gli amici chiedendo prestiti; soldi che chissà quando sarebbe stato in grado di restituire. Insomma: era pronto!
Roma sarà anche la città più bella del mondo, ma, alle volte, piove anche lì. E così mentre la scolaresca passeggiava davanti a uno dei tanti monumenti che i giovani, presi come sono da pensieri più urgenti, fingono solo di contemplare, gli dei regalarono a Aldo un acquazzone tanto forte quanto improvviso. Il ragazzo aprì l’ombrello e lo mise sopra il capo di Marina molto prima che una sola goccia potesse bagnarle i capelli. “Grazie! Ma hai portato anche l’ombrello? Che bravo!”. Quelle quattro parole di circostanza bastarono a far rimbalzare il cuore di Aldo dal petto alla gola per più di mille volte: “Figurati è che mi è rimasto per caso nello zaino”. Rispose Aldo fingendosi lui stesso sorpreso.
I due continuarono a camminare vicini, lei ben protetta dalla pioggia e lui che, completamente bagnato e con la mano tremante, lottava contro il dubbio che l’ombrello non fosse posizionato in modo impeccabile.
Il temporale aveva disperso il gruppo di studenti e i due giovani si ritrovarono soli dentro a un bar. La ragazza cominciò a parlare mentre Aldo guardava incantato quelle labbra che non aveva mai visto così da vicino. Il discorso, chissà perché, scivolò poi su qualcosa di più personale, fino a che Aldo, dopo aver perso la concentrazione perse anche l’equilibrio e fu costretto a tuffarsi: “Come sei bella!”. Marina rispose con il solito “grazie”, non riuscendo però a contenere un po’ di emozione. Aldo prese allora coraggio e guidò la conversazione su episodi spassosi della sua vita di studente. Marina appariva molto divertita e serena. Finì purtroppo anche il temporale e i due nuovi amici raggiunsero il resto della classe in albergo.
Inutile dire che la notte di Aldo fu molto tormentata, l’ansia di rivedere Marina gli impediva di prender sonno.
Il mattino seguente il ragazzo scese nella sala delle colazioni molto presto, non conosceva le abitudini di Marina e pensò fosse meglio aspettare piuttosto che perdere l’occasione di incontrarla. La ragazza arrivò un’oretta più tardi e, come in un film, prese posto proprio davanti a lui salutandolo con un dolce sorriso. Da quel giorno i due studenti divennero inseparabili per tutto il periodo della gita.
L’ultima sera si tenne una piccola festa d’addio. Sul tardi Aldo, reso euforico da qualche bicchiere di vinello in più, si avvicinò a Marina e, con lo stile del play boy consumato, tentò di baciarla. La ragazza rifiutò senza convinzione e si mise a camminare all’indietro guardandolo fisso negli occhi, senza riuscire a trattenere il sorriso. Camminando sulle punte dei piedi Marina uscì dalla sala e si appoggiò al muro per poi fingere di abbassare la maglietta e mostrare il seno a un Aldo ormai stordito. Lui cercò di tirarla a se tenendola per i fianchi, mentre Marina con le mani sulle guance del ragazzo giocava a respingerlo. Quando le gambe di Aldo non lo reggevano quasi più, lei prese a mordicchiargli le guance e poi le labbra. Ancora qualche moina e poi si sarebbero baciati per tutta la sera come due innamorati, ma senza andare oltre.
La settimana successiva a scuola Marina salutò Aldo come si saluta un semplice conoscente. Non si aspettava certo che lei mollasse il suo uomo per lui, ma in cuor suo lo sperava molto. L’atteggiamento di Marina non lasciava spazio a dubbi e cosi Aldo si trovò a dover sopportare una delusione ben più forte del semplice rifiuto. Il dolore lo trascinò nei pensieri più bui: «Forse non so baciare bene… Forse mi vede come uno sfigato… Forse ho sognato tutto».
Dopo la maturità ognuno prese strade diverse e Aldo, che non rivide mai più Marina, con il tempo imparò a sopravvivere anche senza la sua unica illusione. La vita si mise a correre per tutti e due: matrimonio, figli e preoccupazioni presero in fretta il posto dei sogni.
Al liceo la classe dei due ragazzi era composta per la maggior parte da giovani allineati e rispettosi delle tradizioni, così, quando erano ormai tutti trentenni, arrivò anche il giorno della cena tra vecchi compagni di scuola. Aldo era sposato, innamorato e felice, mentre la vita sentimentale di Marina zoppicava da tempo. L’agitazione però picchiò sulle tempie di tutti e due con la stessa forza risvegliando dal letargo i loro cuori. Aldo cercò in pochi giorni di rimuovere almeno un po’ di pancetta e Marina, volendo apparire splendente come un tempo, per giorni studiò pettinatura, abbigliamento e trucco.
Al ristorante Aldo si trovò Marina seduta accanto. A tutti sembrò che tra i due ci fosse una straordinaria confidenza: lei era molto più che vicina a lui e non perdeva occasione per accarezzargli le mani o per appoggiargli la testa sulle spalle. Aldo non si meravigliò del comportamento di Marina, in fondo quella sera a Roma si erano baciati con desiderio… E ora quell’insolita presenza rendeva tremendamente frizzante la serata. Decise allora di giocare anche lui, come se la realtà non esistesse.
Usciti dal locale, gli attimi dedicati alle rituali promesse di nuovi raduni parvero durare un’eternità all’impaziente Marina che ormai teneva Aldo per mano. Quando finalmente tutti se ne andarono e rimasero soli, la ragazza chiese di essere riaccompagnata a casa. In macchina regnò il silenzio per qualche attimo finché Aldo accese la radio. Anche l’intermezzo musicale durò poco, Aldo spense quasi subito la radio e: «Ma vuoi veramente andare a casa?». Marina provò un enorme sollievo nel sentir svanire l’ansia dell’attesa, guardò Aldo con quegli occhi che si dimostrarono ancora in grado di farlo sublimare e sospirando gli rispose: «No, non voglio andare a casa». Un sorriso di complicità apparve sul quel viso, bello, straordinariamente bello, come allora, più di allora. Era già molto tardi, Marina e Aldo passeggiarono un po’ per la città e poi si fermarono sotto casa di lei. Marina non era certo il tipo da accettare di far l’amore in macchina e così si diedero appuntamento al giorno dopo: Aldo si sarebbe fatto prestare l’appartamento da un collega. Il punto di incontro fissato era in un ristorante del centro, uno di quei locali che Aldo da studente poteva guardare solo dall’esterno; si sarebbero trovati lì per mezzogiorno per pranzare prima insieme.
Quella serata romana aveva lasciato un dolce ricordo nel cuore di Marina. Fu solo la sua stupida voglia di apparire che la portò a restare con un ragazzo più grande di lei e a fingere indifferenza nei confronti di Aldo.
Splendida come sempre Marina si presentò al ristorante ma Aldo non c’era e non sarebbe arrivato, né quel giorno, né mai. Al suo posto un mazzo di fiori, niente di più.
Tante cose avevano indurito il cuore di Aldo, tra queste anche l’illusione di avere un giorno l’amore di Marina. Quel cuore che non era più lo stesso, rivedendola, si accorse di amarla ancora e non volle farle del male. Marina lo comprese e da quel giorno fu lei a sognare di avere un amore, grande come quello che Aldo per molto tempo le aveva regalato.