di Giacomo Mayer
Il successo sul Pescara ha portato l’Atalanta a due punti dall’Europa. Mai così vicina alla dimensione internazionale. Certo, di questi tempi, il Vecchio Continente, sotto l’aspetto politico e sociale, non è di moda causa burocrati ottusi e populisti ignoranti, ma per quanto riguarda il gioco del calcio l’appeal è sempre alto anche se per i club di media grandezza i rischi di sbreghi finanziari esiziali sono all’ordine del giorno. Comunque, se sarà, ne parleremo a tempo debito. Intanto la sfida di domenica a mezzogiorno e mezza è invitante e stimolante. L’Atalanta affronta il Genoa che ha un punto in meno in classifica e un recupero (con la Fiorentina) da giocare. Se i nerazzurri hanno collezionato quattro successi consecutivi, infliggendo sconfitte a grani e piccole, senza dimenticare il pari di Firenze, il Genoa non è da meno e, soprattutto, arriva dall’esaltante 3-0 sul Milan. E’ anche un confronto abbastanza anomalo: sulle rispettive panchine siedono il maestro e il discepolo e mai come stavolta non è un giro di parole e di impressioni. Giampiero Gasperini ha “allevato” lo spalatino Ivan Juric insegnandogli il mestiere di allenatore. Lo ha avuto prima come giocatore a Crotone poi come vice in tutte le sue peregrinazioni (Genoa, Inter e Palermo). Poi, nella scorsa stagione, ha fatto tutto da solo e ha realizzato il miracolo calcistico di portare il Crotone in Serie A. Al termine del campionato Preziosi ha dato il benservito al Gasp e ha assunto l’allenatore croato. Finora con risultati più che lusinghieri. Il confronto tattico, quindi, tra Atalanta e Genoa è intrigante perché le due squadre giocano a memoria il 4-3-3. Stessa intensità, stessa forza e stessa aggressività. Leggendo i numeri della classifica i rossoblu sono più solidi in difesa: 7 gol subiti contro i 13 dei nostri difensori mentre i nerazzurri hanno realizzato 13 gol contro i 12 dei genoani. Ecco, il Genoa sta meglio al centro dell’attacco con il livornese Leonardo Pavoletti, oggetto del desiderio di molti club anche d’alto livello con Simeone e Pandev come rincalzi mentre l’Atalanta ha a disposizione l’apprendista Petagna, il volubile Pinilla, il disarmante Paloschi e, per adesso, l’oggetto misterioso Pesic. Se da una parte c’è Pavoletti, dall’altra ecco Gomez che, però, non è una punta centrale e non è da primi posti della classifica marcatori. Fino ad oggi, nove partite, un gol, seppur splendido, col Crotone. Per farci sognare, infatti, mancano i suoi gol che non sono mai molti ma sempre di rara fattura. Un tocco da poeta del gol per spalancarci i cancelli del cielo d’Europa.