di Giacomo Mayer
Bergamo – Da un vecchio adagio contadino: tanto tuonò che piovve. Tre mesi a discettare su moduli, schemi, schieramenti: 4-3-3, 3-5-2, 5-3-2 e via discorrendo. Per ora numeri da ecatombe. Poi all’Atalanta seguendo gli insegnamenti prima di Seneca e poi di Tertuliano: “errare humanum est” quindi i consigli di San Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa, “perseverare diabolicum”, hanno deciso di tornare al vecchio ma, a quanto pare sicuro, 4-4-2 (o 4-4-1-1). Almeno così sembra perché Zingonia è superblindata. Come assistere ad un action movie hollywoodiano: Casa Bianca sotto assedio.
Settimane inutili e forse dannose e un primo bilancio da brividi: quattro sconfitte e una vittoria, tre punti, sei gol realizzati e dieci subiti. Insomma quanta confusione sotto il cielo nerazzurro. A questo punto la domanda è inevitabile: è mai possibile collezionare tanti errori e altrettanta superficialità in così poco tempo da parte di dirigenti, tecnici e giocatori professionisti? Non è la prima volta che succede ma non si può tornare all’infausta stagione del 2009-10 quando società e staff tecnico davano l’impressione, poi confermata, di essere precari e insicuri. Oggi l’Atalanta ha dirigenti capaci ed esperti, staff tecnico che ha sempre dato garanzie e solidità di gioco e una rosa da salvezza sicura. Invece la situazione si è, speriamo momentaneamente, rovesciata: dirigenti che ogni tanto sbandano durante la campagna dei trasferimenti, un allenatore che sembra in stato confusionale, e un gruppo di giocatori scaduto a di evidente mediocrità.
Prima della sosta, quando si potrà stilare un primo bilancio, l’Atalanta ha disposizione due partite per rimettersi in carreggiata: oggi con l’Udinese e sabato a Verona col Chievo. Due match non impossibili. E allora al primo tirar delle somme si saprà se la squadra nerazzurra dovrà viaggiare su una strada perennemente impervia e piena di ostacoli o potrà imboccare l’autostrada di una salvezza sicura. Gli enigmi da sciogliere non mancano, dunque. Se si torna al 4-4-2 (o al 4-4-1-1) ci sono indicazioni positive e una certa dose di affidabilità perché i nerazzurri lo praticano da parecchie stagioni e nella recentissima storia atalantina (prima Delneri e poi Colantuono) ha dato frutti e, soprattutto, punti preziosissimi anche se oggi, considerando la rosa atalantina, c’è qualche punto debole come l’assenza di esterni di qualità sia in difesa che in attacco. I terzini sono rappresentati dagli ultratrentenni Del Grosso, Raimondi, Bellini e Scaloni, dall’incerto Brivio e dall’oggetto misterioso Nica. Certo c’è Bonaventura ma non ci sono più i vari Padoin, Ferreira Pinto, Langella e Schelotto. Decisamente più ricca la presenza di attaccanti da affiancare a Denis come Livaja, Marilungo, Moralez, De Luca e, perché no, Brienza. Tocchi e ritocchi, toppe e rammendi per un’Atalanta ancora alla ricerca di un’identità dopo quasi tre mesi dall’inizio del ritiro.
Oggi al Comunale si presenta l’Udinese che ha sempre un avvio lento ed incerto prima di mettersi a correre. Martedì sera ha sconfitto con un po’ di fatica il Genoa ma è già a ridosso dalle zone alte della classifica.

Così in campo, ore 15
Atalanta (4-4-1-1):  Consigli; Bellini, Stendardo, Lucchini, Del Grosso; Brienza, Cigarini, Carmona, Bonaventura; Moralez, Denis. All.: Colantuono. A disposizione: Sportiello, Polito, Canini, Brivio, Nica, Baselli, De Luca, Raimondi, Marilungo, Livaja.
Udinese (3-4-2-1):  Kelava; Hertaux, Danilo, Naldo; Basta, Badu, Allan, Lazzari; Maicosuel, Pereyra; Di Natale. All.: Guidolin. A disposizione: Benussi, Berra, Fernandes, Bubnjic, G. Silva, Zielinski, Widmer, Jadson, Lopez, Ranegie.
Arbitro: Giacomelli di Trieste