di Giacomo Mayer
Rassegniamoci. Per l’Atalanta il girone di ritorno sarà come quello dell’andata: tante sofferenze e poche gioie con la ferma speranza che il 31 maggio si festeggi la permanenza in serie A. Perché sarà un tiramolla fino alla fine. Il successo di San Siro aveva illuso tutti anche perché col Genoa, squadra decisamente più forte dei rossoneri, la prestazione  era stata più che lusinghiera.  Certo col Chievo in casa non era stata una “partita perfetta” ma ci si immaginava un altro approccio con un Verona tremebondo, insicuro e con tanti gol sulla schiena. Invece solo il controllo della partita senza subire ma soprattutto senza offendere. Mandorlini ha capito che l’Atalanta si sarebbe accontentata del pari e, allora, secondo tempo con l’acceleratore: gol di Saviola e per i nerazzurri addio ai sogni di gloria. In trasferta quando è andata in svantaggio (Sampdoria, Udinese, Lazio e Verona)  la formazione nerazzurra non è mai più riuscita a ribaltare il risultato. Timida, incerta e, a tratti, rassegnata.  E adesso?  Domenica arriva il Cagliari e bisogna vincere. Fosse facile. Poi il calendario propone con una sequenza impressionate  Fiorentina, Inter, Juventus e Sampdoria.  Intanto a Verona si è capito che due centravanti, peraltro poco incisivi e spesso avulsi dal gioco, sono un lusso, del resto  Denis ha confermato, un’altra volta ancora, il suo stato di crisi. Quindi urge l’ennesimo cambiamento con qualche modifica allo schieramento offensivo per permettere a Maxi Moralez, il più in forma di tutti, di non giocare da solo. E’ l’unico che cerca di inventare qualcosa sia in mezzo al campo che in attacco.  E non finisce qui perché un Cigarini così a cosa serve?  Per tutta la settimana ha avuto problemi ad un ginocchio e allora non era il caso di schierarlo considerando che in panchina c’è Baselli? Mistero.  Insomma tante troppo incongruenze che stanno affliggendo l’Atalanta da inizio stagione.