Continua a suscitare un ampio dibattito la lettera dell’ex presidente bergamasco che ha svelato (o meglio, messo per iscritto) i mali che attanagliano il nostro calcio dilettantistico. Oggi riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giorgio Gasparotto, vicentino, ex dirigente di società dilettantistiche maschili e femminili. A giugno ha lasciato decadere il proprio tesseramento

“Ho letto con interesse sia la lettera, sia i commenti. Pensando di poter dare il mio contributo alla discussione, copio-incollo di seguito la missiva che ho inviato qualche settimana fa alla stampa locale della mia area di “pertinenza” (Vicenza) sull’argomento, missiva che è stata pubblicata e commentata non senza “rumore”…

IL CALCIO NON E’ MALATO
Non mi piace più il ritornello “il calcio è malato”, che ormai da anni viene ripetuto da addetti ai lavori e non. Perché il calcio non è affatto malato: è proprio così. Ed è facile capirlo.
Un personaggio di indubbio spessore come Renzo Rosso (noto imprenditore nel campo della moda nonché presidente della Virtus Bassano NDR), che nel calcio (e sul nostro territorio) ha investito per anni milioni di Euro e che di certo stupido o incapace non è, sceglie di rendere pubblico il suo critico pensiero sul calcio. E la Federazione che fa? Invece di interrogarsi, di porsi qualche domanda, di chiedersi come mai una persona che al calcio ha dato più di tanti, tantissimi altri, esprima giudizi così taglienti e secchi… non fa nient’altro che trasmettere gli articoli di stampa alla Procura Federale, alla ricerca di possibili o probabili illeciti da sanzionare! Se si volesse fare una metafora, nemmeno quella dello struzzo con la testa sotto la sabbia sarebbe sufficiente: perché, qui, lo struzzo, oltre che con le chiappe al vento, è anche sordo e cieco. E non vuole ostinatamente sapere alcunché.

Allora non c’è più da scandalizzarsi, o da stracciarsi le vesti, se i “calciofili” e i “burocrati del pallone” fanno come chi “non si cura, ma guarda e passa” quando:
-ci sono presidenti di società che paiono (da anni) semplici prestanome di altri;
-ci sono società che, di regola, promettono rimborsi e poi non li pagano;
-ci sono società che formalmente fingono di cedere un giocatore ed invece, imbrogliando le regole federali, lo prestano;
-che ci sono società che fanno sottoscrivere vincoli pluriennali e poi ricattano i giocatori fino ai 25 anni, incassando migliaia di Euro ogni stagione per “permettere” loro di giocare;
-che ci sono società che compravendono le partite, che sbagliano a fare le sostituzioni per consentire la vittoria dell’avversario, che concordano salomonici e pacifici pareggi a danno di altri;
-che ci sono pompose regole completamente finte, che tutti dichiarano con enfasi di condividere e poi pochissimi applicano: la lotta e la condanna VERA al razzismo, l’educazione al VERO fair play, l’intolleranza VERA alla bestemmia;
-che ci sono presidenti e dirigenti “ladri di polli” che inseguono premi di preparazione per ragazzini e giovani che hanno solo intravisto, che hanno completamente ignorato o abbandonato, o che hanno avuto completamente gratis, solo per fame di soldi e senza alcun senso di correttezza, sportività, lealtà o riconoscenza;
-che ci sono società che hanno inviato in Federazione tre/quattro esposti su evidenti illeciti di pagamenti di tesseramenti di calciatori e che per altrettante tre/quattro volte la Procura abbia regolarmente protocollato e poi regolarmente smarrito gli stessi esposti, richiedendo ogni volta un nuovo invio (fino a che chiunque, per esaurimento, si stanca e lascia perdere).

Ecco perché non sta più in piedi la filastrocca de “il calcio è malato”. Non c’è alcuna malattia, nel calcio. E’ il calcio ad essere questo, nient’altro che questo. E se nemmeno Renzo Rosso è riuscito a farsi ascoltare dallo “struzzo con le chiappe al vento”, non saprei proprio chi potrebbe farcela.

Le cose belle del calcio sono il pallone, il prato e la voglia di vincere la partita, con merito e sul campo, sudando e sacrificandosi con dieci amici, rispettando gli altri undici amici che giocano dall’altra parte con lo stesso spirito. Ma questo lo struzzo l’ha sicuramente dimenticato.
Giorgio Gasparotto
Ex dirigente di società dilettantistiche maschili e femminili in provincia di Vicenza