Un portiere, che in teoria (ma c’è la smentita) avrebbe dovuto sostituire la plusvalenza rinviata sine die Marco Sportiello, e una punta di peso, mobile e duttile sulla carta ma di fatto quarto centravanti dell’Atalanta dietro Paloschi, Pinilla e Petagna. Due prestiti pescati all’ultimo tuffo del calciomercato, a fine agosto, e offerti ai taccuini spianati a metà settembre: «Etrit Berisha lo conosco da qualche anno, alla Lazio ha avuto uno spazio più o meno importante anche nelle coppe – premette il responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori -. Abbiamo pensato a lui perché nella storia recente dell’Atalanta ci sono sempre stati tre portieri di grande livello e d’esperienza. La concorrenza stimolerà Sportiello: non abbiamo mai voluto sostituirlo, se la Fiorentina l’avesse preso avremmo avuto pronto un altro nome. Aleksandar Pesic è giovane, un attaccante di movimento soprattutto centrale che ha avuto stagioni buone e meno buone. È simile a un Thereau, forse meno tecnico. Questa è l’occasione per valutarlo e, per lui, del salto di qualità. Una trattativa aperta e chiusa negli ultimi due giorni utili».
Non è spaventato dal posto blindatissimo di Sportiello il portierone di Pristina (10 marzo 1989), reduce dai primi storici Europei sotto la bandiera dell’Aquila schipetara, cresciuto nel patrio Kosovo nel 2 Korriku e in Svezia nel Kalmar (105 presenze, 107 reti subite), con cui ha vinto un titolo nazionale 2008 e una supercoppa di lega l’anno successivo. Ha lasciato temporaneamente l’Aquila biancoceleste  (60 e – 65 dall’estate 2013) senza remore: «Mi sono confrontato con Sartori, con Gasperini e coi giocatori e ho tratto la conclusione che scegliere questa destinazione sarebbe stata la strada giusta – dichiara il numero 1, di ruolo e di maglia, 40 partite con 30 gol al passivo nella nazionale albanese -. Le gerarchie e la concorrenza sono chiare, davanti c’è Marco. Poi sarà il campo a decidere: alla Lazio aspettavo sempre il mio momento ma non ho mai potuto giocare con continuità. A Roma c’è più pressione, qui mi sono trovato bene da subito. Ritrovo Konko, lui e il mio compagno di nazionale Berat Djimsiti (finito in prestito all’Avellino) mi hanno parlato bene della mia nuova destinazione».
Il lungagnone, 24 anni lo scorso 21 maggio, serbo di Nis come Dragan Stojkovic, dopo il vivaio nel Radnicki, dal 2008 fino al mese scorso, ha fatto il giramondo tra Ofi Creta (2 match e 1 gol), Sheriff Tiraspol (72 e 26, due campionati e una supercoppa di Moldavia tra 2012 e 2013), Jagodina (27 e 17) e Tolosa (65 e 8), dov’è quasi caduto in disgrazia a seguito dell’avvicendamento in panchina tra Dominique Arribagé e Pascal Dupraz il 2 marzo scorso. A Bergamo la chance del riscatto: «Ho cominciato a prendere lezioni di italiano, è simile al francese e credo che lo imparerò presto. Ho dovuto superare un piccolo problema al piede, ho già iniziato a lavorare col gruppo – spiega Pesic, 9 allacciate di scarpe e 3 palloni in porta nella Under 21 della Serbia, tra cui una doppietta nel 3-2 dell’Italia a Pescara il 5 settembre 2014 con il doppiettista Belotti e Berardi a ribaltare lo score -. In Italia il calcio è molto più tattico, l’ho sempre seguito, a differenza della Francia dove è più aperto. Un giocatore che mi è sempre piaciuto è Ibrahimovic. Ho davanti attaccanti molto forti, tra cui Paloschi e Pinilla, e so che l’allenatore schiera una sola punta ma sono pronto a giocare anche a due o altrove. La scelta del numero 9? Era libero. Era di Inzaghi? Spero di fare bene come lui».
Effe

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