Un intreccio di storie sportive, permeate nella stessa frenetica passione, diventa il racconto della vita di Erico Rota, atalantino d’adozione nonché punto di riferimento indiscusso per il pallone vissuto in Città. Responsabile della sezione calcio nella Polisportiva Monterosso, dopo tanti anni di gavetta vissuti nei più disparati ruoli, Rota acquisisce una bella fetta di notorietà accompagnando, sul terreno di gioco, le gesta dell’Atalanta Club Pisani, del quale oggi è anche consigliere. Pur non dotato di quei trascorsi e di quella carriera che, al contrario, possono vantare le ex stelle atalantine convenute nel progetto Atalanta Club Pisani, Rota ha vissuto in prima persona l’ascesa e la consistenza di una creatura nata, ormai vent’anni fa, con l’intento di ricordare Chicco Pisani e Alessandra Midali, morti tragicamente nel febbraio del ’97, a seguito di un incidente stradale. Il lutto e il dramma, occorsi a due famiglie, oltre che all’Atalanta e al calcio italiano, diventano la molla più utile a credere in un mondo migliore, attraverso le armi della solidarietà e della condivisione; tratti molto apprezzati nelle figure di Federico Pisani, giovane promessa nerazzurra, e della sua fidanzata Alessandra. Proprio dal papà di Alessandra, Chicco Midali, e dal compianto Vittorio Rota, nasce l’idea di formare una squadra di calcio composta da ex professionisti, ma non solo, partecipando alle più svariate manifestazioni a sfondo benefico, sparse in Italia, mantenendo vivo negli anni il ricordo dei due giovani. In questi vent’anni l’Atalanta Club Pisani partecipa a Telethon, alle raccolte-fondi per la Croce Bianca e Rossa e, in tempi recenti, alle iniziative dedicate alle popolazioni del Centro Italia colpite dal sisma del 2016. E tanto altro ancora. Il tutto, promuovendo uno sport che, lontano anni luce dall’accezione più agonistica, chiama in causa Over 40 e Over 50, a testimonianza del fatto che, sotto lo stesso tetto della solidarietà, possono trovare casa davvero tutti.

“Forse una volta c’era più blasone – spiega Rota – nel senso che fino a qualche anno fa potevi avere la fortuna di giocare al fianco di Magrin, Nielsen, Sgrò e Mastropasqua, mentre ora trovi tanta gente che, come me, ha calcato la scena della Terza categoria. Eppure ci sentiamo fortunati, e anche un po’ orgogliosi, nel poter correre e giocare a calcio a cinquant’anni suonati. Non è una cosa da tutti e, tutto sommato, dovremmo sempre tenerlo ben presente, quando una sconfitta o il fallo di un avversario ci lascia del veleno nel sangue”. Rota, infatti, non accontentandosi dei saltuari impegni garantiti dall’Atalanta Club Pisani – “Siamo partiti con due-tre tornei all’anno, in questo 2017 sono diventati undici” – milita anche con i suoi Amatori Monterosso nelle competizioni in orbita Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti, n.d.r.) dedicate al mondo degli Over 40, nell’ambito della variegata attività contemplata una Polisportiva dai 260 tesserati.

“Gli Amatori – chiosa Rota – stazionano all’estremo opposto di un lavoro che fa dell’attenzione riposta a tutte le fasce d’età la propria peculiarità. Abbiamo un contingente fatto di quindici squadre tra femminile e maschile, che si apre con la scuola-calcio e le tre formazioni di Pulcini, chiudendosi con gli Over 40. Nel mezzo, un settore giovanile strutturato; una squadra impegnata in Terza categoria che prova a regalarsi il fatidico salto, oltre a due compagini impegnati nel calcio a 7 e un’altra ancora nel calcio a 5. Ma non è tutto, perché ci sono anche le donne. Dietro le ragazze della Serie D, c’è il manipolo di valorose Esordienti, annate 2003-2004, le quali, caso più unico che raro, partecipano, pur senza fare classifica, a un campionato interamente al maschile, e la compagine femminile del calcio a 7. Il mondo al femminile rappresenta una parte tangibile nel nostro modo di intendere il calcio, tanto che abbiamo fatto partire un corso di avviamento dedicato a tutte le donne, dalle bambine più piccole alle ragazze e alle signore che necessitano di una valvola di sfogo. L’impegno, insomma, non manca, ma devo dire che nei quindici anni vissuti fin qui da responsabile del settore-calcio le soddisfazioni sono state davvero numerose. L’affollamento è oggettivo, ma quando puoi contare sullo spirito di collaborazione e sul senso di attaccamento che determinate figure possono vantare, pensi al presidente della Polisportiva, Giovanni Molica, ma anche ai responsabili Roberto Carissimi e Vittorio Ravazzini, ti senti davvero orgoglioso di quello che fai e ti convinci a fare sempre più e sempre meglio. Nessuno mantiene la pretesa di fare il professionista, ma fai giocare tutti e lo fai con le dinamiche che competono al gruppo e nel rispetto dei ruoli e delle persone. L’aspetto del gruppo si mantiene basilare e valido per tutto le fasce d’età: senza di quello i risultati non arrivano, tantomeno le soddisfazioni”.

Nikolas Semperboni