di Marco Bonfanti
Chi, come me e Beppe, al mio fianco come sempre, ha la giusta età che avanza e una valigia di ricordi, di certo si rammenta di un grande, e passato, eroe dei film western che di nome faceva Gary Cooper.  A questo pieno e  duellante ricordo ci siamo ispirati ieri, leggendo le formazioni di Aurora  Seriate- Lecco, proponendoci di tenere d’occhio il Cooper del Seriate, onde trasferirlo, se il nome fosse stato pari alle qualità, nei nostri figuroni.  Ma il nome pari alle qualità non lo era.  Ora c’è innanzitutto da dire che ieri, pur essendo al sorgere di una nuova primavera, siamo invece incappati in una giornata  fuligginosa che sembrava più di metà novembre che d’altro. E che le squadre, entrambe, si sono ripiegate a questo clima freddo e grigio, inscenando una partita grigia, macchinosa e con rarissimi sprazzi di bel gioco.  Quindi, ricordando il più famoso film del Cooper Gary dei tempi andati, niente ”mezzogiorno di fuoco” in campo, quanto piuttosto un pomeriggio di brace, tra sbadigli e continue attese inevase.

Il nostro Cooper, quello attuale, era in campo con la decisa volontà di fare bene. La sua voglia di lasciare il segno, unita alla giovane età di questo centravanti di colore, sono state le doti che abbiamo, nel corso della partita, maggiormente apprezzato. Anche, oltre al già detto, un fisico di ottima stazza, agile e flessuoso, deciso, ma anche leggero nei movimenti calcistici.  E fin qui diciamo del bene. Del male, se così si può dire, dobbiamo invece sottolineare una capacità tecnica ancora immatura, da sviluppare o perlomeno affinare quindi, specie nello stop a seguire, in cui la palla segue talmente tanto che si perde via e lontano dalle agili gambe del calciatore. Nel primo tempo Cooper si è visto poco, ma io, mentre vedevo la partita, mi dicevo che bastava che segnasse un golettino, il nostro Cooper, e poi lo avrei esaltato come il centroavanti vero, quello che tocca poche palle, ma tra quelle poche indovina la zampata decisiva. Che però non c’è stata.
Nella ripresa Cooper ha avuto tra i piedi un paio di nitide occasioni, ma anziché cantare a gola spiegata, ha soltanto balbettato un solfeggio in sordina.  Che fuor di metafora, significa che ha cileccato la palla, perdendosi in un approccio piuttosto indeciso, malfermo e inefficace. Come detto, questo Cooper ha dalla sua l’età, se la volontà vista ieri lo regge  c’ è da credere che si faccia  e o  possa diventare un avanti decisivo per la propria squadra.  Ieri, ad un certo punto, e toccato piuttosto duro da un avversario, il nostro Cooper è rimasto, dolorante,  a terra e non si rialzava.  Allora qualcuno dal pubblico gli ha urlato: “Cooper, sei un attore!”   e quella che voleva essere un’offesa, ai nostri occhi invece è stato un complimento, sempre rammentando quell’altro Cooper del Far West nostro giovanile. Ecco per ora questo Cooper del Seriate cavalca anche bene, sfida con coraggio l’avversario, ma ha ancora dei problemi a sfoderare con prontezza la sua fumante pistola.

Meglio di lui, pur della stessa età, ci è parso invece il numero undici Baldrighi, che magari avrebbe ben figurato, se avesse ricevuto, lì sulla sua fascia un qualche pallone in più. Come ci è già capitato di vedere in altre situazioni segnalate, egli se ne stava quasi ai bordi del campo in solitaria compagnia, ma era a sinistra mentre i compagni tutti insistevano a far gioco quasi esclusivamente sulla destra. Quando ha ricevuto, o ha guadagnato, qualche pallone, ha comunque dimostrato che alla sfera sa dare del tu, e la sa muovere con la giusta confidenza e precisione.  E così  ecco che ne abbiamo già citati due su undici.  Ieri, già in partenza, ci mancava l’ammirato Mattia Nardi del precedente figurone, il soldatino ligio agli ordini ricevuti e dispensatore di messaggi calcistici calcolati e precisi.  Ci hanno detto che un infortunio l’ha tenuto fuori dalla contesa.

Allora abbiamo deciso che l’immatura età era sicuramente bella, ma non pagava. Così, gira che ti rigira, siamo arrivati al nostro figurone, il giocatore non di primo pelo Simone Vitali, che aveva sulle spalle il numero dieci. Per inquadrare la sua prova va fatta una piccola premessa su come ieri si è  mossa nella sua interezza la squadra di Seriate. L’Aurora è apparsa una compagine attrezzata, dotata di un gioco geometricamente ordinato, sebbene poco efficace sotto porta. La partita poi  si è trascinata verso un inevitabile zero a zero, risultato capovolto sul finire da un rigore trasformato dal Lecco.

L’Aurora sembrava piuttosto paga di questo risultato di parità, anche per una sua tranquilla posizione in classifica, che la mette al riparo da brutte sorprese.  Ecco in questo clima un po’ sonnacchioso, Simone Vitali ci è parso quello più brioso, dotato di un bel dribbling, che ha cercato di usare, saltando in slalom qualche avversario. Poi è stato fermato, anche perché di ardore agonistico, come detto, ve ne era solo qualche sotterranea traccia. Insomma, volare si volava poco, a parte gli aerei che rombavano da vicino aeroporto. Del resto, se a quasi primavera, incappi in una giornata di pieno autunno, il clima, anche calcistico, ne risente, eccome.