di Matteo Bonfanti
E’ impressionante quanto un allenatore possa far lievitare il valore di un’intera rosa o possa svalutarla fino all’eccesso. In questo senso gli esempi sono lì da vedere, sulle copertine dei giornali sportivi di questa settimana. Uno è Gian Piero Gasperini, da questa stagione sulla panchina dell’Atalanta, l’altro è Frank de Boer, da ieri disoccupato dopo ottantaquattro tragicomici e costosissimi giorni all’Inter.
Occupiamoci del nostro tecnico. A inizio stagione i soloni, quelli che volevano la sua cacciata e ora sbrodolano durante i post partita, lo accusavano di stare a far perdere denari al padrone, loro e della Dea, Antonio Percassi. Tre i giocatori dal valore dimezzato perché inutilizzati: Alberto Paloschi, Marco Sportiello e Mauricio Pinilla, per una perdita totale intorno ai dieci milioni di euro. Detto che non siamo d’accordo perché secondo noi il portierone è già stato venduto a dieci (alla Lazio) e i due attaccanti ormai panchinari cambieranno casacca all’identico prezzo di agosto dovessero anche non giocare più fino a gennaio, diamo comunque per buona la tesi degli atalantologi. Vediamo, invece, chi prima non costava (quasi) nulla ed ora invece se ne andrà da Bergamo riempiendo le casse di Zingonia. Si parte, ovviamente, da Frank Kessié, prodotto del vivaio, su cui la Juve ha già messo gli occhi, tentando un’offertina intorno ai dieci, neppure considerata da Sartori che sa bene che il nuovo fenomeno nerazzurro ha già potenziali acquirenti in Inghilterra disposti a prenderlo a quindici. Poi c’è Caldara, già corteggiato dalla Roma e dal Milan. I rossoneri lo vorrebbero al fianco di Romagnoli che Berlusconi ha pagato un paio d’anni fa trenta milioni pur non essendo un fenomeno, più che altro per l’ormai cronica assenza di centrali difensivi buoni in Italia e in Europa. A ogni gara il nostro Mattia sale di un milioncino, adesso ne vale già cinque, se continua così, a fine anno saranno almeno dieci. Quindi ci sono Roberto Gagliardini, centrocampista; Andrea Conti, esterno destro; Andrea Petagna, punta centrale; Remo Freuler, mezzala. Costati nulla perché costruiti in casa o una cicca se arrivati da fuori Bergamo, ora sono un tesoretto che tutto insieme è sui venti milioni di euro, ma è destinato a crescere. Andiamo a vedere gli altri in volo: Jasmin Kurtic da tre a sette, Rafael Toloi da tre a cinque.  Tiriamo la riga tra (potenziali) entrate e (potenziali) uscite e facciamo i conti: con le sue scelte Gasperini ha già fatto guadagnare alla presidenza, la più attenta ai bilanci da quando esiste l’Atalanta, trentasei milioni di euro. Un sacco di soldi, quasi mezza Champions fino in fondo.
Il contrario all’Inter, dove Gabigol, preso a quaranta, è un oggetto misterioso in stile Borghi, sontuoso acquisto di tre decenni fa dei cugini rossoneri, emblema del tipico pacco sudamericano. Con de Boer irriconoscibili tanti costosissimi, Candreva, Banega, Joao Mario. Se i cinesi li vendessero ora, tutte e quattro, le casse nerazzurre perderebbero almeno un cinquantino. Ma magari Stefano Vecchi, che conosciamo come persona assai ragionevole, fa il miracolo e rimette le cose a posto.