di Marco Bonfanti
Già dire Bergamo & sport, è come dire Bergamo & cucina, Bergamo & arte, Bergamo & competenza, cioè una cosa e l’altra, che mica vanno insieme. Quindi in questo giornale c’è Bergamo e c’è lo sport, dove sia l’uno e dove sia l’altro è pero difficile da capire.
Io che da grande aspiro a fare il giornalista, ho chiesto di fare uno stage, naturalmente gratuito. Mi hanno accettato perché sono un parente, abbastanza stretto di uno della cooperativa che regge il giornale.
Esso, il giornale, è formato da gente molto molto distinta. Cosa faccia, questa gente distinta, non è però facile da capire.
Stanno i distinti, ma anche i popolari, quasi sempre al telefono, che dicono inizialmente: ciao Carlo, ciao Beppe, ciao Sergio e quindi conoscono un sacco di gente.
Poi a me non pare che parlino né di Bergamo né di sport, però, pur essendo curioso, non sono invadente, quindi non sto a seguire per intero le telefonate.
Però sono sicuro che questi distinti facciano un lavoro simile ai centralinisti, anche se ci vedono benissimo mentre nella letteratura popolare i centralinisti sono ciechi.
Ogni tot, ma non tanto tempo, escono a fumare una sigaretta. Questo dimostra che il loro lavoro, che all’apparenza non si capisce quindi sembra come fasullo, li stressa molto.
Forse nelle telefonate si devono ingegnare a rispondere, trovando delle parole belle e suadenti, anche solo per dire ti passo il tale, e questo continuo parlare gli stanca la mente. Allora fumano, aspettando così che la mente torni sgombra e possano riprendere a rispondere liberi e sereni.
Quando non stanno al telefono, cosa assai rara, stanno davanti al computer, assai impegnati come quelli che fanno i solitari nelle ore di lavoro. Però loro i solitari non li fanno, guardano un sacco di cose, ma non donne ignude, e forse così si fanno una cultura magari anche sportiva.
A me mi hanno abbandonato in una postazione. Poi il direttore, che è pure un mio parente, mi ha detto di scrivere un articolo sul campionato di calcio finlandese.
Io mi sono documentato. Poi, anche se non fumo, sono uscito a fumare una sigaretta, per darmi un tono e far finta che ero stressato. Poi ancora ho telefonato a un mio amico, così pure io avevo qualcuno in linea come loro. Poi, infine ho scritto un articolo, corredato da statistiche, tabelle, goal fatti e goal subiti. L’ho presentato al direttore che non l’ha neppure letto perché, mi ha detto, che loro si interessano solo di calcio dilettantistico bergamasco.
Sono tornato alla mia postazione che mi veniva da piangere.
Mi sono messo, come loro a guardare nel computer, con fare fintamente interessato.
Da grande farò qualcos’altro, magari il maestro.
Perché, così per così il giornalismo non fa per me.
(nella foto Pietro De Col e Marco Bonfanti, stagisti, stretti parenti del direttore)