[BGSPORT - 39]  BERGAMO_SPORT/BGSPORT/PAG08 ... 01/07/13di Evro Carosi
Da quando la sua amata moglie era morta, Mikel, che viveva con il suo unico figlio Ander in una povera casa vicino al mare, aveva preso a comportarsi in modo strano.
Tutte le notti usciva dal porticciolo di Guetaria per andare a pesca e ogni mattina di buon’ora si recava al mercato di San Sebastian per vendere quel che aveva pescato. Il suo pesce era sempre il migliore e il più pregiato, ma dopo aver chiesto il prezzo i clienti si sentivano rispondere: «Non so ancora il prezzo, ci devo pensare. Prendi pure il pesce che vuoi, quando avrò calcolato il prezzo te lo dirò». Ma siccome i bottegai dai quali si serviva, i prezzi li facevano eccome, Mikel, rimasto senza soldi e tormentato dai creditori, fu costretto a lasciare il villaggio.
Si trasferì a Madrid e si mise a vendere bolle di sapone. Tutte le mattine, accompagnato dall’inseparabile figlio Ander, si metteva in un angolo della piazza Maggiore, tirava fuori i suoi attrezzi speciali e, tra gli “ohh” di meraviglia della folla, creava enormi bolle colorate. Ma quando i papà chiedevano il prezzo di una bolla da regalare ai propri figli, Mikel come al solito rispondeva: «Non so ancora il prezzo, ci devo pensare. Prendi pure la bolla che vuoi, quando avrò calcolato il prezzo te lo dirò».
Le bolle di Mikel erano cosi grandi e resistenti che i bambini potevano entrarci dentro a giocare; tutta la città ne parlava. Ma purtroppo anche a Madrid i creditori volevano essere pagati e così Mikel si trasferì nuovamente.
Arrivato a Siviglia, Mikel, aiutato dal figlio, iniziò a vendere lucciole così belle e luminose da diventare subito famose in tutta la Spagna.
Ma anche a Siviglia il ritornello non cambiò. «Non so ancora il prezzo, ci devo pensare. Prendi pure la lucciola che vuoi, quando avrò calcolato il prezzo te lo dirò»: ripeteva convinto Mikel a tutti i suoi clienti.
Per molto tempo continuò così: Mikel ogni volta inventava qualcosa di straordinario, ma non si faceva pagare. Nessuno aveva mai avuto la fortuna di conoscere un solo prezzo di una qualsiasi delle sue tante invenzioni. Il figlio Ander, ormai undicenne, cercava di convincerlo a stabilire finalmente un prezzo; del resto la vita che facevano non era comoda, sbattuti qua e là, vivevano alla giornata e qualche soldino li avrebbe aiutati, ma Mikel non si decideva mai.
Quando arrivarono a Salamanca per padre e figlio le cose cambiarono un poco in meglio. La provincia di Salamanca era abitata da contadini, i quali non potevano pagare, ma almeno offrivano loro cibo e alloggio.
Nella piazza maggiore di quella città Mikel, questa volta, vendeva bambole parlanti. Le bambine impazzivano per averne una e un giorno tra le tante bambine assiepate intorno alla bancarella, Ander non fece fatica a notare Sarita. Alla vista di quella splendida ragazzina, Ander cominciò a sognare e quasi senza accorgersene la fece passare avanti a tutte. Sarita, con quella sua voce tutta femminile che uccideva ogni altro pensiero nella mente di un ragazzo, si rivolse proprio all’impacciato Ander: «Quanto costa questa bambola?». Ander, che aveva sempre criticato Mikel perché non si faceva mai pagare, non esitò per una volta a prendere sfacciatamente a prestito le parole del padre: «Non so ancora il prezzo, ci devo pensare. Prendi pure la bambola che vuoi, quando avrò calcolato il prezzo te lo dirò». Poi ebbe un’intuizione geniale: «Anzi no, il prezzo te lo dirò domani. Torna domani!». Passarono cento domani, tutti i giorni Sarita, da onesta figlia di contadini, tornava da Ander che ogni volta la invitava a ritornare il dì seguente per poterla rivedere con la scusa del prezzo. Finalmente al centunesimo giorno, Ander trovò il coraggio di confessare a Sarita il suo amore per lei e così divennero presto una coppia pronta a scrivere la più bella tra le storie d’amore.
VINICIO2Papà Mikel era un simpatico ometto: bassino con i capelli lunghi, ricci e biondi che cadevano dritti fino alle spalle, portava un paio di occhiali tondi che sembravano fatti apposta per il suo naso aquilino e quando il suo viso corroso dalla salsedine si illuminava per la gioia, risultava ancor più simpatico.
Mikel vedeva Sarita come un dono caduto dal cielo. L’amato figlio che tanto aveva sofferto, prima per la morte della madre e poi per l’incapacità del padre a concludere affari, era finalmente felice. Preso dall’entusiasmo pensò allora di imitare gli Dei facendo anche lui qualcosa per il figlio e costruì una bambola speciale, la più bella di tutte. Ander avrebbe così potuto regalarla a Sarita il giorno del loro matrimonio. Alla bambola diede anche un nome: Bella.
Quelli che seguirono furono giorni felici finché una sera alla bottega di Mikel si presentò una vecchia signora vestita di nero dallo sguardo cattivo. La vecchia, fissando Ander con uno strano interesse, prese una bambola parlante dal bancone e poi si rivolse a papà Mikel sghignazzando: «Non ti chiedo quanto costa perché so che devi fare ancora il prezzo».  Poi si fece subito seria e puntando l’indice verso il petto della bambola disse: «Per oggi mi prendo solo questa, ma tornerò domani prima che faccia buio». E andò via senza fare rumore, come portata dal vento.
Mikel non ci mise molto a capire che quella signora non era altro che la Morte, l’aveva già vista prendersi la moglie e ora venuta a prendersi anche Ander. Nascose al figlio l’accaduto e con il cuore tremante si mise subito a cercare una possibile via d’uscita.
Il giorno seguente la bottega restò chiusa. Papà Mikel, con la scusa di cercare del legno per costruire nuove bambole, portò Ander nel bosco per nasconderlo alla signora in nero. Tornarono a notte inoltrata e una volta entrati in casa, si accorsero che Bella era sparita. La più meravigliosa tra tutte le bambole meravigliose non c’era più. Ander pensò fosse entrato un ladro, ma il padre aveva capito che era stata la Morte a prendersela e che, presto o tardi, la signora vestita di nero avrebbe preso anche il figlio.
Allora Mikel mentendo disse al figlio Ander che dovevano lasciare subito la città e spostarsi in un paese lontano dove per vivere non c’era bisogno di fare prezzi. Ander scoppiò a piangere: andandosene non avrebbe più rivisto Sarita. Mikel comprese che la sofferenza inflitta al figlio sarebbe stata ancora peggiore della morte e rinunciò così all’idea di fuggire.
La notte il geniale inventore non riuscì a chiudere occhio, non sapeva che fare. Per tanti anni aveva sempre saputo trovare una soluzione che rendesse fantastiche le sue invenzioni, ma questa volta si sentiva impotente.
Il giorno seguente padre e figlio aprirono la bottega normalmente e la vecchia in nero non tardò ad arrivare: «Buongiorno…». Mikel, che la stava aspettando, la interruppe prima che potesse continuare: «Prenditi tutte le bambole che vuoi, ma non prenderti Ander… Ti supplico!». La morte gli rise in faccia: «Le tue bambole non costano nulla, tu non sai fare affari!». Papà Mikel si avvicinò alla vecchia per non farsi sentire dal figlio: «E’ vero! Oggi però per la prima volta voglio fare un affare: prendi me e lascia vivere Ander».
La mattina era sempre Ander ad alzarsi per primo. Preparava il caffè e andava a svegliare papà Mikel. Ma quel mattino il padre non gli rispose. La signora in nero aveva accettato la proposta: Mikel, vincendo le sue paure, era finalmente riuscito a concludere un affare.
Ander e Sarita non seppero mai la verità e così in loro rimase per sempre il dolce ricordo di un uomo speciale che non sapeva dare un valore alle sue cose.
Chi lo vide salire in cielo in quella notte piena di stelle, raccontò che papà Mikel aveva l’aria appagata del vincitore. E chi in cielo lo vide arrivare, raccontò che, dopo aver pulito per bene le lenti dei suoi occhiali tondi, Mikel si guardò in giro cercando di immaginare quale potesse essere il prezzo della nuvola più bella. Una vociona gli rispose da lontano: «Non sappiamo ancora il prezzo, ci dobbiamo pensare. Prendi pure la nuvola che vuoi, quando avremo calcolato il prezzo te lo diremo».
(i disegni sono di Vinicio, Miranda e Zeno)VINICIO1