di Matteo Bonfanti
Bergamo sta cambiando, vedremo in futuro se in meglio o in peggio. C’è, ed è la prima volta da quando sono qui, una guerra di opinione tra tre poteri forti che un tempo correvano lungo un’identica linea, quella della conservazione del loro angolo privilegiato, evitando di farsi male anche solo pestandosi i piedi per sbaglio, mettendosi d’accordo quando possibile o, quantomeno, provandoci sempre.
Parlo dell’Eco, degli ultrà e dell’Atalanta, tre istituzioni per chi vive all’ombra delle Mura, più simili di quello che appaiono perché accomunati in passato dal concetto di bergamaschità che è l’essere fieri di essere orobici, una sorta di leghismo ultracattolico e tradizionalista che elogia persino i propri difetti e si serve del dialetto, quasi mai dell’italiano, quando si raggiunge il successo (“anga de turnà so sobet, se no diente mat”).
L’apice del legame quando direttore del quotidiano di viale Papa Giovanni era Ettore Ongis, uno dei massimi rappresentanti dell’idea che le Orobie e i suoi abitanti siano sempre e comunque meglio di tutto e di tutti. E non sappiamo se siano vere, ma restano comunque verosimili, le frasi dette dal Bocia al pubblico ministero, quelle sulle presunte avances del giornale della Curia ai ragazzi della Curva per far fronte comune contro il nemico dell’epoca, Ivan Ruggeri, convincendolo così a passare la mano, consegnando l’Atalanta ad Antonio Percassi. Ongis ha smentito e noi gli crediamo, resta comunque il fatto che ora è il responsabile di Bergamo Post, sito internet finanziato dallo stesso Percassi e assai morbido con le malefatte del leader storico della Pisani.
Torno al tema del giorno, la battaglia dei poteri forti. L’Eco non è più quello che era quando sono arrivato qui, nel 2001. Giorgio Gandola gli ha dato un’impronta diversa, certamente più coraggiosa, allontanandosi dal leghismo (pur dal volto umano) delle precedenti gestioni, allargando gli orizzonti ad argomenti nazionali, ridimensionando le foto delle feste degli alpini e delle sagre di paese, evitando accuratamente di raccontare la raccolta fondi per questo o per quello fatta dai tifosi della Nord.
Non sappiamo se le scelte abbiano portato a vendere più o meno copie, di certo nell’edizione odierna del quotidiano bergamasco ci sono lo stesso numero di notizie che hanno il Corriere e Repubblica, i medesimi approfondimenti, le analisi che sul numero di oggi si concentrano sull’immigrazione clandestina.
Non sul maxi processo agli ultrà. Che è trattato ampiamente e senza fare sconti alle persone coinvolte. Come ieri Bergamonews anche L’Eco pubblica nomi e cognomi di chi è stato processato. Serpeggiante la critica all’Atalanta per la scelta presa sui fatti di Zingonia sia nell’intervista al pm Carmen Pugliese (“persino Reja si è inchinato a Galimberti, io no”) che nell’articolo di apertura a firma di Vittorio Attanà (“a Roma il presidente Pallotta tuona contro i fucking idiots della curva giallorossa, a Bergamo il patron Percassi ritira una querela per danneggiamento e violazione di domicilio”).
Cos’è successo? Non è solo Gandola. Ma anche la testata rifilata al collega Stefano Serpellini dal Bocia e, forse più di tutto, Roberto Belingheri a capo della redazione sportiva, giornalista durissimo con i violenti che vanno allo stadio per menare le mani o all’allenamento per intimidire i giocatori.
C’è un solco: L’Eco da una parte, gli ultrà dall’altra. In questa guerra di pensiero l’Atalanta fa una fatica boia. Perché è in mezzo: non può mettersi contro una discreta fetta dei propri tifosi, che vanno allo stadio e comperano la maglietta di Denis a Orio, ma mai come ora dovrebbe smarcarsi dal popolo del Bocia perché lo stanno facendo gli altri club e perché Percassi è pure inserzionista del quotidiano di viale Papa Giovanni.

NELLA FOTO DI BERGAMONEWS – Claudio Bocia Galimberti e Antonio Percassi