La scorsa stagione protagonisti della promozione del Palosco, quest’anno assoluti interpreti della Pontogliese 1916, in testa al girone A della Terza bresciana, dopo un avvio di stagione che lascia ben sperare. Stiamo parlando di quei calciatori bergamaschi che sono approdati al sodalizio di patron Giovanni Rodegari, che dapprima ha ingaggiato il mister Federico Perelli, protagonista di due promozioni in tre stagioni a Palosco, giusto giusto pochi chilometri più in là, sponda ovest del fiume Oglio, e poi ha “arruolato” un vero e proprio drappello di atleti che erano già a disposizione dello stesso nella scorsa vincente stagione.
Al mister, toscano di nascita e oramai bergamasco di adozione, poniamo una domanda d’obbligo: buonasera mister, come mai non sei rimasto a Palosco?
“Bella domanda. Occorre chiarezza. Al termine della scorsa stagione, nonostante la promozione, la seconda in tre stagioni vissute in biancoceleste, la società ha chiaramente manifestato l’intenzione di non iscriversi più ai campionati della LND, invitando tutto lo staff a guardare altrove. Ritenevo comunque, con questo secondo salto di categoria, che il mio ciclo fosse giunto al termine. Considerato come si sono evolute le cose ho compreso che la scelta fatta è stata la più giusta”.
Come ti trovi a Pontoglio?
“Devo dire molto bene. Quando sono stato contattato dal vicepresidente Abbate avevo avuto una buona impressione dell’ambiente e dei programmi chiari e delineati, non parole, soprattutto non progetti. Sin dal primo colloquio, con il Ds Ricci e lo staff dirigenziale, ho compreso che questa stagione sarebbe stata una bella sfida, e a me le sfide piacciono. Il Presidente Rodegari e il Vicepresidente Abbate sono assolutamente brave persone che, per passione e potenzialità, meritano categorie superiori. Il Ds Ricci è preparato. La squadra allestita è buona, e sono contento che ds e società abbiano mirato a completare l’organico a mia disposizione basandosi su atleti che già conoscevo. I confermati della scorsa stagione sono poi di assoluto valore tecnico ma soprattutto umano, e non è stato difficile amalgamare nuovi e vecchi, nella fase di preparazione. Cadei, Bonvissuto gli altri stanno lavorando molto bene e sono pienamente soddisfatto. Per il resto posso solo dire che per conoscersi e comprendere bene le dinamiche di un nuovo ambiente ci vogliono tempo e pazienza. Stessa cosa per ottenere i buoni risultati fatti fino ad oggi in altre società e che, non ho dubbi, arriveranno anche qui. Poi si sa, il calcio è strano e parla solo una cosa: il campo”.
Differenze tra terza bresciana e bergamasca?
“Poco o nulla, l’impressione è che si tratti sempre di Terza, c’è del buono e qualcosa di meno buono. Adesso dobbiamo prima capire cosa siamo noi a Pontoglio, poi penseremo agli altri e alla fine di questa avventura, tirate le somme, faremo anche eventuali paragoni, che però ritengo assolutamente superflui”.
Per comprendere meglio il segreto di questi successi e il motivo di questa “migrazione” abbiamo fatto alcune domande proprio ai protagonisti, a partire dal capitano e bomber della squadra Samuele Zanichelli, nome sonante tra i dilettanti lombardi, con un trascorso calcistico ricco di successi e soddisfazioni.
Ciao Samuele, 40 anni e sempre bomber. Il segreto?
“Quello che fa la differenza è il lavoro, che paga sempre. E devo dire che a Pontoglio si può lavorare bene”.
Dopo la promozione della scorsa stagione, cosa ti ha spinto a provare questa esperienza fuori provincia?
“La voglia di rimettermi in gioco, sempre, ed in una realtà per me nuova e mai fatta, che si chiama Brescia. Le sfide sono le cose più belle”.
Il tuo futuro?
“Spero di diventare un buon mister e spero di poter condividere questa esperienza con mister Perelli, perchè vediamo il calcio più o meno allo stesso modo. Adesso devo concentrarmi sul mio “qui ed ora” e fare bene con la Pontogliese quest’anno. Dopo, quello che verrà sarà sicuramente bello”.
Una domanda l’abbiamo fatta anche a Alberto Pesenti, perno difensivo della compagine gialloverde, anche lui “migrato” sulla sponda bresciana dell’Oglio: Alberto, cosa ha di speciale questo gruppo?
“Credo che la specialità di questo gruppo stia nella serietà delle persone che lo compongono e nella similitudine che ci aiuta ad andare d’accordo, con gente ancora vecchio stampo che, in un calcio fatto di estetica e m…a, ci mette la cosa più importante, il cuore unito ad umiltà, sacrificio e voglia di migliorarsi ogni giorno, anche se oramai non siamo più ragazzini”.
No.Se.