Cerutti Pino (lombardo doc), Cecchetti Remo (provenienza laziale): ecco due nomi da mettere in nota (e a cui siamo risaliti non senza difficoltà e garantendo, alla nostre fonte, il massimo di anonimato)
Situazione sociale: crisi.
La crisi c’entra, eccome. Nella crisi tutto, come sempre, costa, ma spesso mancano i soldi, anche per soddisfare le più urgenti necessità.
Figurati se hai da rottamare la tua automobile, spesa più superflua che necessaria.
Ma spesa (sono più di 100 euro per farlo, anche se sembra assurdo).
Cerutti e Cecchetti sono alle prese con questo problema. Non hanno più soldi per la benzina e la macchina resta, quasi sempre, desolatamente ferma.
Decidono allora di rottamarla, ma, ahimè, non hanno i soldi per farlo.
Uno dei due, ma guarda il caso, è amico di un ultras dell’Atalanta, di cui purtroppo non possiamo fare il nome anche se lo meriterebbe per la sua disinteressata generosità.
Lui risponde: ci penso.
Poi gli viene in mente che un amico gli aveva parlato di uno, un cugino di suo cognato, che si teneva a casa una carrarmato della seconda guerra mondiale. Figurati cosa c’è di strano: c’è chi ha una busto di Mussolini, chi un cappello di alpino, chi una mostrina di un generale e lui un carrarmato.
Si fa un giro di telefonate.
Il tipo (quello del carrarmato) dice che pensa di tirarlo fuori per la festa della Dea.
Dice: portate lì le vecchie macchine che ci pensiamo.
Dice: in fondo è un gioco da ragazzi.
Così Cerutti e Cecchetti si presentano all’appuntamento.
Quello che è successo poi lo sanno ormai tutti. Ma non tutti sanno che l’uno, il Cerutti è uno sfegatato tifoso del Brescia, e l’altro, il Cecchetti, della Roma. Per cui avevano personalizzato l’auto con i colori sociali.
Arriva il carroarmatista e schiaccia i due vecchi catorci, facendo sicuramente una buona azione. Le due anguste auto sono rottamate a costo zero.
Fino a qui la favola lieta. Poi si scatena il pandemonio, persino sui giornali nazionali.
Ma benedetti ragazzi, diciamo noi, non potevate dichiarare il vero, e buono, scopo della vostra azione? Perché tenerla nascosta? È vero che il bene bisogna farlo in maniera disinteressata, ma, viste le reazioni, non era meglio una, pur tardiva, rivelazione di tanta bella verità?
Marco Bonfanti