Bergamo. 21 dicembre 2015.  Ore 18.30. Sono arrivata in città. Piazzale S. Paolo. Presso la redazione di  Bergamo&Sport. Gli invitati prendono posto nel salotto letterario di Matteo Bonfanti, direttore del giornale. Scorro i loro volti e riconosco Cesare Malnati, famoso e schietto giornalista de L’Eco di Bergamo; Giacomo Mayer, Simone Fornoni, Alessandra Donadoni, Monica Pagani, Marco Neri, insostituibili giornalisti di casa; Massimo Vasconi, uomo politico e rivoluzionario che ama definirsi come la sintesi delle sue esperienze e conoscenze. Fa parte del panel insieme a Giacomo Mayer, famosa firma dello sport e del jazz. C’è anche Paolo Baraldi. Un altro pezzo importante dell’arte bergamasca. Chiacchierano. L’atmosfera è natalizia. Panettoni, dolciumi, candele e vino bianco. Mosso, fresco, ottimo. Si chiama come  il suo  produttore: Eligio Magri. Un’azienda vitivinicola di Torre dè Roveri. La pasticceria di Orietta, a forma di cuore, trionfa sulla tavola imbandita e candida. Anche questa è arte. Guardo Matteo,  batto più volte il polso e mostro un orologio che non c’è.  Il Direttore non mi ascolta. Lo strappo agli altri. Sempre di fretta. Un sacco di cose da fare. Il tempo non gli basta mai. È un giornalista ed un casinista. Un genio libero, degno della mia pazienza. Torno alla carica: “Voglio una scaletta per la presentazione del tuo libro, è importante”. “Parlo prima io”. Tre parole ed una valanga di spontaneità. Ecco i suoi ingredienti. Non mi oppongo. La presentazione ha inizio. Matteo narra il suo libro. La timidezza gli ruba l’intenzione e le parole, ma non la scrittura. Ho letto il suo libro, perciò l’affermo. Ho letto Bonfanti.  S’intitola L’ultima notte in redazione.  Pubblicato da Edda Edizioni. La nuova perla della Collana Storia & Storie. Ho avuto la fortuna di riceverla in dono quando ancora manoscritto. Ogni libro è un dono. Ancor più se primizia. Il motivo è evidente. È il primo strappo, la prima parte dell’autore che se ne va per sempre, indifesa e spoglia. Nessuna casa editrice a  proteggerla. Nessun editing  a  coprirla. Dunque, è un  dono immenso. Ringrazio e lo scarto innanzi al pubblico. Sette personaggi. Sette giornalisti, pardon,  c’è anche un editore ed una tipografa. Le loro storie passate, presenti, future,  versioni di un dramma in comune e ormai comune: la perdita del posto di lavoro, la fine del loro … piccolo e meraviglioso giornale …  e della vita insieme. Un disegno criminale li legherà per sempre: … la rapina più buffa che ci sia mai stata … Non posso dirvi altro, la sorpresa è solo vostra. Una confidenza, sssssssst … : Marco è il protagonista che amo di più.
Il nostro Direttore ha scritto un libro. Una favola che finisce bene. E’ un vanto per noi. Per questo lo ripeto. S’intitola L’ultima notte in redazione. Gli assomiglia. Lo racconta. Persino la sua scrittura è chiacchierona, riferisce tutto ciò che sa di lui perché cresciuta intorno a lui. È gentile, morbida, piana, colta. Anche un po’ annoiata. Di quella noia che conduce a cercare e cercarti. Cerca la vita intelligente, esigente. La migliore. Matteo non vuole perdersi nulla. Ha bisogno di fare tutto. Ama il mondo e vuole essere ricambiato. Meglio, non vuole deluderlo. Lo si coglie facilmente nelle parole di Marta: …riprodursi è un dovere. Non farlo è tristissimo, una manchevolezza imperdonabile … ; nel destino che l’attende dietro una porta: … Fuori c’era Marco, placido, perso tra i suoi pensieri limpidi, magnifici e progressivi … aspettava il suo turno … ; nella rapina ideata  da Giovanni, il caposervizio  della redazione sportiva, come antidoto al dramma licenziamento. Nessun ‘suicidio’. Soltanto voglia di scavalcare il muro. Continuare a camminare, sollevando l’umore da terra al cuore, all’insegna della vita terrena e per amor suo. Come  le confessioni di Cesare: … quest’anno ne faccio ottanta. Eppure mi sento un ragazzino … è stato l’amore …
La sua scrittura è musicale. Anche per questo sincera. Matteo è un musicista. L’incipit del suo libro mi riporta a teatro tenda. A Guccini, Lolli – al suo fiasco di vino. A Milano, nel 1974 : C’è che eravamo lì e ci pareva impossibile …
Matteo è osservatore dell’animo. Non c’è dubbio. Marco, l’ultimo numero, è l’esempio, non così scontato come potrebbe apparire: … I ricordi sono di chi li scrive. Io sono Marco e ho la mia verità, diversa da quella degli altri  che hanno vissuto il mio stesso momento. Tanto fa il mio carattere quando si prende una pausa dalla guerra che ha in corso contro la mia educazione. Nota e sottolinea alcune cose, tralasciando di proposito aspetti magari importantissimi … Poi c’è il mio presente; il fatto che in questo momento sto bene condiziona la visione del mio passato. L’addolcisce, fa sembrare tutto quel che è stato di panna e di cioccolato …
Il suo modo di raccontare è semplice, elegante. Anche quando parla di sesso.  Nessuna irriverenza al pudore. Piuttosto un sano e santo messaggio al lettore: masturbarsi è normalità, non peccato.
La scrittura di Matteo è genuina. Non sofisticata da termini ricercati. Orpelli inutili o fuorvianti che irrompono nell’incantesimo del lettore per spegnerlo, distruggerlo, distanti anni luce dall’intenzione degli autori stessi, laddove volontà ha sapore d’esibizione. Lo suggerisce John Locke, ed io condivido. Bonfanti non ha bisogno di mostrare il suo sapere, tanto meno d’averlo compreso. Ritorna la sua semplicità come vera eleganza. Ed io amo  ciò che torna, quanto la sintesi. Follemente. Matteo è breve ed efficace. Non dimentica la sostanza e rifugge la ridondanza: … Facevamo una versione jazz di Che coss’è l’amor. Non so come, ma abbiamo sentito il dolore, fermandoci al ritornello. Ricordo che ogni cosa era diventata grigia, mi mancava l’aria e non riuscivo più a cantare. In quei minuti lo Stato stava accoppando Carlo e la camorra stava uccidendo Andrea. Quei lutti mi avrebbero cambiato per sempre …  
L’immagine del racconto è innanzi al lettore, perfetta, umana, onesta.  Fedele alla sua umiltà. Alla sua generosità. Raccontare il dolore è doloroso: … non è stato facile crescere senza la mamma … tre pirati su una barca che pareva sempre sul punto di affondare. Imbarcavamo acqua, le nostre lacrime … il sole si è spento lasciando il posto alla nebbia, l’allegria si è trasformata in tenerezza … è arrivato il silenzio a coprirci il cuore, come neve …
Ancora, la scrittura di Matteo è spalancata all’altro, all’opinione altrui. Lo dimostra esprimendo la propria: … Le altre pubblicazioni raccontavano balle, noi no …  Sembra dire: “Dimostrami il contrario. Ti ascolterò”.
“Le altre pubblicazioni accontentano la città, il gusto del pubblico”, rispondono i loro rappresentanti al pensiero di Matteo. Accontentare chi t’ascolta, soddisfare le aspettative non equivale a verità. L’arte non può mentire. Altrimenti avrebbe un altro nome. Un altro dovere.
Come dite … si vive di pane? Assolutamente vero ed impossibile moltiplicarlo. Dunque, la stampa non può fare nulla per questa città se questa città non s’aiuta. Sfera di cristallo, cosa racconti in merito? Vedo, vedo, vedo … Bergamo. Domani. Al solito: Rotary, club scambisti e confessione.
Il mio Direttore ha scritto un libro cresciuto intorno a lui. Lo troverete nelle più importanti librerie,  Feltrinelli, Mondadori,  Edda,  eccetera eccetera,  a partire da giugno 2016. Nel frattempo, presso la redazione di Bergamo&Sport, piazzale S. Paolo, 27, Bergamo. Matteo vi aspetta per la dedica ed un bacio. È figo, credetemi.
Un sereno anno nuovo e buona lettura!
Doriana Carosi

L’AUTORE DE L’ULTIMA NOTTE IN REDAZIONE – Matteo Bonfanti è nato a Lecco il 15 febbraio del 1977. Giornalista professionista dal 2003, è il direttore di Bergamo & Sport, settimanale sportivo molto conosciuto nella provincia bergamasca. E’ stato caporedattore del Giornale di Bergamo ed ha collaborato con alcune testate locali, la Gazzetta di Lecco e Tele Unica, e con giornali nazionali come l’Italiano, Libero e La Gazzetta dello Sport. Cantautore, è il leader dei Maledetti, folle gruppo che fa musica per limonare, genere destinato ad avere successo nei prossimi anni.