Montecarlo, si sa, è luxury esibition che non significa, con buona pace di un fedele credente, esibizione di lussuria. Sì, magari anche quella, ma è la città, anzi il “principato del lusso”, dove noti esposta in vetrina, come un paio di scarpe, una Mc Laren color panna accanto ad una Maserati nera come la pece. Si può andare al casinò, dare un’occhiata e niente di più allo Sporting Club dove si celebra ogni anno una festa da mille e una notte con il principe e la principessa di Monaco. Diciamo che è una city più per rotocalchi rosa, se ancora ne esistono, che per quotidiani sportivi. Eppure ci permettiamo di tralasciare, per un momento, il Gran Premio di F1 o il torneo di tennis. Solo calcio. A parte le fortune del Monaco che si appresta a cedere per 180 milioni il giovane Mbappè allo sceicco del Qatar, “padrone” del Paris St Germain, e qui si può capire Andrea Belotti che da Gorlago può andare a dormire all’Hermitage o al Fairmont se va in porto la plusvalenza granata. Dunque solo calcio perché da qualche anno l’Uefa si trasferisce, armi e bagagli, da Nyon, cittadina a 23 km da Ginevra che s’affaccia sul lago Lemano, al maestoso Forum Grimaldi. Come dire passare dal rigore di Calvino ai facili costumi di playboy e dolci ninfe. Almeno un tempo era così. E’ un fascino che coinvolge e anche un frate trappista comincerebbe a dubitare sulle durezze di una vita ascetica. Così quando l’Atalanta ha avuto la certezza di tornare in Europa e si è avuto conferma che il sorteggio fosse confermato nel Principato di Monaco, subito due cronisti di faccende nerazzurre hanno spedito all’Uefa richiesta d’accredito per il giorno del sorteggio. Da provinciali a scriba internazionali. Del resto 359 chilometri e duecento metri, tale la distanza che separa Bergamo dal Principato, non sono come da qui fino in Mongolia. Tre ore abbondanti e poi c’è tutto il tempo, da Cap Martin fin giù al porto degli yacht, di fare selfie e foto a volontà. Non sono vie, sono stradine quello che portano al Forum. Una gincana unica, del resto è come partecipare al Gran Premio senza il finale con la bandiera a scacchi. L’indicazione è chiara, anche perché basta seguire vessilli e bandiere dell’Uefa che garriscono da ogni parte. E’ impossibile perdersi. Si parcheggia sotto il Forum e il costo è tutt’altro che proibitivo. I ticket per una sosta in città, a Bergamo, sono più cari. Si entra nell’auditorium. Si respira un non so che di sacro. Luci basse, silenzio e le poltrone rosse, sia in platea che in balconata, dove siedono i vari media, danno un’aria di austerità. Lentamente prendono posto i delegati dei 48 club partecipanti all’ Europa League (solo sei le società assenti: Austria Vienna, Stella Rossa, Dinamo Kiev, Vardar, Ostersund e Zenit). L’ Atalanta è rappresentata da Antonio e Luca Percassi e da Umberto Marino. Tutti un po’ in agitazione. Ecco il “Running order Uefa League Draw”. Si comincia alle 13 e si termina alle 13 e 48 e 8 centesimi. Sarà proprio così. La ribalta si accende ed entra in scena Durren Tulett, giornalista sportivo inglese, che ha il compito di presentare il sorteggio. Chiama sul palcoscenico Henrik Larsson e Eric Abidal che sono stati assegnati alla scelta delle palline con i nomi delle quarantotto squadre che formeranno i dodici gruppi. A spiegare la modalità del sorteggio l’italiano Giorgio Marchetti, ex segretario della Lega Calcio e attuale responsabile delle competizioni europee dell’Uefa. I 48 club sono divisi in 4 fasce: Milan e Lazio in prima fascia, Atalanta in terza. Va bene perché i nerazzurri eviteranno trasferte proibitive in Norvegia, Ucraina, Israele e Moldova. Siamo in ansia, dalla balconata non si vedono i Percassi ma immaginiamo il loro stato d’animo. Alle 13 e 28 tocca alle squadre di fascia tre. Si salta un po’ di palo in frasca perché l’Atalanta non può stare nel gruppo D del Milan e nel gruppo K della Lazio. Gira e rigira speriamo di evitare il gruppo E che annovera già due squadroni come l’Olympique Lyonnais e l’Everton, invece le mani di Abidal pescano proprio lì. Si ride per non piangere, del resto è il gioco del calcio. E , alla fine, anche Antonio Percassi ne conviene. Adesso avanti con la lotteria.
Giacomo Mayer

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