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di Matteo Bonfanti
Dico, parafrasando Sinisa, che è serbo e già per questo lo adoro, “piantiamola di lamentarci perché ci sono gli operai che si alzano presto la mattina e si spaccano la schiena”. Noialtri, i calciatori, gli allenatori, i diesse o chi scrive delle partite di Serie A, dobbiamo comunque considerarci dei fortunati e vivercela col sorriso. Intanto perché non ci alziamo all’alba, soprattutto perché ci occupiamo quotidianamente di quello che per il resto del mondo è una grande passione, ossia il giuoco del calcio. Bravo, quindi, al mister del Toro, che riporta l’intero ambiente pallonaro sulla terra, spero anche tanti miei colleghi, che si credono dei dio in terra perché il loro articolo ha tre “mi piace” e due commentini carini di loro amici su facebook.
Detto questo, la frase di Mihajlović su Benassi (“difficile fare il capitano a 22 anni? No, è difficile svegliarsi alle 4, lavorare e non arrivare a fine mese”), mi ha fatto come sempre viaggiare con la cabeza, immaginando un pianeta più normale e quindi quell’attimo più giusto a livello di stipendi. I calciatori di Serie A prendono un sacco di soldi. Cinquecentomila euro la retribuzione annuale media, vedere per credere la Dea 2015-2016 (fonte Panorama): novecentomila Pinilla e Paletta; settecentomila Diamanti, Cardona e Cigarini; seicentomila Gomez, Stendardo e Cherubin; cinquecentomila Migliaccio e Dramè; quattrocentomila Estigarribia, Brivio, Boakye, Kurtic e Raimondi; trecentomila Del Grosso, Borriello, De Roon, D’Alessandro, Giorgi e Nica. Si sbattono gran poco. Corrono mediamente un paio d’ore al giorno, per il resto giocano alla Play Station, o guardano filmacci su Sky on demand, sezione Comedy, manco Cult che gli farebbe bene. Va detto che rinunciano all’adolescenza, il momento più bello dell’intera esistenza, ma poi si rifanno alla grande tra i 25 e i 65, parecchi scopacchiando a destra e a manca, la maggior parte bevendosi un sacco di birrette, più di qualcuno pippandosi  l’inverosimile.
Pensiamo come se fosse l’Italia in base alla fatica e non ai diritti tv o ai privilegi delle caste. Vado, a sensazione, da comunistone quale sono: operaio alla Tenaris, due milioni di euro a stagione; ingegnere alla Brembo, quattro milioni di euro per i primi sei mesi, poi premi per arrivare ai cinque in un anno; cameriera nel peggiore bar dell’hinterland bergamasco, i tanti locali dove i clienti panzuti fanno volgari apprezzamenti alle tette e al culo di chi gli porta da bere, sei milioni per 365 giorni; mediano dell’Atalanta (parliamo di un part time) mille euro al mese; giornalista sportivo che non imbrocca il nome del centravanti, gratis (è già così, sicché in questo caso non cambierebbe una minchia…).
Lascio stare i parlamentari, su tutti i consiglieri regionali che guadagnano trentamila euro al mese per una decina di sedute che neppure seguono perché hanno da Whatsappare con l’amante. I nostri rappresentati in un Paese ideale andrebbero messi tutti direttamente in prigione, privi del salario minimo garantito, a frustate sulle chiappe una volta all’ora, strizzandogli pure le orecchie, morsicandogli il naso, se capita.
C’è qualcosa che non va perché la verità è che la cameriera prende cinque euro all’ora, quasi sempre in nero, l’operaio sette, l’ingegnere o l’architetto non guadagnano mai nulla (in Italia è sempre e comunque formazione),  il politico porta a casa duemila euro a sguardo, il calciatore tremila a pedata. E se non volete farvi venire male allo stomaco, evitate di andare a guardare lo stipendio di Marchionne, che ha un contrattino che guadagna tantissimo nonostante abbia affossato la Fiat, che noi sosteniamo tramite le tasse che paghiamo. Perdonatemi il grillismo (ovviamente delle origini, ora ci sono le consulenze a pioggia della Raggi), ma la frase di Sinisa meritava due parole. Incazzose.