di Matteo Bonfanti
Ero sul divano, va detto un po’ alticcio dopo un paio di birrette ad alta gradazione, le mie tennentsine quotidiane, era tardi tardi, penso le due di notte, guardavo la rassegna stampa su Sky nel mio solito modo, mano sul pacco a regalarsi tenere grattatine consolatorie dopo una lunga e pallosissima giornata di lavoro, un occhio chiuso, l’altro aperto in lotta con Morfeo, il mio dio preferito, il titolare del dicastero celeste più importante, quello del sonno.
Sui quotidiani un sacco di notizie, alcune vere, qualcuna palesemente falsa, incredibili, in stile Lercio, quelle sulle conseguenze del referendum di Renzies. Bene, l’ipotesi maggiormente accreditata è la seguente: se non passa la riforma proposta dal nostro Matteo, saltano otto banche, così, d’amblé. Da lunedì chiudono i battenti e addio al bancomat, ai soldi per le ferie, ai cento euro che ho messo via per comperarmi le scarpe da calcetto nuove, che quelle che mi ha regalato Gigi Foppa sono ormai improponibili. Stanno insieme con lo scotch blu che ho rubato in fiera un paio di settimane fa, di soppiatto, da furbetto, appena ho visto che nessuno mi guardava.
Non ho la tessera elettorale da un sacco di tempo, da un decennio, da quando ancora andavo alle manifestazioni alzando il pugno chiuso contro Berlusconi, Brunetta e Tremonti. Poi la sinistra è scomparsa, sono diventati tutti cattivi, io ho lasciato la scheda in macchina, i miei bambini ci hanno giocato, scambiandola per una carta Pokemon gigante, si è persa, non l’ho rifatta e non ho più votato che tanto il Pd, Forza Italia, la Lega Nord o il Movimento 5 Stelle sono uguali, rubano alla stessa maniera. Nonostante il marito di mia mamma, l’ormai famoso Ernesto, l’uomo più buono del mondo, stia facendo campagna elettorale per il Sì, non sarei andato al seggio manco questa volta. Ma è qualche ora che ho cambiato idea grazie al programma che ho visto dopo la rassegna stampa: il duello elettorale tra un quarantenne democratico con un vistoso riporto e gli occhi tristi, e una fighetta di destra, saltellante, grintosissima, anche carina in un’altra situazione, penso porcona. Ne dicevano di ogni, lui puntava a terrorizzare quelli dell’altro schieramento sostenendo saremmo diventati peggio dell’Africa nera, quella dove ti cresce la panza perché non magni la cotoletta di mamma neppure un giorno la settimana, lei spiegava, rossa di rabbia, che Renzi stava costruendo una vera e propria dittatura, che al confronto Hitler in Germania era stato un fiorellino di campo. Deliravano, piacevolmente, in gara a chi la sparava più grossa. Della proposta di legge nessunissima traccia, manco un accenno lontano, neanche due cagate anche solo per sentito dire.
Sempre che riesca a capire come si fa a rifare la tessera elettorale, domenica andrò a dire la mia.
Voglio essere protagonista anch’io dello sbarco dei marziani in Borgo Santa Caterina e della terza guerra mondiale che scoppierà in Piazza Pontida, comunque, in ogni caso. Se vince il Sì, i maiali si metteranno a volare lunedì notte in centro, se l’Italia sceglie il No, gli sportelli bancari saranno spazzati via da centinaia di gru portate qui da L’Aquila dai sempre divertenti grillini, quelli che fanno i video sugli Ufo. Insomma, quando ci sarà il cataclisma a causa dell’esito della consultazione referendaria, voglio dire: “E’ pure colpa mia”, tirando un sampietrino a caso, ma stando attento a non centrare nessuno.
Che cavolo ci chiedono? Sostanzialmente Renzies propone di eliminare trecentoquindici parlamentari e sessanta consiglieri del Cnel, un sacco di gente pagata profumatamente da noi per farsi i cazzi loro e del loro partito. Logico che la cosa non piaccia ai nostri politici. E’ un po’ come se a me, che sono un giornalista, mi domandassero se da domani voglio eliminare ventimila cronisti, senza sapere i nomi dei licenziati, tra cui potrei esserci io che sono assai modesto, parecchio fortunato. Oppure se al Gando, uno dei miei amici più cari, proponessero di tagliare immediatamente cinquemila posti di lavoro tra i disegnatori meccanici, inviandoli a pane e acqua magari in Perù. Ovvio incazzarsi come bisce e tirare mille menate, ipotizzando scenari apocalittici.
Non fossi implicato voterei Sì, si risparmiano 500 milioni di euro, chissà mai che Renzies s’impegni a far scendere le tasse che ci fanno pagare qui al giornale. Ma ho il mutuo sulla casa, ancora 37334 euro da pagare a una delle otto banche che verrebbero demolite in caso vinca il No. E sul conto ho 1206 euro, che non è una gran cifra, denari che posso perdere, chiedendoli a mia mamma. Mi perdoni il premier, la mia scelta è puramente personale, il sogno di dimenticarmi del debito che mi porto dietro da quasi quindici anni.