A lezione dalla Grecia. Potrebbe essere un nuovo corso propedeutico imposto ai molli eroi dell’italico pallone. La squadra di Fernando Santos raggiunge gli ottavi al 92′. Meritatamente, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Contro ogni pronostico, perché obiettivamente il valore tecnico della rosa è povero, ai limiti di un’aridità cronica.
Dimenticate le perplessità delle prime due uscite, in campo ammiriamo una squadra che lotta, corre e si aiuta dall’inizio alla fine. Non ci sono fenomeni tra i blu di Grecia, ma tanti onesti pedatori che hanno l’animus pugnandi nel loro Dna. Qualche giovane di buona corsa (che bravo Manolas), tanti vecchi di mille battaglie, compresi scarti e scartini irrisi dal nostro calcio. Dallo scaricato Papastathopoulos ai comprimari Moras e Tachtsidis. Dai retrocessi Kone e Christodoulopoulos alla riserva Torosidis. Katsouranis manca, paga la sciagurata espulsione rimediata contro i nipponici. Lo sostituisce Karagounis (37 anni, come un certo Toni), e fa capire perché campioni lo si è con l’esempio, ancor prima che con le supposte capacità tecniche: prende in mano la squadra e corre come un forsennato per 77′ prima di chiedere il cambio, stremato. Balotelli prenda appunti.
Samaris-Samaras non è uno scioglilingua né un composto chimico: è la formula vincente ellenica che si basa su peculiarità che fino a qualche anno fa credevamo fossero solo nostre. Difesa attenta, poco possesso palla, ripartenze veloci e tre passaggi per arrivare alla conclusione. E la vittoria, seppur raggiunta solo su rigore (sacrosanto) al 92′, è il giusto premio per una squadra che non sa gestire il pallone, ma fa due gol e colpisce tre legni.
Samaras segna il gol decisivo e ci si riempie il cuore. Arrivato nel calcio che conta troppo presto, passa dal City prima che arrivino gli sceicchi. Poi se ne va in Scozia, ritagliandosi un ruolo di tutto rispetto con il Celtic. Ma balza agli onori delle cronache internazionali per la festa scudetto di un mesetto fa, facendosi il giro del campo con un piccolo bimbo disabile in braccio: “Ho incontrato Jay in Irlanda. Lui è un ragazzino particolare, un’enorme fonte di ispirazione per me”.
Agli ottavi ci va la Grecia, lo spauracchio che tutti ci ricordano quotidianamente. Loro, economicamente, il fondo l’hanno toccato con mano: noi a questo fondo non ci arriviamo mai. Forse perché non sappiamo cosa sia, forse perché qualcuno non si accorge di esserci dentro fino al collo.
L’ottavo di finale dice Grecia-Costa Rica. E’ il bello del calcio: i fieri eroi ellenici contro gli indemoniati Ticos. Soldi e riviste patinate pochi, intarsi di barba e capelli ancor meno. Ma un cuore grande così.
Marco Neri