Sarebbe bello dire, per lo scudetto, Sampdoria o Verona, Bologna o pure Atalanta.
Sarebbe bello pensare che, di fronte alle solite stucchevoli superpotenze, i proletari (si fa per dire) di tutto il mondo (o del campionato) si unissero per ribaltare il risultato scontato. Invece sarà la solita lotta, si crede, tra Juve e Milan, ulteriormente rinforzate. Sarà il solito di chi in quanto a pecunia, non sta per niente male. Ma se c’è che giusto è, a scegliere fra Agnelli e Berlusconi. Tra la Fiat e Mediaset, loghi e luoghi già da tempo venuti a noia a molti.
Ma così sarà e allora proviamo a individuare qualche altro tema di interesse sul campionato prossimo e venturo.
Il primo è certamente, più evidente è quello di sapere quanto contino gli allenatori sui risultati della proprio squadra. Molte li hanno cambiati: Inter, Napoli, Roma… altri li hanno trattenuti, come il Milan, quasi a forza.
Mazzarri riuscirà a resuscitare un’Inter catatonica? Benitez manterrà, senza Cavani un Napoli competitivo e Garcia fallirà come gli allenatori che l’hanno preceduto o finalmente darà un gioco efficiente alla Roma?
Un allenatore argentino diceva: “io i miei giocatori li metto benissimo in campo, peccato che dopo si muovano”.
Per dire che c’è, anche fra gli addetti ai lavori, chi non crede ai poteri di chi allena.
Il campo certamente ci dirà chi ha ragione, tenendo conto che, in mancanza di soldi, e proprio sugli allenatori che oggi si fanno i maggiori investimenti.
La seconda questione è quella se il prossimo campionato, emergeranno dei giovani; se la società, cioè avranno il coraggio di rischiare, pescando, laddove ci sono e resistono, nei loro vivai. O se il risultato da ottenere ad ogni costo, anche questa volta lascerà i giovani in naftalina, preferendo, come sempre, gente di esperienza, anche se calcisticamente assai carente.
Infine, ultima questione, se riusciremo a vivere una stagione che ci avvicini al sogno, una stagione senza rancori, senza misurazione di millimetri, senza rabbia e senza violenza. In pratica una stagione di sport, che appunto dovrebbe essere un sogno. Sogno di arrivare in alto, sogno di superarsi, sogno di essere migliori e non piccina realtà che non diverte, non fa volare, ti lascia sempre esattamente dove eri già.
Poi, come si dice: tante squadre sono fortissime sulla carta, peccato che si giochi sull’erba.
Pietro De Col