Un brutto risveglio per il popolo nerazzurro. L’Atalanta, dopo la quarta sconfitta su cinque partite, si trova al penultimo posto della classifica. Solo ai tempi di Gregucci e di Osti si è fatto peggio. Doveva battere il modesto Palermo per cominciare la risalita della classifica, invece sta paurosamente precipitando, prestazione dopo prestazione. Una squadra sempre più caotica, un allenatore confuso e una società che sta in silenzio. A Bergamo il mondo è capovolto: gli ultrà filogovenativi, basta leggere lo striscione in Curva Pisani (”E’ presto per processi e soliti teatrini. Fiducia a Paloschi e Gasperini. Solo Atalanta”), i “borghesi” delle tribune all’opposizione con fischi contro giocatori, allenatore e società.
Dopo Cagliari ci si aspettava una svolta, un cambio deciso, invece la squadra e il suo allenatore sono finiti pericolosamente in mezzo ai guai. Come risollevarsi in fretta? Per ora è un enigma difficile da sciogliere, lunedì sera sul neutro di Pescara i nerazzurri incrociano il Crotone, ultimo in classifica. Intanto per non complicare la situazione è stata annullata l’amichevole col Pontisola. Con il Crotone è già un confronto per la salvezza e siamo solo alla sesta giornata di campionato. Questo significa che c’ è ancora molto ma molto tempo per togliersi dai bassifondi ma bisogna avere un’idea di come evitare il peggio. E il problema dell’Atalanta è proprio questo: manca un progetto di squadra. E bastata la formazione scesa in campo mercoledì sera per rendersi conto dello stato di confusione che regna dalle parti del Centro Bortolotti. Certo, alla vigilia del match con i siciliani a Zingonia si è presentato Antonio Percassi. Ha ribadito che l’allenatore dell’Atalanta è e sarà Gampiero Gasperini e ha richiesto con toni duri ai giocatori impegno e determinazione. Ma adesso che succederà? Col Crotone servono con urgenza i tre punti perché poi arriva al Comunale il Napoli e, dopo la sosta, prima si va a Firenze e poi si torna in casa con l’Inter. C’è poco da stare allegri.
Portare pazienza è il motto dei fiduciosi. Comunque il problema, e clamoroso, è un altro: la squadra è priva di identità. Cinque partite, cinque formazioni diverse ma, soprattutto, un tourbillon di moduli da sconcertare anche un frate certosino.  Dal 3-4-3 al 3-5-2 e poi di nuova marcia indietro. Quasi una partita di scacchi ma senza lo scacco matto, anzi. Spinazzola e D’Alessandro prima interni di destra, poi quest’ultimo torna a far l’ala, corre, crea apprensione alla difesa ma non conclude mai, quando vede la porta avversaria si smarrisce, Freuler sembra uno scolaro diligente ma mai oltre la sufficienza, Pinilla che lotta anche contro se stesso ma sempre lontano dal portiere, Gomez smarrito e una difesa che commette magari un solo svarione ma decisivo. E, tra l’altro, sul gol del macedone Nestorovski Berisha ha dato l’impressione di non essere impeccabile. Difesa disattenta, centrocampo muscolare e senza idee e comincia a smarrirsi anche Kessiè, già nel mirino degli squadroni, attacco asfittico. Peggio di così. Che fare?  Un modesto consiglio: Gasperini decida uno modulo definitivo e scelga senza tentennamenti i 14-15 giocatori affidabili e avanti. Ogni tanto il semplice buonsenso paga. Se poi ci si rende conto che la rosa a sua disposizione è poco più che mediocre soffriremo fino a Natale. Poi si vedrà.
Giacomo Mayer