Come direbbe un serio professionista della penna, Gozzano-Lecco è stata una partita dai due volti, diciamo una faccia per tempo. Entrambi questi volti sono stati accompagnati, almeno da parte nostra, da seri, essenziali e complessi interrogativi.  Quello del primo tempo è stato questo: siamo venuti qui a Gozzano per vedere giocare il Lecco, ma il Lecco dov’è?   Varie, ma forse non centrate,  le risposte.  Forse nel passaggio di proprietà  avvenuto in settimana, i nuovi soci si sono dimenticati di prenotare il pullman. Forse lo stesso mezzo ha bucato nel tragitto e ora stanno tutti là, a cercare di sollevare l’autobus, impresa che non deve essere semplice. O forse ancora, ci si è attardati nel pranzo piemontese, il nostro di un delizioso bollito misto, e quindi la compagine  blu celeste deve ancora arrivare.  Fatto sta che, pur a partita iniziata, il Lecco non dava notizia di sé. C’erano per l’appunto due squadre in campo, ma che l’accozzaglia di brocchi all’ultimo stadio (quello di Gozzano) che si opponeva alla squadra  locale fosse il glorioso Lecco, era veramente impossibile da credere. Giunti al secondo tempo, il Lecco si decideva a scendere in campo e nei minuti iniziali riusciva pure a segnare il gol della vittoria. L’essenziale domanda, stavolta rivolta ad entrambe le squadre  era allora un’altra: ma a che gioco staranno mai giocando questi qua? Tale domanda ci veniva corroborata da un educato spettatore che, al quarto batti e ribatti da una difesa all’altra, esclamava dalla tribuna a voce netta: “…giocate a calcio , grazie!”. Quindi non solo per noi c’era da escludere che stessero le due compagini,  giocando a calcio. Ma qual è allora il misterioso gioco a cui erano dediti, senza farcelo sapere, i ventidue pseudogiocatori in campo?  Io e Beppe ci siamo, come sempre, consultati.  Lui ha subito escluso che fosse tamburello, dacchè tale gioco l’aveva esaurito una squadra italiana in terra turca. Altresì, secondo sempre il suo illuminato parere,  non poteva trattarsi di ping-pong vista la proibitiva estensione del campo da  gioco.  Ne restavano altri, tra cui non abbiamo saputo però individuare quello giusto. Poteva essere infatti un due tre stella o strega comanda color o anche un semplicissimo giro giro tondo. Di tutto e di più, escludendo il calcio, poco, ma sicuro. Nel frattempo, questo frattempo di dubbi e dilemmi, sulla panchina del Lecco ha fatto il suo esordio il terzo allenatore della serie: un tale Cotroneo.  Ora, mentre ci si recava sul posto, io ho detto: “cavolo (ma con un’espressione più colorita), ho letto sul giornale che a questo Cotroneo gli hanno fatto pure un contratto, ma pure in serie  D si fanno i contratti?” Carlo mi ha prontamente risposto che sì, si fanno pure i contratti e che al tale Cotroneo gli daranno pure quattro o cinquemila euro al mese per allenare nella serie dei dilettanti, quale è la serie D.  Bene, il tale Cotroneo durante tutta la partita di ieri ha sbraitato dalla panchina, in modo assai rozzo e assai  semplice. Egli infatti, quando il Gozzano andava all’attacco, urlava ai suoi di mettersi in difesa e di scendere, quindi.  Se invece all’attacco c’era il Lecco, diceva ai suoi di accompagnare l’azione e perciò di salire. Così per tutta la partita su e giù , tric e trac, avanti e indrè.  Non altro veramente, tanto che, ad un certo punto ho detto a Beppe: “ guarda, se mi danno anche solo mille euro al mese, mi metto io al posto di questo tale Cotroneo, che, per dirigere il traffico con questa monotona semplificazione, non ci vuole proprio né intelligenza né acume tattico.  E poi la pseudo partita è finita e con essa anche la cronaca che ho cercato, nei suoi punti essenziali, di fare.  Resta a questo punto del pezzo e dell’anno, di porgere i doverosi auguri.  Noi lo facciamo esponendovi, (vedi foto), una mirabile opera dello scultore Beppe, che è specializzato nell’assemblare presepi di indubbio pregio. Quello che vi mostriamo è stato costruito per il Basket-Cantù, con cui Beppe ha degli agganci medico-sanitari, ed è stato molto apprezzato dalla società canturina. Come si può vedere, è un presepe dentro la rotolante e rutilante sfera che accomuna vari sport, tra cui, per l’appunto anche il calcio. E nel nostro sport rimaniamo per concludere festanti: a tutti l’augurio, per l’anno a venire, di stare in palla e non nel pallone.

Marco Bonfanti