Sono passati quarantacinque anni da questa data e chi mi conosce sa già che non è la mia nascita a cui mi riferisco. Alt: questo scritto non vuole essere un monumento al rimpianto ma una sorta di resoconto, stabilire dov’ero, dove sono arrivato e, magari, capire dove andrò. No, tranquilli, non ho intenzione di fare un elenco punteggiato, quello lo farò in solitaria, semmai voglio mettere sul piatto sensazioni, emozioni che mi hanno accompagnato lungo il percorso.
La prima domanda è: cosa ho imparato da tutto quello che mi è successo?
Beh, la prima risposta è stata che nulla va dato per scontato. Frase emblematica che, scorrendo le pagine dei social, compare spesso ed in varie forme. Leggendola accade di annuire pensando alla sua veridicità, credendo di comprenderla ma no, credetemi, non è così. Per metabolizzarla, per assorbirla completamente occorre salire su un ascensore con solo un tasto su cui è impressa una freccia indicante “giù”, dopodiché per tornare di sopra, al punto di partenza, sono affari tuoi. Non voglio fare la vittima, lungi da me quest’idea, però con meno ci resti là sotto meglio è per l’eventuale risalita. Io, fiero, orgoglioso, perdutamente innamorato ed ingenuo, mi ero messo in testa di fare come il buon Robin Williams nella celeberrima pellicola “Al di là dei Sogni”, dove il protagonista scende all’inferno per salvare la sua amata. La vita però non è come nei film ed io, da perfetto illuso, ho rischiato di restarci là sotto perché mi ero imposto che sarei risalito solo con lei, con la persona nata in quella data scritta all’inizio, salvandola dall’oblio. Avrei tanto voluto scrivere il lieto fine del mio personale film ma un obiettivo del genere non lo porti a termine da solo perché va oltre le proprie possibilità. Realizzato sto concetto, come dicono i giovani, ho mollato il colpo e la prima cosa su cui ho fatto leva per smuovermi da là sotto fu una promessa fatta alla mia donna in tempi non sospetti, fatto di cui mi ero completamente dimenticato:
“Se dovesse accadermi qualcosa promettimi che non rovinerai la tua vita per me”
Ho cominciato quindi a risalire e, provato dalla lunga permanenza nell’oblio, compresi ben presto che non sarei più riuscito a salvarmi. Ero disperato ma, quando alzai lo sguardo, scorsi una mano tesa rappresentata dalle persone splendide intorno a me che mi amano: loro mi hanno aiutato nella scalata e tirandomi, e sali, e sali e continua a salire sono arrivato al punto di partenza, al maledetto momento in cui sono salito su quell’ascensore. Qui giunto, nemmeno fossi Forrest Gump, non mi sono fermato ma ho seguitato a risalire arrivando nel punto in cui sono ora, fermandomi, tirando le somme, raccogliendo ciò che nell’affanno stavo lasciando per strada, facendomi la domanda di cui sopra, dandomi la prima risposta a cui però ne sono seguite altre, una miriade di frasi fino ad arrivare all’immagine, alla fotografia che ho scelto per accompagnare questo scritto: una donna che all’età di trentotto anni ha conseguito la laurea in Scienze Umane e Sociali. Quel giorno, il 7 luglio 2014, me lo ricordo come fosse ora: le lacrime che bagnano il suo viso sono di gioia ma sono anche lo sfogo per una serie di problematiche affettive, lavorative, esistenziali a cui Laura, caparbiamente, dovette far fronte per raggiungere quell’obiettivo. Fu uno sforzo immane, un’impresa che io non avrei mai saputo sostenere. Ovviamente ci sono altri fotogrammi, altre emozioni che mi accompagneranno finché avrò vita ma ho scelto questa immagine perché la ritengo il giusto tributo a tutti coloro che perseguono un obiettivo e, sebbene vessati, lavorano alacremente per raggiungerlo.
La donna nella foto non esiste più ma, ovunque essa sia, voglio ricordare il giorno del suo compleanno così come feci nel gennaio del 2015 quando la strinsi fra le mie braccia dicendole semplicemente:
“Tanti Auguri Amore Mio”.
Marcus Joseph Bax