Una delle competenze più sottovalutate nella nostra società, a partire dalla classe decisionale del Nostro bellissimo ma proprio Bel Paese, è il saper comunicare. Rischiamo di cadere nell’ovvietà: razionalmente, tutti siamo consapevoli dell’importanza di un uno sapiente della parola, ma poi nella quotidianità non diamo davvero il peso opportuno a quanto esprimiamo. È da poco passato il 25 Aprile, seguito da un bellissimo 1° Maggio, e non siamo riusciti a goderci un bel clima di festa, in quanto abbiamo speso il nostro tempo ad un utilizzo delle parole non tanto per poter dare spazio ad un aperto confronto, quanto piuttosto abbiamo usato le energie per prendere prepotentemente una posizione, insultando chi non festeggia la Liberazione e dando degli sfigati a chi festeggiava una festa sentita. No, la scuola non fa propaganda: o meglio, il buon insegnante non fa propaganda. Compito della scuola è invece dare gli strumenti per comunicare in modo opportuno: sviluppare un pensiero, poterlo tradurlo in parola ed esporlo riconoscendo il potere di ciò che si esprime, che può far soffrire l’altro, lo può far gioire, lo può far piangere di dolore o di gioia. Ecco, poniamoci ogni tanto come obiettivo non il commento tagliente nel quale mostro una buona dose di cattiveria e strafottenza perché fa figo, e rilanciamo l’educazione, che ne gioveranno i nostri cuori, l’italiano, la grammatica, l’umore e ne gioveranno i rapporti umani. E ne gioveranno i nostri ragazzi e le nostre ragazze, che ci osservano sempre. Quindi non stupiamoci se, per affermarsi nella loro turbolenta adolescenza, mostrano aggressività e strafottenza: gliel’abbiamo insegnato noi. Proprio noi, con i nostri commenti, il nostro bullismo verso chi la pensa diversamente da noi.
Daniele Benvenuti (nella foto sotto)