Nel giorno in cui si decide un nuovo fermo nazionale (lockdown non mi piace perché stiamo abusando troppo degli inglesismi…) si dovrebbe festeggiare l’Anniversario della Vittoria. Mai come quest’anno questa ricorrenza scivola via silenziosa nonostante sia ricordata dalle Istituzioni, che per ruolo non possono certamente abdicare alla sua memoria.
Ci stiamo tutti domandando come e quando ci rialzeremo da questa ennesima catastrofe sanitaria, sociale ed economica, ma voglio ricordare all’attento lettore che proprio nel 1918 l’Italia e, più in generale, buona parte dell’Europa chiudevano quattro anni sanguinosi (ndr : per l’Italia tre) lasciandosi alle spalle devastazioni, milioni di morti ed una crisi economica senza precedenti nella storia dell’umanità. Le similitudini con la situazione attuale sono molteplici ma i nostri antenati seppero reagire, pur in un contesto storico completamente diverso, a tali avversità. Questa sera guardando la Torre dei Caduti nel centro della nostra città non posso che riflettere su quelle giovani vite che, spesso inconsciamente, si immolarono per un’unità nazionale che ora presenta qualche scricchiolio dovuto ai fattori che tutti ben conosciamo. La capacità di reagire, insita nel nostro popolo, ha rari esempi in giro per il mondo che ci ha spesso dipinti con stereotipi che non ci appartengono. Quel sacrificio per mantenere unito un popolo che presenta sì differenze, ma è unito sotto un’unica bandiera, non sarà stato vano se sapremo trovare dentro di noi le energie che non ci mancano nonostante tutto sembra congiurare contro di noi. Se penso alla nostra terra bergamasca ciò assume ancora più forza perché in questo infausto 2020 ha già pagato un tributo pesante e non dimenticato in termini di affetti e di vite umane. Che questo 4 novembre non sia solo un ricordo di una pagina di storia passata, forse polverosa e spesso densa di retorica, ma rappresenti la capacità concreta di resilienza (un termine oggi anche abusato) e di voglia di rinascere, come ben recita l’ultimo splendido e toccante inno di Roby Facchinetti che risuona ormai costantemente nell’arena sportiva della nostra città. Coraggio Bergamo, coraggio Italia!
Giuseppe De Carli

(foto: visitbergamo)