Era il 3 novembre 2020, una lezione indimenticabile a porte chiuse per il Covid-19, un modo esemplare per imparare a stare a certi livelli in Europa e segnatamente in Champions League. Una tripletta da leggenda nello schiaffo a cinque dita all‘Atalanta, a Bergamo. Una lezione di calcio da parte di Diogo Jota e del Liverpool. Ma record, primati e numeri se li porta via il vento. Sotto forma del tragico destino che s’è portato via l’ala portoghese, un grande campione, dal gioco astuto, tecnicamente raffinato, rapido negli ultimi venti metri di campo, gran colpitore in area ma anche dalla lunetta, da 136 gol nella carriera di club, compresi Pacos de Ferreira, Atletico Madrid, Porto e Wolverhampton, più 14 in Nazionale. A nemmeno 29 anni. Li avrebbe compiuti il prossimo 4 dicembre.

Lascia tre figli e la moglie, sposata il 22 giugno scorso. Gli è stato fatale l’incidente stradale avvenuto nottetempo, poco dopo l’una, nel tratto della A-52 vicino a Palacios de Sanabria, in provincia di Zamora, Spagna. Un rogo fatale. Il calciatore viaggiava insieme al fratello André, anch’egli calciatore professionista. La ricostruzione dei Vigili del Fuoco locali racconta che il veicolo è finito fuori strada e prendendo fuoco. 

Jota, vero nome Diogo Luis Teixeira da Silva, era nato a Massarelos, ex frazione di Oporto, il 4 dicembre 1996. Coi Reds, 2 Coppe di Lega, 1 FA Cup e l’ultima Premiership sotto la gestione di Arne Slot. Allora, agli ordini di Jurgen Klopp, la lezione epocale di cui si diceva in premessa, la tripletta nella cinquina. Sinistro e destro per aprirla e, a ruota di Salah e Mané a inizio ripresa, al minuto 54 ecco il pallone portato a casa da trofeo. Gli sia lieve la terra: chi ha fatto la storia all’ombra della Maresana non può essere dimenticato.
S.F.