Ivan Juric e la grana Lookman: “Siamo sereni e abbiamo parlato chiaro. Concentriamoci su domani”. Idem, al battesimo del fuoco personale con una competizione mai vissuta, nemmeno da calciatore: “Le emozioni sono poche, non certo le più intense della mia carriera. Io penso a superare il primo pressing del Paris Saint-Germain, con una fase difensiva perfetta contro giocatori così tecnici e veloci, per sfruttarne gli spazi e i pochi punti deboli. Ce la giochiamo lì. Con Zalewski non ho parlato della sua finale in maglia Inter contro l’avversario di mercoledì sera, la squadra più forte d’Europa, ma speriamo che non si ripeta quella partita là…”.
Tutto e di più, dribbling compresi alle domande scomode, dal tecnico di un’Atalanta alla quinta Champions League della sua storia dallo start proibitivo. Di là mancano Beraldo dietro, due terzi degli intoccabili davanti come Dembelé e Doué, più forse Kvaratskhelia che ha ancora nel polpaccio sinistro i buchi dei tacchetti di Odsonne Edouard del Lens. Di qua, oltre al separato in casa, Ederson, Kolasinac e Scamacca oltre a Bakker, atteso per gennaio e non ricompreso nella lista UEFA. “Non sono spaventato, ma curioso di affrontare i più forti d’Europa. Cercheremo di fare una grande partita contro un PSG che ha grandi caratteristiche di palleggio e velocità. Siamo senza i pezzi grossi e ci mancano, ma ci sono tanti giovani vogliosi di fare bene. Col Lecce abbiamo collegato bel gioco e vittoria, prima non c’eravamo riusciti e la cosa ci regala fiducia anche per la Champions. L’obiettivo? Andare avanti, in un modo o nell’altro”.
Se l’uomo di Spalato indica all’orizzonte almeno le posizioni dalla 9 alle 24 sulle 36 in lizza nella fase campionato, c’è un Marten de Roon in vena d’amarcord. 12 agosto 2020, a Lisbona, nel silenzio del quarto di finale secco. Illude Pasalic, reduce come lui, Sportiello e Djimsiti. L’uno-due dal 90′ in avanti Marquinhos-Choupo Moting la ribalta: “C’è ancora rammarico per essere arrivati a cinque minuti dalla semifinale di Champions, oltretutto c’era un’atmosfera surreale e triste, senza tifosi. Non voglio ripensarci troppo. Stavolta ne abbiamo quasi duemila al seguito (1.184 il dato ufficiale del settore ospiti, ma vanno contate anche le disponibilità UEFA, NdR). Niente da perdere, allora come oggi, contro un avversario fortissimo, dal centrocampo di qualità con giocatori noti come Vitinha, Joao Neves e Fabian Ruiz. Molti rispetto per loro, ma voglio provare a essere al loro stesso livello e magari un pochino sopra”.
“Non sarà l’emozione più forte della mia carriera, anche se è una partita importante contro una squadra fortissima. Prevale la concentrazione su come affrontare l’avversario. Luis Enrique è un grandissimo allenatore, un innovatore, uno che ha proposto un calcio diverso e ha vinto meritatamente la Champions League.
Sono fortunato ad avere 4-5 giocatori di grande esperienza che incarnano lo spirito dell’Atalanta, la dedizione, il lavoro, la voglia di dimostrare che ci siamo. Sono soprattutto i ragazzi nuovi a dover prendere esempio. Ce ne sono di pronti, nuovi e freschi con tanta voglia di fare bene e con l’opportunità di fare una prestazione di alto livello” (Ivan Juric).
“Qualcosa è cambiato nel mio gioco con Jurić, sono più avanti in campo. Sarebbe strano cambiare tutto, stiamo costruendo qualcosa di nuovo, ma non è facile cambiare dopo nove anni. Guardando il secondo tempo contro il Lecce, siamo fiduciosi. Mi manca il gol in Champions, ma m’importano più il risultato e come gioca la squadra. Quando arriva, arriva…
Siamo sempre stati bravi in trasferta in Europa, vogliamo dimostrare che con Jurić siamo una squadra di alto livello. Vogliamo essere all’altezza del compito di affrontare i migliori in Europa.
I tifosi sono sempre con noi, è importante sentire l’affetto per noi calciatori in campo che siamo sempre supportati. Speriamo che cantino forte spingendoci verso il risultato. Giocare la competizione più bella che c’è dà sempre soddisfazione, perché ci siamo meritati di farlo grazie a una grande stagione. Per noi comincia con una grande sfida in uno stadio bellissimo.
Il formato a campionato della prima fase di Champions mi piace molto, perché le partite sono sempre aperte, in otto gare si lotta per i primi 24 posti. Servono coraggio, cattiveria e orgoglio per provare a fare risultato.
Quando ho dovuto consegnare la fascia di capitando uscendo dal campo domenica, cercavo istintivamente Djimsiti o Pasalic, poi ho visto Scalvini che è più a lungo in squadra e gliel’ho data. Era successo anche a Colonia in amichevole.
Col Liverpool, per parlare di sfide così, dissi di entrare senza paura, con orgoglio, con coraggio, divertendoci. Se si va con questo atteggiamento non si sbaglia” (Marten de Roon).
Si.Fo.


martedì 16 Settembre 2025
