Il migliore dell’Atalanta nella vittoriosa rimonta col Club Brugge, pur senza strafare, perché i grandi giocatori lavorano sottotraccia e nell’ombra, risponde al nome e allo spirito da guerriero di Mario Pasalic. Rigore procurato e incornata vincente quando già era scalato nei due in mezzo dopo aver fatto più che altro il trequartista dietro due punte, formula poi ripudiata dal tecnico Ivan Juric coi cambi. A proposito, insieme a pochissimi dei suoi, il secondo voto in pagella è proprio del mister.
Carnesecchi 6: semidisoccupato, eppure beffato da uno degli assistman delle due volte precedenti.
Kossounou 6: il flessore destro lo frega dopo una prova a saliscendi, con impostazione un po’ rabberciata (8’ st Musah 6,5: tutto bene, compresa la sponda vincente che gli alza la media, a dispetto del borseggio subìto dallo sprecone Vermant. Ma era la zona di De Roon).
Djimsiti 6,5: Tresoldi è costretto a girargli al largo, lui prova sempre a pungere su situazioni inattive.
Ahanor 7: un minorenne sempre più padrone della scena, tampona da solo l’emergenza in difesa e dà la sensazione di poterne giocare cinque di fila col fisico e i mezzi di cui dispone.
Bellanova 6: spinge ma non troppo, finché non lascia l’adduttore sinistro negli spogliatoi (1’ st Zappacosta 6,5: ci prova subito e soprattutto, a differenza del sostituito, punta secco la linea di fondo).
Ederson 6,5: rientra dopo la pulizia al ginocchio seguita alla comparsata di Lecce dimostrando una discreta autonomia sul medio periodo. In mediana pochi reggono il suo passo: il tunnel a Vanaken con destro un po’ largo è la ciliegina di traverso a chi a febbraio se l’era mangiato (16’ st Samardzic 7: serviva l’alternativa in grado di creare e finalizzare da fermo, eccolo qui).
De Roon 5,5: errore non forzato sul gol preso, quando apre la navata all’ala destra corsaiola dei fiamminghi senza far recuperare la difesa. Eppure il resto della prestazione è stato all’altezza della sua fama di leader e frangiflutti.
Bernasconi 7: la leggerezza in disimpegno aereo allo start poteva costare cara sulla pressione di Forbs, ma è un peccato veniale lungo la prestazione a tavoletta da alfa a omega.
Pasalic 7,5: trequartista tattico con libertà anzi dovere di pressione sul portatore di palla, mai fisso con la mediana avversaria a due, segna proprio una volta scalato in mediana dalle sostituzioni del mister. Fa tutto benone. Come sempre: è un campione.
Krstovic 5: dà subito l’impressione di poterne azzeccare poche e difatti passa 89 minuti scarsi a sbucciare palloni e lamentarsi delle trattenute. Prima punta da profondità, se deve muoversi tra trequarti e area affollate perde il novanta per cento (43’ st Brescianini sv).
Lookman 6: meglio nella seconda metà, dove qualcosa s’inventa, al netto di una continuità da affinare. Era dal 12 maggio con la Roma che non giocava titolare, era rientrato solo due domeniche fa col Toro (16’ st K. Sulemana 7: cambio per aumentare i giri. Arretra a prendersi il boccino, la sfiora da fuori, tiene tutti sul pezzo, compagni e avversari. In questo momento va al doppio di chicchessia).
All. Juric 7: congegna bene i cambi dopo aver rischiato Ederson e Lookman dall’inizio. La realtà è che la Dea appartiene dei giovani: sono praticamente della Z Generation Musah e Samardzic, l’unico fuori quota decisivo è stato il trentenne Super Mario. Tra carta d’identità e tattica, la svolta è stata comunque la contro-virata al preferito 3-4-2-1.
Si.Fo.


martedì 30 Settembre 2025
