Abbiamo passato due ore con Alessia Mossali, una voce interessante della nuova generazione di medici che si occupano di performance sportiva, rimanendone estremamente colpiti. Giovane, ma già oltremodo in gamba, le due ore di intervista con lei sono letteralmente volate, questo perché la dottoressa bergamasca, che ha tra i suoi pazienti già diversi campioni sia del calcio che del ciclismo, è una donna molto avanti, proiettata nel futuro, dall’incredibile forza mentale, professionalmente molto preparata, priva di qualsiasi tormento del nostro difficile momento, libera da qualsiasi pregiudizio, svincolata da quelli che fino a una manciata d’anni fa erano i cardini del suo ambito lavorativo e, che, ora, valgono fino a un certo punto. Parlarle insegna, intanto che i nostri giovani stanno facendo passi da giganti nella cura di se stessi, poi, in ordine, che stare bene è un insieme di cose, non è solo mettere a posto gli acciacchi e gli acciacchini vari che escono dopo le partite, è anche prestare un’assoluta attenzione alla qualità del proprio sonno e alla propria alimentazione, sottoporsi in modo regolare a test ed esami, evitare eccessi, più di tutto ascoltarsi perché spesso è la testa che non va. Detto che noi giornalisti andiamo da sempre in direzione ostinata e contraria rispetto al nostro benessere psicofisico, le abbiamo promesso che ci metteremo d’impegno sulla nostra salute, seguendo il grosso dei suoi consigli.
E allora ecco le sue parole, partendo da un concetto chiave, il termine “scarso”, abusato nello sport. “E’ una definizione che dovremmo eliminare dal vocabolario di ogni atleta. Non esistono calciatori o corridori scarsi, ci sono invece sportivi che hanno problemi che in quel preciso momento non riescono a vedere perché i consigli per migliorare le loro prestazioni arrivano “a occhio”, magari da un allenatore o da un amico, che si affidano alle sensazioni, non a dati empirici. Questo succede anche in ambiti dilettantistici di alto livello. Come si risolvono queste situazioni? Affidandosi a un esperto, a chi possiede la formazione necessaria per aiutare gli atleti in questione a migliorare le proprie prestazioni evitando inutili rischi, del resto, se in casa c’è una perdita d’acqua, non si chiama un calzolaio, ma un idraulico che sa il fatto suo. Faccio tre esempi di persone che ho seguito. C’era un ciclista che, improvvisamente, non riusciva più a vincere una corsa, rimanendo indietro in ogni volata, e non se ne capacitava. Analizzando i suoi valori, il suo problema era unicamente legato alla dieta, aveva eliminato i carboidrati, perdendo, di fatto, l’energia che gli serviva per arrivare in fondo. A occhio era diventato scarso, invece aveva semplicemente un problema di nutrizione, risolto, è tornato a essere tra i primi. Parliamo di calcio, ecco il giocatore che tutti definivano ormai “finito”. Non lo era, semplicemente, negli anni, aveva cambiato il suo modo di stare in campo. Messo in un nuovo ruolo, è subito tornato a fare la differenza. In ultimo il centometrista bloccato, nel suo caso era sbagliata la gestione dei carichi di lavoro e del recupero”.
La dottoressa Alessia Mossali, classe 1990, non è solo una medico attenta alla performance, ma una professionista che guarda allo sport con occhi nuovi. “Credo che il nostro ambito sia maggiore. Sono laureata in medicina e ho una formazione avanzata in cardiologia dello sport, gestione del rischio clinico, nutrizione, supplementazione e farmacologia sportiva. Ma per aiutare ancora di più gli atleti che seguo, sto completando la laurea in Scienze Motorie. Questo perché credo che ognuno di noi sia una macchina meravigliosa, ma complessa, conoscerne ogni minimo particolare, grazie, appunto, a una combinazione di competenze, mi permette di migliorare la condizione psicofisica degli atleti che seguo”.
Stimatissima da tanti nostri amici, tra gli altri gli uomini della dirigenza del Caravaggio, club calcistico con cui lavora ormai dalla lontana stagione 2017-2018, la dottoressa Alessia Mossali ha un passato da atleta. “Tutt’ora mi alleno costantemente, anche perché sentire la fatica è un elemento necessario per far bene il mio mestiere. Da ragazza ho fatto equitazione a buoni livelli, con grande impegno, questo anche perché vengo da una famiglia dove il leit motiv è “se prendi un impegno, devi portarlo fino in fondo dando tutta te stessa”. Mi allenavo tre ore al giorno, ovviamente c’era un lato divertente, ma anche un insegnamento importante, che per arrivare ai risultati sperati occorrevano sia la dedizione che il senso di responsabilità. All’università ho iniziato a giocare a tennis, facevo la sparring partner di una mia compagna di studi che era una campionessa. Anche in questo caso, era un modo per mettermi alla prova”.
Il Caravaggio è stata tra le prime realtà a credere in lei e continua a collaborare con la dottoressa Mossali nel settore giovanile, segno di una fiducia che si è rafforzata negli anni. Oggi, come medico della prima squadra femminile dell’FC Lumezzane, prosegue un percorso di crescita che unisce competenza, esperienza sul campo e visione moderna della performance. “Penso che i biancorossi siano un esempio di lungimiranza. Sono dirigenti che non lasciano nulla al caso ed hanno portato il Caravaggio ad essere uno dei migliori club della nostra provincia nell’ambito della crescita dei giovani. C’è grande attenzione, ma anche una certa propensione a coccolare i ragazzi, ossia a metterli nelle condizioni migliori, anche sorridendogli, evitando sempre che il clima si appesantisca. Con loro collaboro ormai da sette stagioni e ho avuto la fortuna di lavorare sia con i giocatori del vivaio che con quelli della prima squadra. Ovvio che cambia, i giovani sono molto più vivaci, ma con una società dietro molto forte, si lavora bene”.
Già, i giovani, e le parole di Alessia Mossali hanno il sapore della speranza. “Vedo una generazione molto più consapevole. Tra i giovani atleti che seguo, ne ho diversi che mi dicono “dottoressa, io voglio fare il calciatore, ma anche laurearmi, perché lo studio è fondamentale”. Poi, rispetto alle generazioni precedenti, i ragazzi di oggi hanno conoscenze che hanno dell’incredibile. Si informano, leggono, mi chiedono. Ed è un bene, hanno una grande attenzione verso il loro corpo”.
Capitolo doping. “Anche in questo ambito c’è stato un profondo cambiamento rispetto al passato. Oggi l’approccio degli esperti che seguono gli atleti professionisti è a 360 gradi: si lavora sull’equilibrio complessivo, sulla qualità del recupero, sull’alimentazione, sulla gestione dei carichi e dei momenti di stress. Quando ogni aspetto è curato con metodo, le prestazioni migliorano naturalmente e non serve ricorrere a scorciatoie o a “aiutini” esterni. Mi ricollego a quanto dicevo prima sulla consapevolezza: anche i ragazzi del settore giovanile stanno crescendo in questa direzione, mentre i professionisti sanno perfettamente cosa fa bene e cosa no. Hanno interiorizzato l’idea che la performance sia, in fondo, la conseguenza diretta del loro benessere psicofisico”.
Capite la nostra premessa iniziale, parlare con la dottoressa Alessia Mossali è qualcosa di estremamente piacevole e la si vorrebbe subito assumere come medico della nostra redazione. Regala bellissime sensazioni, tanto la voglia di affidarsi alle sue cure. Colpisce l’uso delle sue parole, conosce bene, ad esempio, la differenza tra paura e ansia. Grande professionalità, ma anche una certa propensione al sorriso. E un incredibile voglia di migliorare lo sport. “Questo perché si fanno ancora tanti errori… Il primo che mi viene in mente? Il ruolo che certi vecchi allenatori assegnano ai bambini in sovrappeso, al novantanove per cento li mettono in porta nonostante vogliano giocare fuori, spesso facendoli smettere prima ancora di cominciare. Servono sensibilità e attenzione che, a volte, non ci sono per mancanza di preparazione”.
Ci sarebbe da scrivere molto di più, ma sui giornali lo spazio è tiranno, troppe le cose interessanti che ci ha raccontato, una che ci ha colpito, l’esercizio che si fa per superare la frustrazione, “che è parte del gioco”, trasformando qualcosa di negativo in positivo, in energia pura. Vi promettiamo, quindi, un secondo episodio con la dottoressa Alessia Mossali. Ringraziandola per la sua disponibilità, per la sua cortesia e per la sua simpatia, vi rimandiamo alla rete, al suo instagram (doc.mossali) e al suo sito (www.alessiamossali.it), saprete ancora di più di una persona che fa bene a tutto il nostro sport.
Matteo Bonfanti
Nella foto: la dottoressa Alessia Mossali all’ingresso della redazione di Bergamo & Sport
venerdì 24 Ottobre 2025

