Raffaele Palladino non ha Ivan Juric come termine di paragone, ma solo come sostituito con una punta amarognola di dispiacere: “Siamo stati compagni al Genoa e lui mi ha poi allenato anche al Crotone. Lo ringrazio per avermi fatto trovare un gruppo in ottima condizione fisica e capace di dedizione”. Sullo sfondo, la pietra angolare su cui ricostruire la casa dell’Atalanta è sempre una soltanto, benché il neo mister lo neghi: “Bisogna guardare avanti, non al passato, anche se Gian Piero Gasperini lo considero il mio maestro perché mi ha insegnato tanto. Ha fatto qualcosa di indelebile. Bisogna riportare la squadra e la società dove merita e dove le compete, visto che frequenta meritatamente l’Europa da tanti anni. Le risposte le dà sempre la partita: a Napoli, perché da lì si ricomincia sabato sera, voglio un’Atalanta intensa, battagliera e sfrontata. Anche e a maggior ragione contro i Campioni d’Italia”.
Luca Percassi, l’amministratore delegato, ha voluto fare da cappello alla presentazione allo stadio dell’allenatore subentrato. “Siamo con lui, gli siamo vicini e sono convinto che tutti i bergamaschi gli faranno sentire affetto e sostegno”. E ancora: “Porto a Raffaele i saluti di tutta la società Atalanta, del presidente Antonio Percassi e del co-chairman Stephen Pagliuca, porgendo al mister un grande ed enorme benvenuto. Posso garantire, vedendolo lavorare tutti i giorni, la sua grande attenzione e la grande responsabilità che s’è assunto e sta dimostrando. E’ il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via”.
IL PALLADINO DEL LAVORO – “Sono felice, possono sembrare parole banali ma è quello che sento. Sono in una grande società, il mio staff e io faremo di tutto per dare il massimo. Ringrazio la famiglia Percassi, Pagliuca e il direttore sportivo D’Amico. Coi ragazzi ho toccato pochi tasti ma chiari, ho battuto sul dna dell’Atalanta, l’intensità, la filosofia del lavoro, la concretezza e il sacrificio. Voglio far ritrovare quello che forse s’era un po’ perso. C’è poco tempo da cui ottenere il massimo, col rientro dei nazionali ho ritrovato un gruppo dai grandi valori umani e tecnici su cui lavorare”.
IL SABBA D’ALBIONE – “Restare fermo qualche mese, per mia volontà, è stata un’opportunità di crescita. Ho imparato l’inglese, ho studiato nuovi campionati, Aspettavo l’Atalanta, per me è un top club: ho avuto tante chiamate in questi mesi, ma quando ho ricevuto questa siamo partiti subito capendo che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Vogliamo essere competitivi e battagliare su tutti i fronti. In Inghilterra ho imparato la lingua, ho visto diversi club e squadre all’opera, soprattutto Arsenal e Chelsea. Guardiola è Guardiola, ma il mio preferito è Arteta. Anche in Italia ci sono allenatori preparati, ci mancherebbe…”.
PALLADINO E JURIC – “Ogni allenatore ha le sue idee, ci tengo a salutare Ivan Juric, abbiamo condiviso lo spogliatoio da compagni e l’ho avuto come allenatore. E’ stato fatto un buon lavoro da cui ripartire, ho trovato giocatori in ottima condizione fisica e un gruppo con grande dedizione e voglia di lavorare. Vorrei anche la voglia di rivalsa, l’Atalanta non merita questa posizione in classifica ma vogliamo dimostrarlo. I concetti di gioco: metterò qualcosa di mio che ritengo giusto per la squadra, il dogma è provare a comandare le partite. Voglio una squadra coraggiosa e intensa”.
LA PIETRA DI PARAGONE – “Il mio telefono è scoppiato, ho messaggi arretrati ma non ho avuto l’opportunità di sentire Gasperini con cui ho un buon rapporto. Per me è stato un maestro e lo ringrazio per ciò che mi ha dato. Bisogna guardare avanti, lui ha fatto qualcosa di indelebile”.
LO PSICOLOGO E LA CERNITA – “Ho cercato di conoscere la società e i ragazzi, alla spicciolata abbiamo integrato il gruppo coi nazionali. Per adesso m’interessa la prima partita, quella di Napoli, ma la rosa è ampia e competitiva per tutte le competizioni. Non esistono titolari e riserve, ogni giorno per i giocatori è bene sappiano che un test. Scamacca è rientrato dalla Nazionale con grande voglia, credo tanto in lui come in Krstovic che è il suo antagonista. Gianluca ha grandi potenzialità e caratteristiche specifiche: deve capire che negli allenamenti bisogna andare forte, le sue qualità verranno fuori. Credo tanto in Lookman, è forte e può fare la differenza. Ho telefonato a lui e agli altri nazionali, s’è presentato bene al rientro. Valuterò il suo impegno in base agli allenamenti e a quello che mi dirà il campo. Daniel Maldini? Punto su tutti, ho 22 giocatori di movimento più tre portieri. Non posso permettermi di perdere alcun giocatore. Maldini sa cosa voglio è che nel suo ruolo ci sono Sulemana e Lookman. Ognuno sa che chances può giocarsi. Non guardo in faccia a nessuno”.
OBIETTIVO EUROPA – “Questa società con grande merito è sempre stata abituata a stare in Europa facendo qualcosa di straordinario. L’obiettivo è riportare l’Atalanta a quei livelli, perché la rosa è forte e deve e può fare di più. Testa bassa e pedalare. La cosa che mi ha sorpreso di più è la presenza quotidiana della società. Ci sono sempre Luca, D’Amico e il presidente. Mi porto dietro un bagaglio tecnico e d’esperienza importante, il biennio a Monza e l’anno a Firenze sono stati molto formativi. L’Atalanta è un orgoglio e un motivo di soddisfazione. Dobbiamo portare i nostri tifosi ad avere grande entusiasmo, la piazza lo merita. Lo spirito della quadra deve rispecchiare quello dei bergamaschi, lottare e andare forte”.
MISTER EMPATIA – “Cerco di essere molto empatico coi calciatori, poche chiacchiere e si va a ottenere i fatti. Senza 14 nazionali avevamo 9 giocatori di movimento, ma ho iniziato a stabilire relazioni. Questa settimana abbiamo messo concetti e princìpi. Mi piace spingere i ragazzi e recepiscono bene. Non sono un integralista, sono aperto alle caratteristiche dei giocatori e li metto in condizione di esprimersi al meglio. Cerco il vestito giusto per la squadra in base a questo. La squadra è stata costruita nel 3-4-2-1 che mi piace di più, o in alternativa il trequartista. Un sistema di gioco che la squadra conosce bene”
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LA DURA LEGGE DEL GOL – “Non giudico il lavoro fatto in passato, mi baso sulle caratteristiche individuali e di squadra. Il potenziale offensivo è incredibile, non solo in attacco. Voglio che i quinti chiudano più l’azione, voglio gol anche dalle altre zone di campo, voglio che si vada a riempire di più l’area. Sono io a dover mettere la squadra in condizione di fare più gol, però”.
IL CAVALLO DI RITORNO – “Federico Peluso era strafelice perché conosce il mondo Atalanta per averci giocato. Ha dato tanto al club, mi ha spiegato come si lavora qui e aveva ragione. Mi piace conoscere il cuore della città e spesso andrò in giro per conoscere le persone. La squadra deve rispecchiare il dna dei bergamaschi”.
GIOVANI E FISICO – “Ci sono calciatori giovani di grande prospettiva. Si può fare un grande lavoro. Devo farli crescere individualmente: dare valori ai singoli. Sono molto esigente negli allenamenti, nell’aspetto fisico, mentale e tecnico. Il miglioramento singolo alla fine è il miglioramento della squadra. Ho esperienza su dove ricercare l’intensità necessaria avendo affrontato una competizione europea come la Conference League. Al meno tre dalla partita si può lavorare anche di fisico. I calciatori più lavorano meglio si sentono in campo”.
PALLADINO AL MERCATO – “E’ presto per il mercato di gennaio, poi ci ragioneremo. Non posso che dare una risposta diplomatica. Adesso devo concentrarmi al cento per cento sui giocatori, per conoscerli. Quando c’è un cambio di allenatore il morale tende ad andare giù. Ma bisogna reagire subito, ho cercato di toccare i tasti giusti. A darti le risposte è la partita. E a Napoli la voglio sfrontata”.
Esseffe


mercoledì 19 Novembre 2025
