Fuori uno, dopo il poker al Genoa: “Vederla da vicino tre volte senza alzarla fa male. Arriviamo fino in fondo”. Fuori due: “La via più semplice per vincere un trofeo: cinque partite e lo fai. Giovani? Esperti? Il mio gol? Essere d’ispirazione e d’esempio in spogliatoio è bello”. Le firme, nel dopogara di Coppa Italia dell’Atalanta, le mettono l’allenatore Raffaele Palladino e il capitano-bomber d’occasione Marten de Roon.
C’è un tecnico da tre su tre dopo il ko all’esordio di Napoli che spiega l’avvicendamento di cinque undicesimi della formazione anti Fiorentina della domenica prima: “Non credo nel turnover, metto sempre in campo la formazione migliore sulla base degli allenamenti. Ho cambiato la catena di sinistra anche perché Zappacosta aveva la febbre; volevo vedere Zalewski, Kolasinac e Sulemana che però s’è fatto male e non avremo per un po’ di tempo. Volevo vedere anche Sportiello. Io vedo tutti e faccio valutazioni”. La metamorfosi in poche parole: “Appena arrivato c’era un dato, eravamo ultimi per duelli vinti e recupero palla in zone alte. Era importante migliorarlo, stiamo facendo un buon lavoro ma la differenza la fa la pressione degli attaccanti. Quando lavorano bene loro, lavora bene tutta la squadra che poi li serve”.
Palladino si spende come sempre nell’elogio di organico, dirigenza e ambiente. “Sono stato aiutato da tutti, da una società seria con Antonio e Luca Percassi più Tony D’Amico quotidianamente al campo, fino a un gruppo straordinario. Tutti ragazzi seri, dai più esperti ai più giovani: anche chi è subentrato ha fatto bene. Non mi aspettavo una squadra così forte, mi sorprende sempre di più ogni giorno che ci sto dentro. Il gruppo ha nelle corde grandi qualità. Sabato sarà una bella partita a Verona contro una squadra difficile da affrontare a casa sua”. Seguono i singoli, partendo dall’unico big non sostituito: “Scamacca sta mettendo l’intensità che aveva un po’ perso, non giocava una partita intera da un anno e mezzo. Più mette benzina nelle gambe, meglio si sente”.
E ancora, sulla punta di diamante: “De Ketelaere è un leader in campo. Un ragazzo introverso e silenzioso, ma vuole la palla e fare gioco, dobbiamo dargli la palla perché sente gli spazi dove può far male agli avversari. Ha un talento incredibile, lo sta associando a una fase difensiva fantastica. Se in tre partite abbiamo fatto nove gol senza prenderne è perché gli attaccanti stanno lavorando bene”. Ci sarebbe il punto dolente: “Daniel Maldini lo conosco da Monza, credo tanto in lui. Ha bisogno di minutaggio, dovrà sfruttare le occasioni. Ha un grande talento, ha bisogno della fiducia di tutti. Ha preso palo, poteva far gol, io gli chiedo qualcosina in più oltre all’intensità negli allenamenti. Non ho un focus solo sull’attacco. La mia idea di gioco ha sempre portato frutti dai quinti, dobbiamo avere gol anche da loro. Ma dalle loro zone portiamo tanti palloni in avanti”.
“Sono felice di Kolasinac per cui abbiamo stilato un programma individuale. E’ stato fantastico, è uno che sta facendo lavori integrativi di forza e di corsa, siamo felici di averlo ritrovato. Ho bisogno di recuperare Scalvini, ma io ho bisogno di tutti perché giochiamo tante partite. Ho trovato bene Bernasconi, ragazzo serissimo di grande prospettiva, un ottimo giocatore che viaggia a duemila negli allenamenti. Ultimamente ho fatto scelte diverse dal suo lato con Zappacosta, ma altre occasioni non mancheranno”, prosegue l’allenatore mugnanese. “Ci tengo tanto alla Coppa Italia, è l’obiettivo comune di tutti. Qui l’hanno vinta solo nel 1963, vederla tre volte e non alzarla fa male. Vogliamo arrivare fino in fondo”.
L’autore del bis in avvio di ripresa fa un altro spottone pro Palladino. “Non beccare gol è importante, almeno così sei sicuro di non perdere. Hanno detto in tanti che il mister ha riportato l’entusiasmo la voglia di giocare per vincere, andando sempre in pressione e sempre avanti. Il messaggio dell’allenatore è di non avere paura di sbagliare. Anche Scamacca pressa e ruba palloni, un messaggio importante”, sottolinea De Roon. Il mix generazionale sognato da Ivan Juric sta prendendo forma agli ordini del suo successore: “Stavolta hanno segnato la vecchia guardia e la nuova generazione. E’ bello ispirare la mentalità atalantina in spogliatoio. Era importante dare continuità alle prestazioni e ai risultati sotto la gestione Palladino”.
Sì, ma cosa dice di così determinante il quarantunenne semi-esordiente a grandi livelli ai suoi? “Di spingere, di continuare a mettere metri nelle gambe. Ma il mister all’intervallo ci ha spronati a continuare, perché la partita non era chiusa. La Coppa Italia è la via più semplice di alzare un trofeo: cinque partite e ce la puoi fare, noi ci abbiamo già tentato tre volte”. Infine, sul turnover: “Muriel, che abbiamo visto allo stadio con la Fiorentina, è l’esempio più importante che dalla panchina si può essere comunque determinanti. Le riserve oggi hanno spinto forte, abbiamo bisogno di tutti con una partita ogni tre giorni”.
Dulcis, in fundo, la prima da titolare dal 13 aprile scorso, quella del crac al crociato sinistro col Bologna, di Sead Kolasinac, reduce da due comparsate da subentrante. “L’affetto e il sostegno dei tifosi fa sempre piacere. L’importante è aver dato continuità a questo buon momento della squadra. Siamo partiti forte e abbiamo dominato la partita – la chiosa del braccetto bosniaco di padre montenegrino -. Per me, come per chiunque resti lontano dal campo per tanto tempo, tornare a giocare da titolare è stato fondamentale. Abbiamo vinto giocando bene, dobbiamo continuare su questa strada”.
SF


mercoledì 3 Dicembre 2025
