Prosegue la rubrica di mister Alessio Pala denominata “Vedere calcio e non solo guardarlo”, dove il tecnico si rivolge in prima persona ai lettori sfruttando la sua grande esperienza accumulata nel settore, per essere un pò più preparati al momento in cui il calcio tornerà ad essere protagonista in tutte le categorie professionistiche e non. La quarta puntata, la penultima in programma, è focalizzata su un nuovo ramo dei settori giovanili, dai 12 ai 14 anni. Buona lettura!

“Il gioco del calcio offre, a differenza di tanti altri sport, divertimento immediato, buoni spazi, ampia possibilità di movimento e di gesti, possibilità di stare all’aria aperta in compagnia. Nel periodo puberale vi è un capovolgimento del fisico/bambino in fisico/adulto e tale crescita è diversa per ciascun ragazzo e per ogni segmento corporeo: il bambino bravissimo a 10 anni può diventare addirittura scarso nella pubertà e di questo bisogna essere consapevoli, senza fare drammi nè creare situazioni critiche. Il ragazzo in questa fase dovrà infatti rivedere e ricostruire da capo, adattandosi il proprio schema corporeo e tutte quelle coordinazioni che in precedenza (9/10/11) sembravano definitivamente stabilizzate. L’istruttore dovrà contribuire alla sicurezza personale del giovane calciatore, dovrà operare con continua e costante mediazione nei rapporti con l’ambiente esterno, per esempio i genitori. Ecco i genitori, un bel problema, soprattutto per quelli invadenti. Per trasmettere le proprie conoscenze tecniche, l’istruttore dovrà inviare dei messaggi ai giovani. Questi messaggi o insegnamenti, per un momento o per sempre, rimarranno in ‘aria’ in attesa di essere recepiti. La ricezione da parte degli allievi sarà sempre relativa alle motivazioni che gli stessi hanno nei confronti di ciò che si propone loro. Il concetto è io e la palla insieme agli altri, cioè una specializzazione iniziale. Perfezionare il bagaglio tecnico colmando e correggendo le lacune, esercitare la tecnica all’infinito, anche attraverso forme di gare molto varie, perfezionare l’apprendimento tattico in particolari situazioni di difesa e attacco. Per la preparazione fisica, tanta mobilità articolare, velocità, cominciare anche a introdurre alcune sedute di resistenza aerobica. Gli strumenti? Sono tanti, prima di tutto l’attrezzo principale, cioè il pallone. Da lì parte tutto. Poi gli spazi, i compagni, i tempi, le abilità, l’uno contro uno, e via di seguito. Con l’aiuto di un preparatore (se si ha la possibilità) tante corse speciali, come la corsa saltellata, quella laterale destra e sinistra, la corsa all’indietro, lo skip corto e lungo, la calciata dietro, la calciata saltata e galoppata. La forza generale meglio fatta a carico naturale, per esempio la forza elastica con la funicella e la forza esplosiva tramite esercizi di pliometria. Predisporre situazioni didattiche che permettano al giovane di evolvere e ampliare le proprie esperienze motorie, tecnico tattiche, considerando il calcio come un gioco, e soprattutto facendo sì che anche i giovani lo considerino in tal modo, senza caricarlo di eccessiva importanza. Anche qua va fatta una distinzione tra le selezioni professionistiche e non. In entrambi i casi quelli che devono emergere hanno doti naturali sotto tutti i punti di vista, e la selezione sarà naturale, chiaramente dopo avere fornito loro svariati strumenti. Porto alcuni esempi personali che hanno influito in modo determinante su tutto il mio percorso da giovane calciatore e non, e un’esperienza personale da allenatore particolare. Così penso sia stato per tutti. L’esempio massimo dell’istruttore capace di un settore giovanile è stato per me e per tantissimi il maestro Raffaello Bonifacio, che ebbi la fortuna di incontrare nei primissimi anni nel settore giovanile dell’Atalanta. Aveva ed ha tutto. Capacità, occhio nelle scelte (arte…), abilità nell’insegnamento, capacità di coinvolgere e stimolare, rispetto, educazione, modi, capacità di comprendere e intuire. Lo faceva sempre in modo corretto e pertinente, con tutti, per sempre riferimento mio e di tanti atri sotto tutti gli aspetti. Semplicemente un modello. Altra persona (e non riguarda il calcio) è stata la dottoressa Rampello, mia insegnante di ragioneria. Severa, pretenziosa, ma preziosa. Non ho mai fatto l’impiegato ma mi ha insegnato la materia in modo radicale (pur senza studiare tanto), ancora oggi ho ben presente tutto. Lei ha creato ragionieri molto più preparati dei dottori in economia e commercio. Così come in tutti i campi del lavoro i primi insegnamenti dei maestri capaci determinano il tutto. Significa che un buon istruttore in questa fascia fa la differenza poi per tutti i giovani calciatori, infatti siamo alla radice, là dove nasce tutto. Altra importante esperienza l’ho vissuta un paio di anni fa come allenatore particolare. Per due o tre mesi ho sostituito il compianto mister Emiliano Mondonico con i ragazzi in difficoltà della clinica di recupero a Rivolta d’Adda presieduta dal dott. Cerbizza. Bene è stata una grande soddisfazione, oltre all’affetto che nutrivo per loro, che dopo un certo periodo quei ragazzi fossero in grado di effettuare alcuni esercizi in modo corretto, sincronizzato e ragionato. E lo facevano da soli, con grande motivazione, con sfrenato entusiasmo e interesse, bellissimo. Se lo hanno fatto quei ragazzi, come non possono imparare e crescere i giovani calciatori, che hanno tutto per farlo? Quindi niente scuse, nè per gli istruttori nè per i ragazzi. In questa fascia di età (e non solo, per me anche nei grandi) uno strumento importantissimo, ma dimenticato, è l’utilizzo delle cosiddette ‘forche’. Semplicemente dei paletti a forma di iperbole o croce, con un filo a scendere che termina con attaccato un pallone. Con questo si può allenare tutta la tecnica, in modo armonico e differenziato, tutte le posture, i tempi, e in più diventa anche un buon lavoro fisico. Era stato inserito dal sottoscritto nel settore giovanile dell’AlbinoLeffe e vi garantisco che in poco tempo i ragazzi sono migliorati in modo esponenziale. Considerando che tutti i ragazzi hanno delle potenzialità, il compito dell’istruttore in questo periodo è semplicemente quello di portarli ad esprimere il proprio massimo, a prescindere delle attitudini naturali. Madre natura e alcune circostanze poi faranno il resto”.

In fede, Alessio Pala