Tra i paesi più colpiti da questa terribile pandemia c’è Gandino, un luogo meraviglioso, abbarbicato in cima a una valle che sembra presa in prestito dalle favole. Io che ne sto scrivendo, ho visitato il piccolo centro seriano proprio quest’estate per incontrare i dirigenti e i ragazzi della Gandinese, gente forte, coraggiosa e determinata, ma pure dall’allegria contagiosa. Tre le persone a cui mi sono subito legato, perché mi hanno immediatamente aperto i loro splendidi cuori, il presidente Carmelo Canali, il fantasista Matteo Bonomi e il ds, Giorgio Robecchi, un ragazzo super, ex calciatore di quantità proprio come me.
Passato l’incredibile tsunami, oggi sento proprio Giorgio, che ieri ha riconfermato il suo mister, Pietro Picinali, altro ragazzo sorridente e dall’immensa voglia di vincere, come tutti a Gandino, persone che in questi mesi hanno lottato quotidianamente contro l’angoscia e il dolore di tantissimi lutti. “Abbiamo vissuto un periodo che non dimenticheremo mai, sempre con l’assordante rumore delle sirene delle ambulanze nelle orecchie – ci racconta il direttore sportivo rossonero -. E ogni volta la paura è che si trattasse di un parente o di un amico. Abbiamo visto ammalarsi tante persone care, sono morti molti nostri compaesani. Io stesso ho perso mio zio, un uomo straordinario, un ragazzo della nostra squadra il suo papà… Il dolore è stato ogni volta immenso”.
Ora a Gandino l’impressione è che la situazione sia molto migliorata. “Tocco ferro mentre lo dico, ma da qualche giorno sembra che la nostra gente non stia più morendo. Riconfermare Pietro alla guida della prima squadra è anche dare un segnale per l’intero paese. Abbiamo voglia di ripartire col calcio per tornare a vivere un po’ di normalità dopo questi mesi tragici e incomprensibili. Non scorderemo mai queste settimane, ma crediamo che il pallone possa farci tornare a sorridere”.
Bellissime parole da parte di un ragazzo che quest’estate mi ha colpito per la passione, l’entusiasmo e la voglia di ridere. Prima dello stop forzato, la Gandinese era terza nel girone B di Seconda, a cinque punti dalla capolista Sovere e a due dai cugini della Nuova Selvino. Impossibile non chiedere a Giorgio un parere sui possibili verdetti di questo 2019-2020. “Personalmente penso che per stabilire le eventuali promozioni, la Federazione dovrebbe andare a vedere la classifica alla fine del girone d’andata. Sarebbe più giusto. Noi, ad esempio, abbiamo avuto un calendario molto difficile nelle prime gare del ritorno, con tanti scontri diretti, poi ci sarebbero toccate partite contro formazioni più abbordabili. E avremmo detto la nostra fino alla fine del campionato”.
Condividendo il pensiero, chiedo a Giorgio come ha vissuto questi mesi. “Come tutti, cercando di far passare il tempo, senza pensare ogni secondo a cosa ci stava capitando. Mi sono mancate tantissimo soprattutto due cose. Innanzitutto il pallone, che per me è stare accanto a tanti amici, l’allenamento, ma pure andare a bere l’aperitivo o a mangiare tutti insieme, vedendo magari un partitone. Ci siamo sempre sentiti, che siamo un bel gruppo, legatissimo, ma parlare al telefono è un’altra cosa rispetto alla bellezza di ritrovarsi al campo. Poi la montagna. Io vado sempre, a correre o a camminare, la valle è la mia seconda casa. Aver ripreso la via dei sentieri mi ha fatto ritrovare un po’ di serenità”.
In ultimo una curiosità, che ho saputo dagli amici in comune… “Sì, è vero… Mi sono ingegnato ai fornelli. Ho riscoperto la cucina, specializzandomi sui dolci. Grazie agli insegnamenti al cellulare del mio amico Carlo, un cuoco rinomato, ora faccio un’ottima crostata di frutta, ormai la specialità della casa. Poi la mia passione sono i risotti, quello allo scoglio e quello coi gamberetti e le zucchine”.
Dopo aver sentito le ricette del ds Giorgio Robecchi, la speranza è di rivedersi insieme a tavola, presto, subito dopo una sfida promozione della Gandinese delle meraviglie 2019-2020.

Matteo Bonfanti