“Era venerdì sera quando, dopo l’allenamento con il mio gruppo dell’under 18 dell’Armani, il coach Gabriele Zaccardini mi ha riferito che il giorno seguente sarei dovuto partire con la prima squadra alla volta di Venezia perché ero stato convocato da mister Pianigiani. Infatti da quest’anno in Serie A hanno introdotto la regola che consente ad una squadra di avere cinque o sei italiani, a seconda dei giocatori totali mandati a referto, e così mi è stata data questa possibilità”. In queste poche parole c’è tutta la gioia e la contentezza di un ragazzo di 16 anni, classe 2002, che dopo tanto lavoro, sacrificio ed impegno, arriva a guadagnarsi una convocazione con i campioni d’Italia del basket. Il sogno di tutti i bambini si è avverato per Davide Milesi, bergamasco nato a Gorle, nella serata di domenica sera, quando nel gruppo dei grandi campioni italiani e americani del basket del nostro paese c’era anche lui. “È stata un’emozione indescrivibile”, commenta Davide che ripercorre i momenti passati con i beniamini di sempre sul pullman e prima del match. “Il viaggio è stato tranquillo ed io e il mio compagno di squadra siamo stati accolti bene dal gruppo e non sempre questo accade. Andrea Cinciarini e Simone Fontecchio in particolar modo ci hanno messi a nostro agio nella squadra, ma anche gli americani parlavano con noi ed erano amichevoli. Il coach Pianigiani poi si è presentato ed è stata una grande emozione”.
Come si ottiene un risultato del genere? La risposta sta tutta nell’allenamento. Tanti sacrifici quotidiani, uniti a tanto lavoro, permettono di arrivare a grandi risultati. Lo sa bene Davide che da quando ha preso per la prima volta un pallone da basket in mano non ha mai smesso di allenarsi tutti i giorni. Non importano le condizioni meteorologiche, conta essere lì su quel campetto con quel pallone a provare e a riprovare insistentemente. Davide si allena tutti i giorni, andando avanti ed indietro da Milano in treno, e si concede solamente un giorno di riposo dopo la consueta partita settimanale. “Ho iniziato qui nella squadra del mio paese quando ero in prima elementare. Con la Virtus Gorle ho giocato fino ad arrivare in Under 13 disputando anche un campionato regionale, poi dall’Under 14 sono passato invece al Bernareggio che fino all’anno scorso era una sorta di squadra affiliata all’Olimpia Milano dove sono ora. A quel punto, dopo aver raggiunto le finali nazionali Under 15 da playmaker della squadra, è arrivata la proposta di Armani e, non potendo rifiutare, sono stato ceduto in prestito. Devo essere sincero: mi è dispiaciuto molto lasciare il mio gruppo perché eravamo legati ed è stato difficile scegliere di andarmene, ma era un’opportunità da cogliere al volo. Domenica vedere il palazzetto di Venezia pieno è stato incredibile. Fare riscaldamento con giocatori del calibro di quelli di Milano ancor di più”. Un altro aspetto importante nella vita di un giocatore così giovane è il conciliare lo studio con lo sport. Davide si organizza sfruttando al massimo i momenti di riposo come il giorno dopo la partita settimanale e gli spostamenti in treno. “Quando i miei compagni di classe del Liceo Amaldi hanno saputo che avrei presenziato in Serie A erano contentissimi. Ho ricevuto i complimenti anche da alcuni professori”, racconta Davide continuando. “ Per tutto questo devo dire grazie ai miei genitori perché mi sono sempre vicini e mi aiutano costantemente. Se ho bisogno di un passaggio per Milano perché hanno soppresso un treno sono sempre disponibili e questo è un grande supporto per me”. Prendendo spunto da una canzone di Vasco Rossi mi viene da dire: “Le stelle stanno in cielo e i sogni… non lo so. So solo che son pochi… quelli che s’avverano”. Per Davide il sogno si è avverato, ma adesso viene la parte più difficile: persistere, senza mai mollare. Per arrivare un giorno a calcare stabilmente il parquet di tutti i campi d’Italia e perché no, gli Stati Uniti non sono poi così lontani.
Mattia Maraglio