Lo chiamano Messi per assonanza col cognome, Messori, e anche per il piede mancino. Perché Francesco, da Correggio (Reggio nell’Emilia), è nato senza la gamba destra. La passione per il calcio nel sangue è tale da averlo indotto, lui, ragazzo del ’98 (22 novembre, Bologna), a cominciare a raccogliere adesioni per fondare la Nazionale Italiana di Calcio Amputati nata ufficialmente nel 2012, dopo aver indotto il Csi a cambiare il regolamento per giocare nei campionati giovanili dei normodotati. Le Scuole Medie di Ardesio, su iniziativa di Francesca Soli, fotografa, giornalista e professoressa di Francese, modenese di Castelnuovo Rangone ma reggiana per formazione professionale prima di venire ad abitare in Valseriana, a Piario, lo avranno come gradito ospite sabato 29 maggio dalle 10 alle 13 presso la palestra dell’istituto.

Una lezione di sport e di vita da un ragazzo che, alla stessa età degli studenti che si accingono ad accoglierlo, si mosse per primo per regalare a quelli affetti da menomazioni fisiche come lui il sogno di calciare un pallone a livello competitivo, per partecipare poi appena quindicenne ai Mondiali di categoria in Messico nel 2014 (e agli Europei in Turchia nel 2017) replicati 4 anni più tardi. Il Calcio amputati è una disciplina riconosciuta dalla FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) dal dicembre 2017. La federazione internazionale di riferimento è la World Amputee Football Federation (WAFF), mentre a livello europeo è la European Amputee Football Federation (EAFF). Ci hanno giocato o ci giocano anche i bergamaschi Daniele Piana (’79) di Bariano e Carlo Avelli di Sola.

Tornando a Messori, il Messi del calcio azzurro che potete vedere nel breve video in coda all’articolo, tra l’altro testimonial Uefa degli Europei Under 21 nel 2019, gli va riconosciuto il merito di aver costruito mattone dopo mattone la squadra nazionale utilizzando Facebook come strumento. Grazie a un incontro alla Domenica Sportiva, è nata una grande amicizia con Marco Tardelli, il campione del mondo nel 1982 in Spagna, che ne ha curato la prefazione della biografia “Mi chiamano Messi” invitandolo all’Onu a parlare davanti a 2.500 ragazzi di 145 Paesi diversi (a marzo 2018, per il Change the World Model United Nations).


 

 
 
 
 
 
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