C’è questo mio ragazzo, che anche quando piove, mi porta in braccio il sole. E ha raggi tutti attorno e la mia stessa voglia, di viversela tutta, di nuovo e fino in fondo, e non ci fa dormire. E siamo sempre insieme, e mi trasforma il sale, con lui che mi sta accanto, diventa come il pane. Mi dicono mi somiglia, gli sguardi e il camminare, ma io non me lo vedo, né a piangere, neppure a scappare, piuttosto in riva al mare, col mondo sottobraccio.
C’è questo mio ragazzo, che ho accanto ogni mattina, e pur che è sempre nudo, io non avevo visto mai. Si muove nella stanza, mi cerca, mi sospetta, mi abbraccia sorridendo, mi dice di restare. Finiamo dentro agli occhi, le mani nelle mani, e io gli chiedo scusa, ma io non lo sapevo, che era la sua pelle. Se solo arriva addosso, fa stare così bene, ha dentro l’allegria, la libertà e la pace.
C’è questo mio ragazzo, che cambia la mia sorte, che pure stare a casa diventa una magia. E ha giochi sconosciuti, il naso da pagliaccio, le carte, i dadi, i baci, la pancia sulla schiena, il tempo che è una corsa, i sogni sopra al letto. Mi accorgo che è l’amore, che è il mio capolavoro, di me della mia stirpe, di chi c’è ancora in vita, di chi non c’è già più.
C’è questo mio ragazzo, che è questa mia fortuna, dei giorni e poi dei mesi, degli anni su di me, che non mi fanno male, perché c’è stato e c’è, il senso del mio stare, ora e ogni volta, ancora, qui.
A mio figlio Zeno, che amo, e che ci sta facendo passare questi giorni di quarantena facendoci un sacco ridere. A quel casinista che è il mio adorabile primogenito, Vinicio. A tutti i bambini e a tutti i ragazzi d’Italia, che con le loro risa ci stanno facendo vivere questa cosa così brutta e angosciante nell’allegria che dà speranza. Passerà, la faranno passare i nostri figli

Matteo Bonfanti