A pochi metri dal traguardo, ancora davanti a tutti. L’Atalanta supera agevolmente il Benevento, seppur con un punteggio risicato, mantiene saldamente il secondo posto e, ciò che conta, ha a disposizione il match point per conquistare la Champions, per la terza volta consecutiva, con una giornata d’anticipo. Basta la vittoria col Genoa, matematicamente salvo, e si brinda già a Marassi. Col Benevento le insidie era sparse ovunque perché quando si affronta un’avversaria con l’acqua alla gola e che sta rischiando di affondare non è mai semplice. Ma l’Atalanta di questi giorni, ben catechizzata dal suo condottiero Gasperini, non ha corso questi pericoli, come magari era successo nelle scorse stagioni quando punti preziosi erano stati buttati al vento, Empoli e Spal del passato. E poi il Benvento era arrivato a Bergamo arrabbiato e deciso a tornarsene a casa non proprio a mani vuote. Sono state solo elucubrazioni della vigilia perché in campo l’Atalanta ha mostrato, da subito, la sua superiorità su tutti i fronti e senza concedere speranze agli avversari. Del resto il gol di Muriel dopo una triangolazione con il solito Malinovskyi è una perla da godere chissà per quanto tempo. E’ bastata quell’azione di gioco di spettacolare bellezza a sublimare la partita. Certo non è stata la consueta goleada causa la mira imprecisa di alcuni atalantini ma la partita non ha avuto storia, un dominio assoluto. Gasperini ha presentato una formazione con il 4-3-3: Hateboer e Gosens ai lati della coppia Romero-Palomino, in mediana De Roon e Freuler, in mezzo Pessina e poi i tre dell’attacco Malinovskyi, Muriel e Zapata che si sono scambiati, spesso le posizioni anche se la più frequentata presentava Muriel a sinistra, Zapata a destra e Malinovskyi che aveva facoltà di inserirsi in mezzo, magari con la collaborazione di Pessina che, in apertura, ha sfiorato la rete del vantaggio. E il Benevento? 5-3-2 che spesso ammucchiava in difesa anche i tre centrocampisti Hetemaj, Viola e Dabo, lasciando soli soletti i malcapapitati Gaich e Lapadula. Quindi tutti dalle parti di Montipò, troppi intasamenti e poche scintille da parte atalantina fin all’uno a zero, ventiduesimo minuto, nato dalla creatività cristallina del duo Malinovskyi-Muriel. Per Lucho il gol numero ventidue, a due dal record di Pippo Inzaghi, e si può fare con Genoa e Milan alle porte. Il vantaggio ha aumentato il dominio e il Benevento è riuscito a mettere il naso dalle parti di Gollini una sola volta ma ci ha pensato Romero a stoppare il bel tiro di Barba. Tutto qui. Il secondo tempo si è sviluppato sulla falsariga del primo, impreziosito dall’eccellente qualtà della panchina nerazzurra. Infatti il 2-0 è stato realizzato da Pasalic, quinto gol stagionale, con una combinazione Miranchuk-Zapata. Dal gol, ancora al 22′, alla fine è stata una partita di assoluto controllo: nerazzurri vogliosi di un’altra goleada, Benevento velleitario dalle parti di Gollini e in dieci per l’espulsione di Caldirola nel finale, due gialli in pochi minuti.
Giacomo Mayer