Oggi parliamo con Dario Suardi, una certezza della Serie D.
Dario, da dove è partita la tua carriera di calciatore?
“Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile alla Colognese fino ad arrivare alla prima squadra, dove ho esordito in serie D. Ho fatto una decina di anni in serie D tra Colognese, Pontisola, Ciserano, Scanzorosciate e adesso Brusaporto”.
Hai vestito diverse maglie di società bergamasche, raccontaci qualcosa di tutte queste esperienze.
“Come ti ho già detto ho iniziato alla Colognese e sono stati due anni difficoltosi per via delle note vicende societarie. In quegli anni sono cresciuto molto con allenatori che ho veramente apprezzato come Magoni. L’anno in cui è fallita la società sono rimasto e ho fatto il campionato di Eccellenza per poi, l’anno dopo, seguire il direttore sportivo Vecchi al Pontisola. A Ponte ho trascorso l’anno più bello della mia carriera ma anche l’anno più brutto perché abbiamo perso la finale di Coppa Italia e la semifinale playoff. Dopodiché sono andato a Ciserano e ci sono rimasto per quattro anni. È la società dove sono stato più tempo in prima squadra ed è stata come una famiglia per me. Poi, purtroppo, come spesso succede nel calcio, le strade si sono divise e mi sono trasferito allo Scanzorosciate dove, per la prima volta, ho iniziato ad allenarmi la sera cambiando totalmente la mentalità dell’allenamento. Un anno in giallorosso e poi sono approdato al Brusaporto”.
Mi hai detto che il ricordo più bello coincide con il Pontisola…
“Si, il più bello e il più brutto… la finale di Coppa che perdemmo ai rigori, prendendo il gol del pareggio al 90’ inoltrato su rigore. Oltre a questo, sempre lo stesso anno, partecipammo anche alla Tim Cup passando il turno con l’Ascoli ma poi fummo eliminati dal Cesena”.
Come ti reputi come difensore?
“Mi piace molto creare i giusti meccanismi con i miei compagni. Quest’anno mi sto trovando molto bene con Ondei”.
Com’è il calcio ai tempi del Covid?
“Come abbiamo visto sono state rimandate diverse partite e ogni settimana c’è il rischio che ne saltino altre. Fortunatamente noi, per adesso, non abbiamo avuto nessun caso e ci stiamo allenando senza problemi. Bisogna sperare che le cose migliorino, sia nel calcio che nella vita”.
C’è qualche squadra bergamasca in grado di lottare per l’alta classifica?
“Squadre bergamasche che lottino per le zone alte faccio fatica a trovarne anche se ora si sta trovando lì la Real Calepina, squadra ben attrezzata per il buon mercato che ha fatto quest’estate. È un campionato equilibrato: tutte possono vincere e tutte possono perdere, non vedo nessuna favorita”.
Arriva il Fanfulla: sensazioni?
“Purtroppo veniamo da una brutta sconfitta, abbiamo delle potenzialità anche se serve tempo visto che abbiamo cambiato totalmente il modo di giocare rispetto all’anno scorso. Stiamo lavorando sugli equilibri perché a volte ci mancano e domenica ce la giocheremo come abbiamo sempre fatto”.
Quale augurio ti fai per questa stagione?
“Spero di crescere come squadra e migliorarla, magari fare qualche gol e, essendo difensore, prenderne pochi. Il sogno nel cassetto è sempre quello di esordire tra i professionisti prima o poi anche se l’età continua a salire, ma la speranza è l’ultima a morire”.
Vanessa Testa