A tu per tu con Michele Rota, roccioso difensore centrale (e nella vita di tutti i giorni impiegato in un ufficio tecnico) di uno Scanzo in piena lotta per la salvezza, a maggior ragione dopo la preziosissima vittoria strappata nel finale sul campo del Brusaporto.

Michele, da dove nasce la passione per il calcio?
“Da piccolo ho avuto la fortuna di provare tanti tipi di sport e alla fine tra tutti l’ha spuntata il calcio, che oggi come allora, è quello che riesce a darmi le emozioni più forti in assoluto”.

Dove hai iniziato la tua carriera? L’esordio in prima squadra?
“Ho iniziato la mia carriera a Villa d’Almè e ci sono rimasto fino all’esordio in prima squadra, che allora militava in Promozione (2007/2008). Quando ho iniziato era un calcio un po’ più “pane e salame”, ma forse era anche quello il bello”.

Le tappe più importanti della tua carriera.
“Ricordo bene l’anno che ho fatto in quello che all’epoca si chiamava AlzanoCene, la mia prima esperienza in serie D che mi ha formato tanto soprattutto a livello caratteriale, poi ho girato un po’ di anni prima di “trovare casa” a Scanzo nel 2014″.

I momenti indimenticabili.
“Ho vissuto tantissime belle emozioni negli anni, sicuramente la più grande e inaspettata è stata la promozione in serie D con lo Scanzo, che è quella che ha anche segnato una svolta importante nel mio percorso calcistico”.

Una persona imprescindibile per il tuo percorso calcistico.
“Tutte le persone che ho incontrato mi hanno lasciato qualcosa, chi qualcosa di positivo e chi di negativo. Ho sempre cercato di assorbire il più possibile da chi ho ritenuto un esempio da seguire, e questo bagaglio di esperienze lo porterò sempre con me, nel calcio e nella vita”.

Come si sta allo Scanzo? Obiettivo stagionale?
“Mi trovo molto bene, siamo un gruppo unito nonostante l’annata particolare, tra protocolli di distanziamento e un mercato sempre aperto. L’obiettivo stagionale è sempre quello, la salvezza”.

Pronostico secco, quando torneranno tutti in campo?
“Sinceramente la situazione non mi sembra delle più rosee, però spero tanto che a settembre sia un po’ tutto più sotto controllo, in modo da consentire di ricominciare a vivere la vita normale, seppur con le precauzioni del caso”.

La squadra del cuore e lo sportivo a cui ti ispiri.
“Inter, ma non sono un tifoso di quelli “veri”, sono più un simpatizzante. Lo sportivo che ho ammirato più di tutti è Kobe Bryant, per il modo che aveva di vivere lo sport e per la sua capacità di trasmettere i veri valori dello sport”.

Un mister o un dirigente con cui avresti voluto lavorare.
“Più che allenatori o dirigenti mi sarebbe piaciuto toccare con mano il mondo del professionismo. Poter pensare solo a giocare a calcio può far crescere esponenzialmente un calciatore”.

Come stai vivendo questa stagione particolare?
“La cosa più pesante di questa pandemia è che non si intravede la luce in fondo al tunnel, si vive alla giornata sperando che qualcuno prima o poi trovi una soluzione per mettere fine a questa brutta storia, e lockdown dopo lockdown la situazione si fa sempre più difficile”.

E’ il momento di salutarci.
“Colgo l’occasione per salutare tutte le persone che conosco e che non vedo da tempo per via di questa pandemia”.

Mattia Locatelli