A tu per tu con Paolo Acerbis, numero uno della Giana Erminio ed ex AlbinoLeffe.
Ciao Paolo, dicci qualcosa su di te.
“Sono Paolo Acerbis, portiere della Giana Erminio, 39 anni e per adesso fortunatamente il mio lavoro è ancora il calciatore”.
Ricordi il tuo inizio di carriera? E il tuo esordio in prima squadra?
“Ho iniziato a giocare nelle giovanili del Leffe, per poi approdare all’Atalanta e poi sono tornato a Leffe, dove Oscar Piantoni mi ha portato in prima squadra, quando abbiamo vinto la il campionato di C2 e io ero in panchina, dopo essere diventati AlbinoLeffe. Il mio esordio in prima squadra in Coppa Italia e in C1 a Pisa all’Arena Garibaldi. È stato per me molto importante anche il direttore Gianluca Leo, che mi ha aiutato in un momento difficile”.
I momenti più importanti della tua carriera.
“Ci sono stati molti fatti importanti nella mia carriera, posso ricordare la vittoria a Pisa che ci ha permesso di vincere il campionato di serie C, il mio esordio in serie A contro il Messina a Livorno. Invece un fatto negativo è stata la fresca retrocessione lo scorso anno, con la Giana Erminio, in 11 contro 9, durante un playout”.
Le tue maglie.
“Ho fatto tutto il settore giovanile a Leffe, sono stato all’Atalanta, poi sono tornato a Leffe; in prima squadra sono stato all’AlbinoLeffe, poi sono passato al Livorno e ho fatto ritorno all’AlbinoLeffe. Successivamente l’esperienza con la Triestina, poi sono stato a Grosseto, Catania, Vicenza. Dopo lo stop ho ripreso a Seregno, poi sono stato alla Trevigliese, alla Tritium per infine arrivare dove sono, alla Giana Erminio”.
Durante la tua carriera c’é stato qualche mister o dirigente che ti ha dato tanto?
“Ho tantissimi bei ricordi del mondo del calcio che mi ha accolto. Ricordo con piacere Luciano Moroni, il mio preparatore delle giovanili, persona che mi ha dato moltissimo. Voglio nominare anche Boschi, preparatore dei portieri che avevo alla Tritium, che ancora oggi è un grandissimo amico. Ma comunque moltissimi grandi portieri hanno fatto parte della mia carriera. Ringrazio ancora oggi Piantoni che mi ha portato in prima squadra, mister Gustinetti, mister Donadoni che mi ha fatto esordire in serie A, Marco Sgrò a Trezzo”.
Come si sta alla Giana? Quale è il vostro obiettivo stagionale?
“Alla Giana mi trovo benissimo, è una famiglia, è una bella realtà che si spera possa durare ancora molto, perché secondo me fa crescere i giovani in una situazione con poca pressione che permette a loro di lavorare veramente bene. Il presidente Bamonte è una persona dedita al lavoro e difficile da trovare oggi nel mondo del calcio, perché è un uomo correttissimo. L’obiettivo stagionale è sicuramente la salvezza che si spera arrivi il prima possibile, perché la Giana merita questa categoria ed è una società più unica che rara”.
La pandemia ha sconvolto le nostre vite e anche il mondo del calcio.
“Fortunatamente stiamo ancora giocando anche se la questione comincia a essere molto impegnativa e difficile, perché quasi tutti i giorni dobbiamo sottoporci a esami e tamponi. Il pubblico ci manca tantissimo, speriamo in un miglioramento della situazione sanitaria in modo che la gente possa tornare a riempire gli spalti. Per il resto è difficile esprimere parole, questa pandemia ci colto impreparati, mettendo in ginocchio tutto il mondo ed è una parentesi negativa della nostra storia. Si fa fatica a vivere giorno per giorno, non sappiamo quando potremo tornare alla vita reale. Fa pensare come quasi un anno fa si rideva e si scherzava e oggi siamo qua a piangere per le molte persone che sono venute a mancare”.
E’ il momento di salutarci.
“Vi ringrazio per l’intervista, saluto tutti i lettori e forza Giana Erminio! Speriamo di vederci presto sui campi”.
Mattia Locatelli