A Parma, l’ultima volta, il 30 agosto, pari e patta. Seconda giornata, la testa del grassobbiese figlio d’arte Enrico Delprato da assist per Patrick Cutrone fa giustizia del vantaggio probabilmente immeritato di Mario Pasalic, tutto nell’ultimo spicchio, tra 79′ e 85′. C’era Ivan Juric in panchina, ancora non sapeva che sarebbe arrivato a stento a sfiorare le prime offerte autunnali del panettone, figurarsi a mangiarselo. A Raffaele Palladino tocca Maurizio Mariani di Aprilia per Hellas Verona-Atalanta. Non un testacoda, sabato sera alle 20.45 al Bentegodi, perché se gli scaligeri sono ultimi a braccetto con la Fiorentina, appena battuta domenica scorsa dai nerazzurri, questi ultimi sono comunque tuttora nella parte destra della classifica del massimo campionato.
L’ultimo precedente della scorsa stagione, toccando ferro, coincise pure con la rottura del crociato sinistro di Sead Kolasinac. L’amaro calice da trangugiare per brindare alla vittoria casalinga, la nona totale con Mariani a fronte di un ko in più, col Bologna il 13 aprile scorso a Bergamo, decisa dai sinistri di Mateo Retegui e Mario Pasalic rispettivamente su assist di Raoul Bellanova e dello stesso Chapita, poi andato a parare in estate in Arabia Saudita. In precedenza, stesso campionato, la cinquina di Empoli del 23 febbraio dopo l’eliminazione nei playoff di Champions League per mano del Bruges, autorete di Gyasi, lo stesso italo-argentino, doppietta di Lookman a cavallo dei due tempi e sigillo di Zappacosta che aveva provocato il vantaggio.
In totale, però, col fischietto del prefestivo, coadiuvato dal rodigino Luigi Rossi e dal trevigliese Simone Biffi (quarto ufficiale Giuseppe Collu di Cagliari, V.A.R. Gianluca Aureliano di Bologna e A.V.A.R. Davide Ghersini di Genova), la Dea ha vinto solo altre sette volte a fronte di sconfitte a doppia cifra esatte e cinque pareggi, il precedente l’11 gennaio, a Udine, uno 0-0.
A Firenze, il 3 aprile dell’anno scorso, la botta mancina di Mandragora per la sconfitta nella semifinale d’andata di Coppa Italia che è anche l’ultimo risultato negativo nel borsino atalantino col fischietto di nascita capitolina, consulente informatico diplomato alla Scuola Navale Morosini di Venezia, 43 anni compiuti il 25 febbraio. Negli altri due scontri con la Fiorentina diretti, Duvan Zapata e Ruslan Malinovskyi per rispondere a Federico Chiesa nella seconda metà l’8 febbraio 2020, e triplo regalo a Santa Lucia lo stesso anno sotto la Maresana con la punizione dell’ucraino a metà del guado del vantaggio di Robin Gosens alle soglie della pausa e della chiusura della pratica, coi difensori a collezionare l’incornata del 3-0 di Rafael Toloi su assist di Berat Djimsit.
Il bilancio complessivo risente anche dei ko consecutivi prima della semifinale succitata, due col Napoli a Bergamo col Milan a San Siro in mezzo, l’ultima il 25 novembre (Kvaratskhelia, Lookman ed Elmas). Il ruolino di marcia atalantino con Mariani incontra storicamente difficoltà contro le big (il bilancio di Atalanta ed Hellas Verona negli screenshot da Transfermarkt). Due sconfitte su tre col Milan, pur vincendoci 3-0 nel gennaio di tre anni fa, una su una con l’Inter, una su due con la Juventus con un pareggio. Successi anche contro Cagliari, Torino e Bologna, ko pure con Chievo all’esordio (poi un pari), Sampdoria e Spal.
Per i gialloblù padroni di casa, una casa da sette vittorie e un pari per i bergamaschi nell’era Gasperini, invece, ruolino di marcia favorevole col fischietto dell’Aia pontina, 11 vinte e 9 perse, di cui 8 e 3 tra le mura amiche, con 2 pari. Però sono quattro volte di fila, con le ultime l’anno scorso a Lecce e Cagliari, che ci perdono. Per Mariani è la prima volta tra le due contendendi della quattordicesima all’ombra del balcone di Giulietta. SF


venerdì 5 Dicembre 2025

