Sovere – Il sorriso di Francesco è quello di tutti i malati di pallone: “A luglio comincerò la preparazione. Il mio futuro è sul campo, non ho mai pensato nemmeno un secondo di lasciare. E se sono qui a parlarne è merito dell’affetto di chi ha lottato con me, magari incoraggiandomi con un semplice messaggino”. Nelle parole di Francesco Acerbi, le certezze di chi non si arrende dopo aver sconfitto il male (quello vero) due volte: la prima nello scorso precampionato con l’operazione d’urgenza, poi con la chemioterapia per fronteggiare il ritorno a dicembre – scoperto grazie all’antidoping di Cagliari-Sassuolo – del tumore testicolare che aveva deciso di ripresentare il conto a un ragazzone tutto calcio e salute come lui. Il numero 15 neroverde parla a cuore aperto a una platea bergamasca (presenti anche il fratello del sassuolese Federico, portiere in forza alla Giana neopromossa in Lega Pro, il bomber di Pianico Simone Magnaghi, la bandiera nerazzurra Eligio Nicolini e Marcello Torre Calabria, vincitore del “Grande Fratello” nel 2009), ospite del videomaker Beppe Rota nel suo studio di Sovere: “L’ho conosciuto anni fa e abbiamo subito stretto amicizia – precisa il cameraman-conduttore-collezionista di maglie, volto noto di TeleBoario con la sua trasmissione ‘Dillo a Beppe’ -. Ci accomuna la passione per il pallone, visto che io ho giocato fino a 17 anni come portiere nella squadra del mio paese, e anche il fatto di avere perso il papà ancora giovane. Cose che ti insegnano ad apprezzare la vita ancora di più, anche quando è costellata di ostacoli”.
Acerbi, cui lo showman della Val Borlezza (ma di fama nazionale) ha perfino dedicato una canzone nell’incontro di lunedì sera coordinato dal giornalista sportivo de “L’Eco di Bergamo” Federico Errante e dal direttore artistico di Radio Due Laghi di Sesto Calende Simone Zani, racconta come ha affrontato la partita della vita senza rinunciare all’ironia: “Cosa ho provato quando me l’hanno detto? Una bottiglia di vino. Scolata tutta. Ottima, anche perché sono riuscito a dormirci su senza pensare troppo”. E aggiungendoci qualche particolare inedito: “Come ormai tutti sapranno, sarei dovuto venire a Bergamo perché l’interesse reciproco effettivamente c’era. Non se n’è fatto nulla perché s’è aperto un altro fronte di mercato in Emilia e ho deciso di andare a giocare lì. È stata solo una mia scelta”. L’aria di provincia, dopo la fine della seconda esperienza al Chievo (in prestito, con metà cartellino del Genoa), per il ventiseienne difensore centrale di Vizzolo Predabissi (concittadino dell’ex portiere dell’AlbinoLeffe Paolo Branduani) è stata un’opzione consapevole per tornare a respirare: “L’ambiente di Milanello è un po’ particolare e col senno di poi, da tifoso del Diavolo e da professionista, ammetto che certe cose avrei fatto meglio a tenerle per me. La numero 13 di Nesta, poi, figurarsi se avrei potuto osare chiederla io: me l’hanno data, punto. A Sassuolo è tutto l’opposto, con una bandiera come Magnanelli a serrare le file nello spogliatoio e in campo. Ma se sono guarito dopo un ciclo di cura che, ve l’assicuro, vi sfonda e vi costringe a casa a far niente anziché a correre ed allenarvi, lo devo a tutti i tifosi di calcio che mi si sono stretti intorno”.
Simone Fornoni