E’ stato il compositore principe della musica contemporanea. Come nell’Ottocento furono Donizetti, Verdi, Rossini. Perché Franco Battiato, scomparso bella notte nella sua casa di Milo, alle falde dell’Etna a 76 anni, dopo una lunga malattia, non è stato solo un cantante, un cantautore, un arrangiatore. E’ stato un musicista, un poeta e anche un regista. La lista dei suoi lavori, delle sue opere e/o canzoni è lunghissima, che ha riempito il panorama italiano dall’inizio degli anni settanta ad oggi. Ben cinquant’anni. Autore prolifico ma rivoluzionario, ha cambiato l’approccio alla canzone ma soprattutto il modo di comporre e di proporre album anche difficili e complicati. Non è un caso che, ai suoi tempi, composizioni come “Fetus” e, in modo particolare, “Pollution” hanno lasciato esterrefatti, ed è un modo di dire, il mondo musicale. Provocatore musicale che ha scorticato sentimenti e facili avvicinamenti al suo modo di proporre innovazioni. Nulla è stato scontato, del resto un genio artistico non propone mai banalità. Basti pensare alla sua sperimentazione elettronica. Facendo un paragone tutt’altro che irriverente: quando Dylan cambiava il suo stile spiazzando i fans, questo è valso anche per Battiato che ha spesso sconvolto tutti quelli che lo hanno sempre seguito. Dall’Era del cinghiale bianco” a “Povera Patria” ma non ne citiamo altre perché l’elenco è lunghissimo. Il suo linguaggio è stato multiforme: filosofico, esoterico, spirituale. Intrecci musicali che sconvolgevano e portavano l’ascoltatore alla meditazione. Insomma un genio.
Giacomo Mayer

(foto rabendeviaregia)