Verso fine carriera, intorno alla metà degli anni ottanta, oltre a chiuderla in campo da terzino o mediano al compimento della doppia promozione in tre anni col ritorno in A dell’Atalanta dopo l’inferno della serie C1, Eugenio Perico fece pure da autista, accompagnatore e fratello maggiore all’astro nascente Roberto Donadoni. Da casa agli allenamenti. Oggi è salito a ricevere il premio dei giusti, l’ex giocatore e allenatore di Curno, 74 anni compiuti lo scorso 15 ottobre.
Testimone di eventi storici come lo scudetto dell’Hellas Verona vinto matematicamente con l’1-1 a Bergamo firmato proprio da lui di testa e da Elkjaer il 12 maggio ’85 al vecchio Comunale, nonché vincitore da mister di quattro titoli nei Giovanissimi Nazionali nerazzurri nel 2002, 2004, 2005 e 2008, aveva voluto tornare alla base nel 1981 scendendo di due categorie pur giocando ancora nel massimo campionato.
Perico, che da tempo s’era ritirato dalla scena pubblica, è stato una bandiera sia dei bergamaschi che dell’Ascoli, oltre ad aver giocato con Spezia e Cremonese nel terzo campionato professionistico nazionale. A Bergamo, nel 1970-1971, da “ragazzo del dottor Peppino Brolis”, il responsabile del settore giovanile, e poi dal 1981 al 1987, 173 partite e 2 reti; nel Picchio, col record di 236 presenze tra A e B, 271 e 9. Il figlio Gabriele, anche lui atalantino di formazione, è stato calciatore professionista e vice allenatore di diverse squadre del vivaio di Zingonia. Esse


mercoledì 17 Dicembre 2025
