In estate, Mario Rozzoni è diventato il nuovo condottiero dell’Azzano Fiorente Grassobbio, partito per disputare un campionato importante nel girone C di Promozione. Prima dello stop ai tornei imposto dal nuovo DPCM per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, la truppa guidata dal tecnico bergamasco ha raccolto sei punti nelle prime tre partite: subito buona la prima con il successo interno per 1-0 contro la Fiorente Colognola. Poi il ko in casa della Juventina Covo, al quale è seguita la bella affermazione sul campo del San Giovanni Bianco. Rimangono questi, per ora, i frame di una stagione che viaggia tra mille incognite e tanta, tantissima incertezza. La ripartenza, dall’Eccellenza in giù, è stata fissata per domenica 7 febbraio, ma la sensazione forte è che si andrà molto più in là: Ci devono essere dei protocolli chiari. – sentenzia l’ex allenatore tra le altre di Comun Nuovo e Boltiere – La ripartenza può essere fattibile solo se ci sono le condizioni giuste per farlo: bisogna avere innanzitutto una data certa, poi credo sia molto difficile per tante società giocare ogni tre giorni (domenica e mercoledì, ndr) per il semplice fatto che nelle categorie dilettantistiche non tutti i club dispongono di adeguati impianti d’illuminazione che permetterebbero di giocare in notturna anche durante la settimana. Di conseguenza, già questo è un grosso freno alla disputa per intero dei campionati. A quel punto bisogna vagliare delle soluzioni di emergenza: si potrebbe disputare soltanto il girone di andata, ad esempio. Il tutto andrà comunque valutato in base alla data di ripresa e solo in base a quella si potrà fare un ragionamento più preciso”. Allo stesso tempo, però, il rammarico per aver vanificato gli ultimi mesi è enorme: “Le società hanno compiuto enormi sacrifici, soprattutto dal punto di vista economico per adeguarsi ai paletti e ai protocolli imposti dai piani alti. Quando ti adegui con grande impegno alle nuove normative e dopo nemmeno un mese vedi reso vano il tuo lavoro si prova un senso di smarrimento, di sconfitta generale per tutti. Dall’altra parte però c’è un virus che non si ferma e ci sono numeri allarmanti, i quali hanno spinto verso decisioni sgradite ma ahimè necessarie. Siamo tutti dispiaciuti ma consapevoli della situazione in cui stiamo vivendo. Speriamo si possa tornare presto alla normalità perché la voglia di tornare a fare calcio è tantissima”. E’ proprio di questi giorni la notizia secondo la quale il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora avrebbe avviato l’iter per eliminare il “vincolo sportivo” tra calciatori e club: “Penso che sia un danno per tante società soprattutto di categoria superiore che si vedono private di giocatori che fino a 25 anni prima risultavano essere di loro proprietà e sui quali lavorano per farli crescere, investendo su di essi, mandandoli talvolta in prestito per avere poi un ritorno sia da un punto di vista di crescita del giocatore, che magari non trovava spazio inizialmente, e sia da un punto di vista economico, visto che molte società vivono di prestiti dei propri giocatori. C’è però anche l’altra faccia della medaglia: le piccole società possono vedersi private dei propri giocatori appena usciti dal settore giovanile, il che risulta essere un danno enorme per la crescita e la continuità del club e del vivaio. A mio parere è una soluzione che non fa il bene delle società”.

Michael Di Chiaro