La guerra della strategia vinta entro l’area tecnica e il rigore-rompighiaccio provocato rimettendo dentro a viva forza la terza palla scaturita da un elaborato schema da fermo. Sarà che avranno sentito aria di derby, benché uno dei due proprio non sia mai nemmeno andato vicino a sfiorarlo. Eppure c’è parecchia Atalanta nel Mantova settiano, praticamente una succursale dell’Hellas Verona, capace di rimettere coi piedi per terra l’AlbinoLeffe della nuova gestione by Claudio Foscarini, reduce dal trionfale poker sporco ai danni della Pro Patria e subito caduto all’inglese al cospetto dell’ex terzultima del girone A di Serie C. In sintesi, il rombo di Andrea Mandorlini, che mette in crisi l’asfittico 3-5-2 del pur scafato tecnico di Riese Pio X, anch’egli atalantino d’imprinting essendo uno degli eroi della risalita Anni Ottanta dall’inferno della C1, e il crossetto di Andrea Ceresoli, mancino purissimo, la freccia a sinistra, una sorta di Federico Dimarco in tono minore delle giovanili di Zingonia, per il braccio malandrino di Carmine Giorgione per il penalty di De Francesco in apertura di score.

A certificare la crisi tecnica e anche psicologica di un collettivo che sotto Beppe Biava mica andava così male, ma poi ha finito per perderne sette di fila di cui cinque agli ordini del mister subentrato, al sesto scivolone su sette partite, il fotopsicodramma del raddoppio ospite che lascia i seriani a meno 5 dalla salvezza diretta, rappresentata a oggi dal Trento (42 punti) avversario tra due giornate e dalle Bianche Casacche della Pro Vercelli. Pagno, il portiere, già Stezzanese e Ponte San Pietro, che rimette in gioco dopo un angolo nemico filato liscio e il compagno Saltarelli, che gli aveva recuperato il pallone, a non accorgersi che il compagno gliel’aveva riallungato, col risultato di rimettere in asse e in vita il borseggiatore (in senso buono) dribblomane Mensah, comunque in area al momento del rinvio e quindi sanzionabile con l’annullamento del gol. Col senno di poi, vedi pareri dei tifosi messi a rumore sui social fino ad avanzare le ipotesi più perfide e dense di subcultura del sospetto, non s’è rivelata ‘sta gran mossa (per non perderli a zero in estate) cedere la triade Francesco Gelli-Giacomo Tomaselli-Sacha Cori al mercato d’inverno, facendovi entrare Ruggero Frosinini, esterno ieri squalificato (come il sannita alla prossima vigilia festiva), l’oggetto misterioso (Spal, via Trento) Alessandro Mihai che in realtà ha riaperto le praterie al veteranissimo Gael Genevier e soprattutto al cavallo di ritorno tra i pali Daniel Offredi anch’egli poco convincente.

Tra il 4′ e il 18′ della ripresa, la certificazione del down totale in cui la Bluceleste è destinata a ricadere ogniqualvolta il duo avanzato Cocco-Manconi si dimostri avaro di invenzioni e colpi a effetto, perché nulla può il movimentismo spinto a volte all’eccesso di Momo Zoma, l’unico mai fuori dalla partita a ogni allacciata di stringhe, sacrificato però a sinistra a tutta fascia. A Verona, con la Virtus, il sabato pre Pasqua dirà già qualcosa. Figurarsi l’ultima di regular season a Pordenone nella tana di un club che vuole recuperare la B perduta. L’attualità racconta di un playout proprio coi virgiliani dal sapore nerazzurro, almeno quanto il mastino infortunato, con compagna e figliolanza in tribuna allo Stadium di Zanica, Luca Milesi. Ah, dimenticavamo il conciliabolo fitto nel terzo tempo da parcheggio tra il diesse Aladino Valoti e l’ex alfiere del centrocampo di Ottavio Bianchi, Nedo Sonetti e Luciano Magistrelli alla Virescit. Che si saranno detti? Novità anche drastiche in arrivo? 
Simone Fornoni

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