La domanda del secolo, quella dell’estate di tutti noi giornalisti sportivi orobici, ha avuto la sua risposta oggi a San Siro: “Sì, l’Atalanta ha tutto per dire la sua nella corsa allo scudetto”. L’Inter, che fino a pochi minuti fa era la candidata più credibile a mettersi sul petto il tricolore, ha pareggiato 2-2 in casa con la Dea, rischiandosela parecchio. Alla pari, perché la squadra di Inzaghi avrebbe potuto anche vincerla, ma alla pari pari, come solo in pochissime altre occasioni perché per lunghi tratti la grande è stata l’Atalanta che ha avuto un sacco di occasioni. E il merito non è da attribuire, come facevamo un quinquennio fa, solo e solamente a chi sta in panchina, un genio rivoluzionario originario di Grugliasco, seguito ormai da tutti, che si è inventato su due piedi il dinamismo esasperato e gli undici su undici all’attacco.
L’impressione è che l’era Gasperini sia al suo apice pure per via della qualità assoluta dei vari giocatori, Mali che è meglio di Chala, Zapata che è il Dzeko di dieci anni fa. E poi ci sono i cambi, con Piccoli che è un centravanti di quelli che fanno un casino boia e che spaccano su tutto, con Maehle che è un signor terzino, con Ilicic che è comunque una delizia.
Se non ora, quando? La Juventus è nel cambio generazionale, il bellissimo Milan di La Spezia ha bisogno di convincersi della sua forza almeno un altro anno, il Napoli ha in panca Spalletti, uno che a una certa impazzisce e inserisce gente a perdere. C’è l’Inter che è alla pari e sarà una lotta a due. Ma se ci crediamo, e da oggi è possibile, avremo anche che lo scudetto a Bergamo sarebbe il primo, la storia, e varrebbe un sacco di più nel cuore e nell’anima persino di una semifinale di Champions col Psg di Messi e di Neymar.
Aspetto la mia festa, a giugno sul Sentierone. Diventeremmo tutti pazzi, sarebbe il giusto modo di dire addio a questa sfiga che noi, solo noi, abbiamo vissuto per due anni in un modo così triste e miserabile che nel mondo manco riescono a immaginare.
Matteo Bonfanti
Foto Mariani