Hassane Niang Baye, professione mediatore culturale nonché allenatore dei Rinascita Refugees di Copertino, provincia di Lecce, la squadra della comunità di rifugiati. Roberto Nitto, avvocato e procuratore. Moustapha Sené, senegalese della Primavera della Juventus che l’aveva segnalato al precedente. Infine il decisore, Roberto Marta, responsabile dell’area scouting giovanile dell’Atalanta. L’incredibile vicenda di Moustapha Cisse, il profugo in gol per i nerazzurri all’esordio in serie A e da professionista a Bologna, secondo la ricostruzione pubblicata oggi dalla Gazzetta dello Sport ruota intorno a questi nomi. I suoi “scopritori”, con un torneo nel Leccese a 5 in estate come momento di svolta.

La conferma è che da minore non accompagnato con madre e fratelli da lui economicamente supportati in patria, aiutato da Niang a inserirsi nella società civile e nel mondo del lavoro, da regolamento Mousta non avrebbe potuto essere tesserato, col risultato di poter disputare solo amichevoli e tornei a margine. Nel focus della Rosea si evidenzia come l’attaccante della Guinea, che ha firmato un triennale una volta diventato maggiorenne il 14 settembre scorso, mentre era aggregato al club di seconda categoria salentina studiava da elettricista pur non disdegnando fare il pizzaiolo. “Per lui il calcio era un hobby, anche se si vedeva che aveva qualcosa di più. Abbiamo fatto la scommessa che al quinto gol in Primavera gli avrei regalato un paio di scarpe, adesso siamo già al primo in serie A. Di questo passo mi toccherà aprire un negozio”, ha scherzato il suo primissimo mentore.