di Alberto Bendoricchio*
Buongiorno cari lettori di Bergamo & Sport. Anche questa settimana mi viene data la possibilità di scrivere qualcosa sul mondo del calcio. So che l’articolo di settimana scorsa ha avuto un discreto risalto. Ho apprezzato molto, commenti e considerazioni di gente che non conoscevo e che mi ha contattato. Non nego però di esserci rimasto male non vedendo reazioni (escluso il mister bresciano dei pulcini che mi ha dato l’ispirazione dell’argomento trattato) da parte degli addetti ai lavori con i quali avrei voluto avere qualche scambio di opinione.
Ovviamente chi era d’accordo con me, me l’ha detto o scritto. Ma avrei voluto sentire l’opinione di qualche corsista, qualche allenatore, qualche giornalista, qualche presidente AIAC o qualche relatore dei corsi di cui ho parlato. Che non sarà stato sicuramente d’accordo con me. Ma così non è stato. Forse sono stato snobbato (e ci sta). Forse non sono stato condiviso (e ci sta ancora di più). O forse come sempre è meglio far finta di niente. E andare avanti come sempre. Guai a provare a cambiare le cose o a dare possibilità ad altri. Guai a confrontarsi con chi ha opinioni diverse. Tanto pensate che queste opinioni ce le abbia solo io. Ma forse vi sbagliate.  Perché non sono l’unico. E nel cammino che ho intrapreso, molti mi seguono. E mi seguiranno. Non è presunzione. E’ realtà delle cose. Comunque tornerò sull’argomento prossimamente. Quando magari parlerò di qualche anomalia del regolamento, di presidenze AIAC e di allenatori con lo SPONSOR (argomento sulla bocca di tutti ma dove tutti preferiscono fare come le TRE SCIMMIETTE).
Oggi parlerò di una figura calcistica discussa, spesso maltrattata, a volte troppo tutelata, ma comunque fondamentale per questo sport. Oggi parlo del “CORNUTO” per eccellenza. Non è un termine mio e non voglio essere assolutamente offensivo ma, se vogliamo essere sinceri, è il termine con il quale è stato spesso chiamato da quando è cominciato questo gioco. In tutte le categorie, durante le partite di grandi e piccini, in qualsiasi zone d’Italia, da spettatori di qualsiasi età e pure in parecchi film comici. Perciò, so che non se la prenderanno con me per aver usato questa espressione. E sono sicuro che anche loro, sentendosi chiamare dalla tribune in questo modo, si sono spesso fatti spesso una risata sotto i baffi.
Cari lettori, oggi voglio parlare dell’ARBITRO. Riporto l’opinione di un mio ex allenatore: “Il 90% degli arbitri sono dei frustrati. Sono quelli che avrebbero voluto giocare a calcio. Ma non avevano le qualità fisiche, tecniche o mentali per farlo. A prescindere dalla categoria. Quando eravate bambini e vi trovavate per fare un partitella al parchetto o all’oratorio, avete mai trovato un bambino che volesse fare l’arbitro? No. Mai. Nessuno voleva fare l’arbitro. Portieri, attaccanti, difensori. Andava bene tutto pur di giocare. Ma nessuno ha mai alzato la mano dicendo “io voglio fare l’arbitro”. Perciò,  da grandi, visto che comunque il mondo del calcio gli piaceva, si sono messi a fare i direttori di gara pur di stare nell’ambiente. Così possono essere protagonisti anche loro. Ecco, questi sono gli arbitri”.
Premetto che sono in parte d’accordo con questa disamina. Non in questa percentuale. Ma forse della verità c’è. Secondo me questa affermazione vale per la categoria ARBITRO PRESUNTUOSO. Lo becchi subito questo. Da quando entra a fare l’appello. Si mette a scrutare lo spogliatoio. Guarda in faccia ogni giocatore e poi comincia a chiamare i giocatori. Quando ha finito e se ne va, esce sempre la stessa frase dalla bocca di qualcuno: “Evitiamo di rompergli le palle in campo che poi questo ci fischia tutto contro”. E’ quello ALTEZZOSO in campo, che non accetta di poter sbagliare e che, invece di essere un contorno importante della partita, vuole esserne il PROTAGONISTA. E finisce sempre alla stessa maniera. A fine partita sono sempre tutti incazzati. Perché, invece di cercare di dare serenità, è quello che contribuisce ad esasperare gli animi. E a scrivere referti che spesso si trasformano in vere e proprie MANNAIE del giudice sportivo. Io a te vorrei parlare. Io ti rispetto. Perché sono sicuro che in tanti lo fate per passione. Lo fate perché magari siete stati ammaliati da un grandissimo personaggio che è stato COLLINA. O prima ancora da grandi arbitri come Agnolin o Casarin. E avete magari voluto provare a seguirne le gesta. Sono sicuro che tanti sono bravi… Bravi davvero. Ma sono quelli che capiscono che sono UMANI. Capita a tutti di sbagliare. Capita ai giocatori come agli allenatori. Un passaggio, un tiro, una sostituzione, una formazione… Perciò potete tranquillamente sbagliare anche voi. Non dovete sentirvi super eroi. E quando sbagliate dovete avere l’umiltà di riconoscerlo. Dovete avere un dialogo con i giocatori. Dovete pretendere rispetto. Ma per averne, dovete anche darlo. Dovete avere buonsenso in certe decisioni. State partecipando anche voi ad uno spettacolo. Ed è interesse di tutti che sia il migliore possibile. Anche i giocatori devono darvi una mano. E deve cambiare la mentalità. Di tutti. Ho letto l’intervista di un mister di PROMOZIONE che, a riguardo di alcune decisioni arbitrali, diceva: “FORSE DIAMO FASTIDIO A QUALCUNO”. In PROMOZIONE cominciamo a parlare di COMPLOTTI o cose simili sporcandoci la bocca con le frasi di qualche BIG del calcio? Io mi immagino quando un arbitro legge certe cose. E mi immagino, se potesse liberamente scrivere su siti sportivi che danno risalto a queste affermazioni, la sua reazione: “La domenica, con qualsiasi clima, ovunque per l’Italia, vengo ad arbitrare perché, che vi vada bene o no, sono indispensabile. Mi prendo insulti, a volte rischio, o mi capita pure di prenderle. E mi tocca pure leggere di “complotti” o di personaggi scandalosi del mondo del calcio che parlano di “ritirare la squadra dal campionato” a cause delle decisioni arbitrali? Ma lo volete capire che a me non cambia niente che vinca una squadra o l’altra? Ma giochiamo, divertiamoci entrambi e non rompete le palle scimmiottando il mondo del calcio vero”.
Perciò, torniamo tutti ad una dimensione più realistica e serena sulla questione arbitri. Perché ultimamente, soprattutto nel mondo dilettanti, sono spesso bersagliati. A volte giustamente. Spesso no. Ci si lamenta dei REFERTI ARBITRALI. Sto cercando da tempo di discutere su questa faccenda. Secondo me non è giusto che l’arbitro, a fine partita, a suo insindacabile giudizio, rediga il referto che poi verrà consegnato al GIUDICE SPORTIVO. Perché, in alcuni casi, può essere scritto senza la necessaria lucidità. Magari con rancore. Magari per errore, confondendo un giocatore o, ad esempio, affibbiando la paternità di un frase razzista (molto in voga ultimamente nei referti) ad un giocatore invece che ad un altro. O che magari nessuno ha detto. Perché è vero che si può anche far ricorso. Ma sono procedure particolari e dispendiose. CAMBIAMO LA REGOLA invece. Facciamo che a fine partita l’arbitro scriva il referto. Ma che questo debba essere CONTROFIRMATO DAGLI ALLENATORI E DAI CAPITANI DI ENTRAMBE LE SQUADRE. A me sembra una cosa LOGICA e facilmente ATTUABILE. E’ una forma di tutela per tutti. E comporterebbe la possibilità (con il BUONSENSO dei protagonisti) di discutere, confrontarsi ed, in caso di errore, di difendersi subito finita la partita. Mi piacerebbe che qualcuno che conta nel mondo del calcio e che condivida la mia idea, la proponga. Ma la proponga veramente. Ultima cosa e vi lascio, visto che penso di essermi dilungato fin troppo, vorrei che mi venisse spiegata una cosa. Si parla di calcio in CRISI, costi da ridurre e cose simili. Ma mi spiegate il senso di far arbitrar GRUMELLESE-CARAVAGGIO, al sig. Marinaro di Cerignola o al sig. Cumetti di Catanzaro? Invece di pagare aereo, hotel, taxi e tutto quanto, ma se venisse un arbitro da Brescia, Verona o Milano cosa cambierebbe? Ho fatto esempi di squadre e nomi a caso, ma la realtà che ho sempre vissuto e osservato con grande curiosità, è questa. A me sembra UN’ASSURDITA’ ed uno SPRECO DI SOLDI IMMENSO. Però, evidentemente, per i GRANDI CAPI, non è così. A presto, un abbraccio
*ex calciatore ed ex mister del calcio dilettanti