Sto impaginando il mio ultimo libro e so poco di quel che sta accadendo in Palestina. Ieri notte, dopo il calcio, ho acceso la tv e in un programma c’era Mario Sechi e sono rimasto inorridito, tanto che volevo chiamare l’ordine dei giornalisti per farlo sanzionare. Intanto per le tesi alquanto bizzarre, che noi di sinistra, dico noi, noi noi, io, che sono il direttore di Bg & Sport, Valeria, che è mia mamma, Marco, che è mio papà, o Gori, che è il sindaco di Bergamo, saremmo dalla parte di Hamas, e quindi in qualche modo conniventi con l’ultima strage, a compiacerci dei morti ammazzati. Poi per l’amore che quest’uomo ha per la guerra, definita “necessaria”, quasi godendo che a Gaza muoiono cento bambini al giorno per i continui bombardamenti dei raid degli aerei israeliani. In ultimo, non certo per importanza, un discorso scellerato in cui raccontava, delirando, che la risposta di Netanyahu deve essere di una portata di cento volte maggiore in termini di vittime rispetto a quelle fatte dai terroristi arabi in quanto Israele è il solo baluardo dell’occidente all’africanizzazione dell’Europa. Mi faceva paura. Così ho spento, senza speranza, pensando a come una persona del genere possa essere il direttore di un giornale nazionale. E ho messo “Imagine” allo stereo. Dice: “Imagine there’s no countries, it isn’t hard to do, nothing to kill or die for and no religion too. Imagine all the people livin’ life in peace”. Ecco, fossi io al comando, all’esame di stato per diventare giornalisti professionisti farei un’ulteriore prova, sapere a memoria il capolavoro di John Lennon. Chi non vuole la pace, chi non si batte quotidianamente perché non vengano sterminati degli innocenti, non è degno di scrivere su un giornale né di vivere in Italia, il Paese che amo perché ripudia la guerra
Matteo Bonfanti